Rugby

L’Autumn Nations Cup e il 2020 dell’Italrugby

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Il 2020 dell’Italrugby si è chiuso senza vittorie, tranne quella con Fiji a tavolino. Molti restano i punti critici relativi al rendimento della nazionale (in primis fattori organizzativi e politici federali che non dipendono dai giocatori), ma dalla Autumn Nations Cup escono anche alcune indicazioni positive da portarsi dietro per la prossima stagione nella speranza di non dover sempre ricominciare tutto da capo con i processi di crescita. Andiamo ad analizzare nello specifico cosa è andato male e cosa è andato bene durante questa competizione che ha sostituito i tradizionali test match autunnali.

Punti deboli

Innanzitutto i placcaggi, troppo spesso sfondati con facilità dagli avversari o elusi a difesa schierata. Abbiamo preso diverse mete con gli avversari che avanzavano semplicemente in pick&go senza essere in grado di arrestare la loro avanzata.

Al secondo posto metterei la lentezza nei punti d’incontro: in fase difensiva questo porta ad una difficoltà nel riorganizzare la linea, in fase offensiva alla lentezza nel muovere la palla. Non a caso abbiamo sprecato tantissimi multifase senza marcare meta, anche la maul che un tempo era un nostro punto di forza è apparsa sempre inferiore agli avversari.

Terzo punto, la tenuta atletica e psicologica, con le ormai classiche imbarcate prese negli ultimi minuti, anche in partite tenute in equilibrio per circa un’ora. A questi livelli dobbiamo cominciare a tenere le partite aperte fino all’ultimo, anche perdendo, ma senza mai dare l’impressione di aver staccato la spina troppo presto, altrimenti è veramente difficile fare progressi.

Punti di forza

Sicuramente è stata allargata la base dei giocatori che possono vestire la maglia azzurra e questo è un primo traguardo non scontato. Se si deve indicare un nome solo per quanto riguarda le migliori prestazioni degli atleti diremmo Zanon: ottimo in fase offensiva e discreto in fase difensiva, In generale abbiamo davanti una buona generazione di trequarti.

Le giocate al piede, soprattutto quelle offensive e creative che ci hanno permesso di renderci pericolosi in diversi match. Inoltre abbiamo finalmente trovato un calciatore, Garbisi, che raramente sbaglia le punizioni.

La conduzione del gioco nei primi tempi o nella prima ora di gioco, dove abbiamo spesso messo sotto la Scozia, ma soprattutto a tratti anche la Francia e il Galles (e poco ci importa qui che i punti di svolta di quei due match siano venuti da controverse decisioni arbitrali), stiamo parlando di due squadre, soprattutto la Francia di quest’anno, che sono il top del rugby mondiale. Tenerli sulle spine e far loro subire il nostro gioco per almeno un tempo non è anche qui un affare scontato. Ovviamente la coperta è corta, se imponi il gioco hai problemi difensivi, ma intanto prendiamoci il lato positivo che serve a dare coraggio.

 

Cosa ci resta?

Tirando le conclusioni possiamo archiviare il 2020 e più nello specifico la Autumn Nations Cup, come molto negativi dal punto di vista dei punteggi ottenuti sul campo. Ci sono comunque aspetti assolutamente da salvare, soprattutto perché in Autunno si sono visti progressi rispetto alle disastrose prestazioni di Febbraio. Se riuscissimo a migliorare la gestione difensiva e soprattutto la tenuta negli interi 80 minuti, potremmo essere concretamente in grado di fare qualche scherzetto a nazionali più quotate di noi. Ricordiamo infine che abbiamo sempre giocato contro avversari nettamente più forti, anche in autunno, non avendo disputato i classici test match dai quali spesso siamo usciti vincitori con nazionali decisamente alla nostra portata. Fatti sta che se vogliamo continuare a fare parte dell’elite del rugby, queste sono le sfide che ci migliorano.

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Simone Bruni

1 Comment

  1. Sono d’accordo in tutto quello che hai detto tranne nel gioco al piede: Garbisi non ha deluso le aspettative ma in un paio di match ha giocato male al piede.

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