Calcio

El Niño Torres: una storia lunga 18 anni

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Quando si dice che talenti si nasce e non si diventa, non è poi così sbagliato sostenerlo. Questo può valere per il calcio, con coloro che il football l’hanno nel loro DNA senza che nessuno glielo insegni. Tra questi non possiamo non citare Fernando Torres, uno degli attaccanti più forti del recente passato. Una prima punta completa capace di giocare con la squadra, di segnare da dentro l’area di rigore, ma anche da fuori con un tiro a giro micidiale. Forza fisica, ma anche tanta velocità nell’anticipare gli avversari e buona abilità nel segnare di testa. Con il n.9 sulle spalle e le sue giocate di classe, ha fatto gioire tantissimi tifosi nel corso della sua carriera. A partire da quelli dell’Atletico di Madrid. Il suo Atletico con cui ha esordito nel calcio dei grandi a soli 17 anni e di cui è divenuto capitano a soli 19. Proprio per questo e per i suoi tratti somatici fu soprannominato, “el Niño” il bambino, soprannome che si porterà dietro per tutti i suoi 18 anni di carriera. Una carriera costellata da grandi exploit come le prime stagioni a Madrid, che hanno regalato 91 boati al Vicente Calderòn. Oppure i 5 anni magici a Liverpool, in cui scivolava sotto la Kop come un torero, con 81 gol in 142 presenze. Ma caratterizzata anche da periodi meno felici come le stagioni al Chelsea( pur vincendo una Champions nel 2012) e l’anno al Milan. Da questi periodi deludenti nasce allora il bisogno di tornare a casa, nella sua Madrid. Nella squadra che lo ha lanciato e che da niño qual era, l’ha fatto diventare uomo. In questa seconda avventura a Madrid Torres sembra ritrovare le giocate e i momenti felici del passato, anche se solo a sprazzi e non con l’efficacia dei tempi migliori. Tuttavia in questa seconda esperienza a Madrid, segnerà 38 gol, giocherà la finale di Champions nel 2016 uscendo però sconfitto e conquisterà l’Europa League l’anno successivo. Poi la decisione, nel 2018, di allontanarsi dall’Europa per provare una nuova esperienza in Giappone. Un periodo caratterizzato però da molti infortuni e problematiche varie, che hanno convinto lo spagnolo a mettere la parola fine alla sua carriera. Infatti con un breve video su Twitter, il 21 Giugno 2019, Torres annuncia che dopo 18 anni è arrivato il momento di iniziare una nuova avventura fuori dal campo di gioco. Le soddisfazioni più importanti della sua carriera in termini di titoli sono arrivate sicuramente però con la maglia della nazionale spagnola. Fernando fu infatti grande protagonista delle vittorie europee del 2008 e del 2012, ma soprattutto del mondiale del 2010. Nella Spagna rivoluzionaria del Tiki Taka e del falso nueve, lui era invece il classico attaccante elegante e di classe che finalizzava l’enorme mole di gioco dei compagni e accendeva la luce anche nei momenti più bui.

Nel corso della carriera di gol Torres ne ha fatti tanti, partendo dal primo nel lontano 2001 al Vicente Calderòn contro l’Albacete, passando per quelli al Real Madrid e al Barcellona. Continuando poi con gli splendidi gol segnati in Premier League contro il Chelsea, l’Arsenal e il Manchester United. Fino ad arrivare alla doppietta davvero significativa segnata il 21 Maggio 2017, nell’ultima partita al Vicente Calderòn. Chi se non lui poteva segnare gli ultimi gol dell’ Ateltico Madrid nello stadio che l’ha visto crescere e che tante volte ha fatto impazzire di gioia. Senza poi citare i tantissimi gol in nazionale tra europei e mondiali. Insomma tantissime perle create da un vero e proprio cecchino di area di rigore, talmente tante che è anche difficile decretare quali potrebbero essere le più belle. In termini di bellezza forse la rete più spettacolare fu quella segnata contro il Celta Vigo nel 2017, con una rovesciata incredibile sul palo più lontano del portiere. Oppure di estrema bellezza fu anche il gol segnato con il Liverpool, in un Liverpool Sunderland partendo dalla linea laterale, rientrando e scagliando un tiro a giro imprendibile per il portiere. In termini di importanza sicuramente non possiamo non citare invece il gol segnato con la Spagna in finale ad Euro 2008 contro la Germania. Oppure quello segnato nei minuti finali con il Chelsea, nel 2012 al Camp Nou di Barcellona, nella semifinale di Champions League.
Un vero e proprio artista del gol, che ha fatto emozionare l’intero mondo del calcio e mancherà molto d’ora in avanti.

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Simone Caravano
Simone Caravano 22 anni, laureato in Scienze delle Comunicazioni presso l'università degli studi di Pavia. Attualmente studente della laurea magistrale in giornalismo dell'università di Genova. Credo che lo sport sia un mondo tutto da scoprire e da raccontare, perché offre storie uniche ed emozionanti. Allora quale modo migliore esiste per fare ciò, se non attraverso la scrittura.

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