Nuoto

Gregorio Paltrinieri: alla continua ricerca di nuovi stimoli

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Cambiare allenatore dopo 9 anni di successi non è una virata come le tante che Gregorio Paltrinieri affronta ogni volta che si tuffa in piscina. Nessun fallimento, mai un divario nei rapporti tra il nuotatore carpigiano e Stefano Morini, ma soprattutto il sodalizio più vincente del nuoto italiano. Impulsivamente non ci si capaciterebbe di tale decisione, lasciare uno dei migliori tecnici in circolazione in Italia, insignito del “Premio Alberto Castagnetti” (riservato al migliore allenatore italiano di nuoto dell’anno) per quattro stagioni consecutive. Una scelta sacrificale per certi versi, poiché dietro al cambiamento – doppio, se si considera anche il rinvio delle Olimpiadi al 2021 – si cela una maggiore possibilità di compiere l’ennesima ambiziosa suggestione: l’oro olimpico in vasca e nelle acque libere nella stessa edizione.

Greg è fatto così, ha sempre bisogno di nuovi stimoli per vincere. E se mancano gli obiettivi – perché obiettivamente ha già conquistato tutto quello che poteva ottenere, a soli 25 anni – se ne pone di nuovi. Non gli è bastato piegare psicologicamente un rivale all’apparenza inossidabile come Sun Yang, per lui non è sufficiente laurearsi campione del mondo e olimpico nelle distanze più lunghe dello stile libero, primatista mondiale in vasca corta nei 1500 m, padrone di una nuova epoca del “mezzofondo”. Ha la mentalità del campione: alzare l’asticella degli obiettivi sempre un po’ più in alto, la continua ricerca di nuove motivazioni, il voler tagliare traguardi mai raggiunti. Chissà se la profonda amicizia con Gimbo Tamberi l’ha aiutato in questo, da romantico verrebbe da pensarlo.

Nonostante la misura impensabile, quel salto dalla vasca al fondo sembrava già riuscito al primo tentativo, come la maggior parte delle promesse mantenute dal campione modenese. La sua carriera un percorso pressoché netto, unica sbavatura agli Europei 2018, ma dovuta a problematiche fisiologiche e comunque salito sul podio. Poi ai Mondiali 2019, in una notte italiana d’estate rinfrescata dalle acque coreane, l’incantesimo si spezza all’improvviso. In testa dal primo chilometro, la gara sembrava dominata, ma a Paltrinieri manca il colpo di coda nel finale. Come nel salto in alto quando si fa cadere l’asticella con i talloni. Il primo tentativo fallito in un grande evento, mischiato alla stanchezza patita nei 1500 che non gli ha permesso di mantenere lo scettro, getta ombre sul futuro, nonostante il ritorno dalla spedizione in Corea del Sud con un oro al collo, quello degli 800 m stile libero. La rassegna iridata di Gwangju segna il primo momento di conflitto, ma in quel momento Tokyo era ancora troppo vicina per modificare i piani.

Il rinvio delle Olimpiadi ha influito maggiormente sul cambio di allenatore. Fabrizio Antonelli, specialista del nuoto di fondo, ha già guidato Rachele Bruni all’argento di Rio 2016. Per il tecnico 39enne si tratta di una grande opportunità ma allo stesso tempo di una sfida, quella di sfatare il tabù del mancato trionfo in un grande evento, nonostante le cinque medaglie iridate nell’ultimo quadriennio (un argento e due bronzi). Per Gregorio Paltrinieri invece è l’unico modo di concretizzare un’impresa ancora incompiuta agli occhi del mondo. Ormai consolidato nei 1500 m, purtroppo Morini non era più in grado di dargli ciò di cui ora Greg ha davvero bisogno, ossia progredire nelle acque aperte.

Il progetto Tokyo 2021 può ripartire a vele spiegate, con un’ulteriore speranza: il calendario di nuoto alle Olimpiadi è invertito rispetto ai Mondiali, con le gare di fondo ultime a disputarsi, successive a quelle in vasca lunga. Chissà che questo non possa avvantaggiare l’azzurro, che può controllarsi nelle distanze predilette e ha maggiori possibilità di difendere il titolo nei 1500 stile libero, per poi impiegare le restanti energie sui 10 km.

Gregorio Paltrinieri in azione durante una delle sue ultime apparizioni prima dell’inizio della quarantena: nella prima tappa delle World Series di Doha (Qatar), il carpigiano chiude 5° in 1h50’01 a 14.4 secondi dal vincitore, il francese Marc Antoine Olivier.

Infine, post scriptum, una considerazione a parte. Anche Domenico Acerenza ha seguito le orme del campione olimpico. Che stia per nascere una rivoluzionaria scuola di “doppia specializzazione” in Italia?

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Luca Montanari
Dimostrerò che lo sport è una lettura semplificata della realtà. Instagram: @lucamontanari_98 Twitter: @Luca_Monta_

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