Calcio

Nuovo stadio e ritorno sul mercato, il Tottenham rilancia le sue ambizioni

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Con la finale di Champions League giocata contro il Liverpool a Madrid, il Tottenham di Mauricio Pochettino ha toccato la vetta più alta della sua parabola. Il percorso per arrivarci, negli anni, è stato tra i meno prevedibili di tutti alla luce dello scarso vissuto della squadra in Europa (la scarsa abitudine alle partite che pesano si è fatta spesso sentire) e delle condizioni tecniche ed economiche che l’hanno preparato.

Due aspetti, questi, profondamente legati come ha evidenziato la famosa campagna acquisti o meglio, non acquisti, dello scorso anno quando gli Spurs hanno fatto registrare uno zero tondo tondo alla voce entrate. In un territorio iper-competitivo come la Champions League, che presenta ogni anno candidate alla vittoria reduci da esborsi milionari, il caso del Tottenham è stato unico nel suo genere.

D‘altronde, l’investimento della proprietà nella costruzione del nuovo stadio imponeva una chiusura ai cordoni della borsa. Un rischio calcolato, insomma. Da correre però solo di fronte alla garanzia della permanenza dei giocatori migliori: Kane, Eriksen, Alli, Son, Lloris non sono mai stati al centro di trattative, sono rimasti e la ricompensa, a posteriori, è stata enorme.

 

Il nuovo stadio ha aperto ufficialmente il 3 aprile ospitando la partita di Premier League Tottenham-Crystal Palace. Gli Spurs hanno vinto 2-0. ©SpursOfficial, Twitter

Se applicata a un’unica stagione, la politica dell’austerity può reggere, ma nel lungo periodo mostra limiti ben superiori ai benefici, che nascono e muoiono nell’arco di pochi mesi. Il Tottenham ha fatto tutto il possibile per massimizzarli, riuscendoci. Insieme a quella dell’Ajax, l’annata degli Spurs è stata fra le più incredibili: affacciarsi a una stagione lunga ed estenuante come impone il calendario inglese, sapendo di contare solamente sulle proprie forze e censurare ogni tipo di acquisto richiede uno sforzo mentale e fisico, ovviamente, non banale.

Per rimanere nella scia delle big e provare la scalata al vertice ogni anno, sono però necessari degli acquisti. Il che non significa comprare tanto per farlo; anche perché, nel caso specifico, l’ossatura della squadra non richiede interventi massicci, né per rendimento generale né per età dei protagonisti. Ma al valore aggiunto della conferma di uno stesso gruppo di lavoro (coesione, conoscenze e meccanismi che diventano automatici e non si posso comprare, a nessun prezzo) va unito l’innesto di uno/due elementi nuovi che sappiano aggiungere imprevedibilità.

Ponendo fine a un digiuno che sembrava interminabile, in questa sessione estiva il Tottenham è finalmente tornato sul mercato. E lo ha fatto in grande stile, soffiando alla concorrenza giocatori avvistati nei radar dei più grandi club europei negli ultimi mesi. Su tutti Tanguy Ndombélé, talentuoso centrocampista arrivato dal Lione per 65 milioni di euro e cercato in passato anche dalla Juventus. Preceduti dalla cessione del terzino Trippier all’Atletico Madrid (per 22 milioni), hanno poi fatto seguito nelle ultime ore del mercato inglese, gli arrivi di Giovani Lo Celso in prestito dal Betis e Ryan Sessegnon dal Fulham (per 27 milioni).

 

Il consolidamento ai vertici, molto più che una singola stagione al top, richiede sforzi economici inevitabili. Nessuno può programmare la vittoria della Champions League o di un campionato così esigente come la Premier. Ma per chi sta emergendo da pochi anni fra le storiche big europee e inglesi, è importante organizzarsi per farlo. Il prossimo step che attende il Tottenham sta proprio nel posizionarsi per competere al più alto livello possibile. Il risultato sportivo non è mai garantito, non c’è acquisto che tenga, ma mettersi nella condizione di misurarsi con le grandi (anche a livello economico, diventato un terreno di lotta tanto quanto quello tecnico) è ciò che nutre l’ambizione di un club.

Dopo aver perso la finale 2018 contro il Real Madrid, il Liverpool ha comprato Alisson, Naby Keita e Fabinho. Ha accettato, cioè, di indossare lo status di top club che la strada fatta in Champions le aveva offerto e ha fatto il possibile per giustificarlo e arricchirlo. Discorso valido anche per la Juventus, cresciuta ogni singolo anno nell’ambizione e nel potenziale sino al colpo Cristiano Ronaldo.

Giunto al vertice il Tottenham era chiamato a inviare un messaggio alle dirette concorrenti di Premier Champions League; ma più di tutti, a sé stesso. Aver rinforzato la squadra, tenendosi alla larga da spese eccessivamente folli, e non aver perso i migliori giocatori (almeno finora, dato che il destino di Eriksen rimane in bilico per il forte interesse del Real Madrid) rappresenta la garanzia di un futuro ancora ad alto livello per Pochettino.

Lo scorso anno era necessario tirare il fiato in termini di spese alla luce del mega investimento rivolto al nuovo White Hart Lane, ma la proprietà non aveva mai messo in agenda alcun tipo di ridimensionamento a lungo termine. Il Tottenham si presenta ai nastri di partenza della Premier con i gradi ormai ufficiali di top club: il campo e ora anche il mercato lo dimostrano.

 

Immagine in evidenza: © MelissaReddy, Twitter

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Alessio Cattaneo
Appassionato di calcio e basket. Una laurea in Comunicazione Interculturale e un passato nella redazione di Sky Sport 24. Convinto che "se non hai niente da fare e sai scrivere, scrivere è la cosa più bella del mondo".

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