Calcio

La Casa (Blanca) de Papel

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La sconfitta casalinga per 2-1 contro il Girona oltre ad aver interrotto la serie di partite consecutive senza ko del Real Madrid (otto in totale, sette vittorie e un pari prima di ieri) ha saputo rimarcare una sfumatura nell’identità dei blancos. Ovverosia la tendenza a scivolare in maniera del tutto imprevedibile, considerando avversari e momento di forma generale, lungo il cammino della stagione e interrompere così il flusso positivo che circonda la squadra.

Da quando Solari ha sostituito Lopetegui è già capitato in almeno tre occasioni: il 24 novembre il Real viene travolto per 3-0 in trasferta dall’Eibar dopo aver vinto le prime quattro gare col nuovo coach in panchina. Non molto tempo più tardi, il 12 dicembre ecco un altro 3-0: in casa stavolta, contro il CSKA Mosca in Champions League. Anche in quel caso la sconfitta arrivò al termine di un mini ciclo di quattro successi in fila.

Con una regolarità che fa spavento, il Madrid perde nuovamente dopo quattro gare in casa contro la Real Sociedad per 2-0 il 6 gennaio e il 16 in Copa del Rey va ko sul campo del Leganes per 1-0 (sebbene si tratti di una sconfitta indolore avendo vinto 3-0 la gara d’andata degli ottavi di finale).

Quando le recenti prestazioni positive, condite dai picchi toccati col 3-1 del derby in Liga contro l’Atletico e il pareggio autorevole al Camp Nou contro il Barcellona ancora in coppa, sembravano dipingere un orizzonte finalmente più stabile, la rimonta subìta dal Girona fa crollare il castello, evidentemente di carte, costruito nelle ultime otto partite.

Seppur episodici, ognuno di questi black-out tende a pesare specie nel medio-lungo periodo e affacciarsi al momento più caldo della stagione con questo atteggiamento non è consigliabile. E’ vero che le grandi squadre sono tali anche per la capacità unica di saper staccare e attaccare la spina quando necessario, ma farlo con una regolarità quasi perversa come in questo caso è molto pericoloso.

In più, il primo anno dell’era post Cristiano Ronaldo avrebbe richiesto un contesto più sereno dove lavorare sull’assorbimento di un addio così fragoroso; e invece a febbraio la squadra ha già dovuto attraversare l’estate complicata di Modric, tentato anche lui dal trasferimento, l’esonero rapido di Lopetegui, il momento difficile di Isco, che fatica a legare con Solari e praticamente non gioca più oltre alla crescente involuzione di Marcelo dentro a un ambiente e un sistema che sembrava averlo adottato.

Dinamiche interne fragili che stroncherebbero qualunque squadra, eppure oggi il Madrid è in piena corsa in Champions League e Copa del Rey e terzo nella Liga; un dato che basta a chiarire sulla qualità tecnica e mentale impressionante che risiede nei giocatori e nelle figure del club.

Il Real è sempre il Real, ma si ha la sensazione che questa possa rivelarsi come una stagione di semi-transizione. Un po’ perché effettivamente Ronaldo non è stato sostituito (Vinicius Jr è un super talento ma non può e non deve essere il suo erede tecnico già oggi; il nome giusto è Eden Hazard) e un po’ perché la squadra attraversa una fase di comprensibile calo motivazionale dopo aver stravinto negli ultimi tre anni. Non si andrà troppo al di sotto di una certa soglia, ma sarei stupito di vedere Sergio Ramos alzare la quarta Champions League consecutiva a giugno.

Per uno scenario simile occorrerebbe l’ennesimo sforzo mentale di un gruppo che sembra forse arrivato al limite da questo punto di vista: gli alti e bassi e i cali di tensione improvvisi di questa stagione sono più che semplici indizi.

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Alessio Cattaneo
Appassionato di calcio e basket. Una laurea in Comunicazione Interculturale e un passato nella redazione di Sky Sport 24. Convinto che "se non hai niente da fare e sai scrivere, scrivere è la cosa più bella del mondo".

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