Calcio

A me me piace ‘o blue(s)

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Dalla Toscana all’Inghilterra, passando per la Campania, con un filo conduttore indistruttibile: il blu. Si potrebbe racchiudere così la carriera da allenatore di Maurizio Sarri: il blu di Empoli, l’azzurro di Napoli, e ancora il blu, anzi il blue londinese del Chelsea. Ma quali sono state le tappe e i cambiamenti apportati al suo modo di allenare che lo hanno portato ad essere il prescelto di Abramovich per sostituire Antonio Conte alla guida dei Blues?

Il 25 Giugno 2012 Sarri sbarca in Serie B, sulla panchina dell’Empoli, conducendo la squadra toscana ai playoff, dopo il quarto posto nella Regular Season. Il grande salto sfuma in finale, ma è solo rimandato. Nella stagione successiva infatti l’Empoli chiude al secondo posto e torna in Serie A. É solo l’inizio dell’ascesa di Maurizio Sarri: l’esordio nella massima serie, infatti, sbalordisce tutti gli addetti ai lavori e l’Empoli chiude il campionato in quindicesima posizione, raggiungendo la salvezza con ben quattro giornate d’anticipo. Il 4-3-1-2 studiato, preparato e messo in campo da Sarri nei suoi tre anni ad Empoli è una catena di montaggio perfetta, che mette in difficoltà qualsiasi avversario. Difesa solida, con i centrali Rugani e Tonelli che ricordano molto la coppia Ranocchia-Bonucci ai tempi del Bari: pulizia, concentrazione e sostanza, oltre ad un grande apporto in fase realizzativa. Sulle fasce il pupillo di Sarri, poi richiesto anche a Napoli, ovvero il giovane Elseid Hysaj, e Vincent Laurini, in staffetta con Mario Rui. Tanta, tantissima corsa, abbinata ad una buona dose di precisione in fase di assistenza ai compagni. Davanti alla difesa il metronomo della squadra, Mirko Valdifiori: ogni azione cominciava dai suoi piedi. Ai suoi lati Croce Signorelli, in Serie B, Vecino Zielinski nella stagione in Serie A. Denominatore comune la presenza fisica e la capacità di spaccare il campo con sortite offensive palla al piede e di sorprendere la difesa avversaria con inserimenti in area di rigore. Altro ruolo fondamentale nel modulo offerto dall’Empoli di Sarri era il trequartista: Pucciarelli Verdi, prima, Saponara poi, hanno ricoperto alla perfezione i compiti richiesti. Unire il centrocampo all’attacco, senza far mancare copertura e ripiegamenti da una parte, gol e assist alle due punte dall’altra. A completamento del pacchetto offensivo, la coppia letale tutta esperienza, Massimo Maccarone e Ciccio Tavano.

Lo schieramento tipo della stagione in A

Lo schieramento tipo della stagione in B

Le tre stagioni eccezionali di Empoli attirano le attenzioni di Aurelio de Laurentiis, a caccia di un sostituto di Rafa Benitez per la panchina del Napoli. L’ascesa di Sarri è appena iniziata. Con lui al Napoli arrivano i suoi pupilli Hysaj e Valdifiori: il primo riesce ad inserirsi subito nell’ambiente Napoli, mentre Valdifiori vive una stagione piuttosto lontana dai fasti di Empoli, anche a causa della concorrenza di Jorginho. Nella sua prima stagione in Campania, Sarri fa affidamento al 4-3-1-2 che ha fatto le fortune dell’Empoli. In porta l’esperienza e la grinta di Pepe Reina, difesa composta da Albiol, arrivato dal Real Madrid nel pacchetto con Higuain Callejon, e Koulibaly, con Hysaj e Ghoulam. I principi base sono gli stessi: solidità dei centrali, corsa e spinta offensiva dei terzini. Davanti alla difesa, come detto, Valdifiori, sostenuto da HamsikAllan: quantità e qualità al servizio della squadra. Trequartista tutto pepe e fantasia, Lorenzo Insigne, ad assistere le due punte arrivate dal Real Madrid in sostituzione di Cavani, Josè Maria Callejon e Gonzalo Higuain. La stagione termina con un secondo posto, con conseguente qualificazione alla Champions League, e una lista di record, che va dai punti ottenuti ai gol subiti, passando per numero di vittorie e di reti segnate.

Lo schieramento del Napoli 2015-2016

La stagione 2016-2017 è quella della svolta, anche se non inizia nel migliore dei modi. Higuain viene ceduto alla Juventus e ciò fa cadere nello sconforto i tifosi del Napoli. Aggiungi che il suo sostituto, Arek Milik, acquistato dall’Ajax, subisce un grave infortunio al ginocchio ad inizio stagione. Sembra l’inizio della fine, invece Sarri modifica per la prima volta il suo modulo, passando dal 4-3-1-2 al 4-3-3, trasformando anche il suo modo di giocare: inizia l’era del tiki-taka. Il primo cambiamento si nota già nelle retrovie: la difesa tiene la linea alta sulla trequarti difensiva, in modo da accorciare il campo, anche se i frutti di questo lavoro si vedranno più nella stagione successiva. Grazie al pressing alto la squadra non è più costretta a correre all’indietro e i recuperi difensivi sono più immediati. A centrocampo tutto resta immutato, tranne il metronomo: Valdifiori viene ceduto al Torino e Jorginho entra nelle grazie del mister. Finalmente l’italobrasiliano riesce a mostrare le sue doti di palleggio e le sue geometrie, fondamentali per cucire le azioni dei partenopei. La vera svolta però si ha nello spostamento di Insigne sulla fascia sinistra. Il talento napoletano si trova molto più a suo agio sull’esterno, perchè ciò gli permette di rientrare facilmente sul suo magico destro ed imbucare gli inserimenti studiati al millimetro di Callejon dall’altro lato. Infine l’invenzione: ritrovatosi senza una vera punta, Sarri sperimenta Dries Mertens come falso nueve. Apoteosi. Il belga vive la sua migliore stagione realizzativa, chiudendo la stagione con 34 reti in 46 presenze: un bomber. Il Napoli termina il campionato al terzo posto e continua a migliorare i suoi record, anche se iniziano ad emergere i primi limiti del modo di allenare di Sarri. La ricerca della perfezione nel gioco a memoria porta l’allenatore toscano a ridurre ai minimi termini il turnover, fondamentale visti i numerosi impegni ravvicinati. Il gruppo ne risente ed iniziano i primi malumori dei “panchinari” e soprattutto dei nuovi arrivi, quasi mai impiegati. Proprio questo sarà uno dei motivi alla base della rottura con Aurelio de Laurentiis.

La stagione 2017-2018, ultima (ahinoi!) in serie A di Sarri, sembra essere quella decisiva per riportare lo scudetto in Campania. Il gioco migliora, la difesa sembra impenetrabile, ma nelle ultime giornate il titolo sfugge, nonostante la vittoria incredibile all’Allianz Stadium. Il calo mentale e fisico è letale e lo scudetto resta a Torino, in casa Juventus, nonostante i 91 punti e i soli 29 gol subiti (ennesimi record distrutti). E’ la goccia che fa traboccare il vaso. ADL non sopporta l’ennesima stagione senza trofei e decide di puntare tutto su un allenatore con il DNA vincente, Carlo Ancelotti. Sarri è riuscito a conquistare i cuori dei tifosi napoletani, riportando calcio spettacolo al San Paolo, ma purtroppo contano solo i risultati. E questi sono venuti meno, a causa dello scarso utilizzo di tutte le risorse a disposizione, con conseguente mancanza di alternative ad un gioco ormai studiato ed imparato anche dagli avversari, divenuti meno vulnerabili.

Il 4-3-3 del Napoli

Non tutti i mali vengono per nuocere. La fine del rapporto, non senza frizioni e dissidi, con il Napoli attira le attenzioni del Chelsea di Abramovich, che ha ormai definitivamente rotto con Antonio Conte. Sta per iniziare l’avventura in Premier League di Sarri, che finalmente potrà confrontarsi con il suo amico-collega di tiki-taka, Pep Guardiola. I principi di base saranno gli stessi, ma l’allenatore toscano dovrà essere bravo a cambiare le sue idee, adattandole alle necessità. La Serie A perde un grande allenatore, la Premier League arricchisce ulteriormente il proprio appeal. Sarri e il blu: una storia infinita.

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Biagio Vaira
Classe 1996 e laureato in Economia presso l'Università degli Studi di Foggia. Seguo lo sport sin da bambino, con una passione smisurata soprattutto per il calcio. Scrivo per passione e con passione.

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