F1

Schumacher: la dinastia dei campioni

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Mick come Michael, tale padre tale figlio.
Il giovane talento classe 1999 dopo aver vinto il campionato europeo di Formula 3 appena qualche mese fa, farà il suo debutto in Formula 2, nel team italiano Prema Racing il prossimo 30 marzo, una settimana dopo il suo 20esimo compleanno, al gran premio del Bahrain, vinto lo scorso anno da Artem Markelov e Lando Norris, giovane promessa inglese della McLaren che da quest’anno correrà nella classe regina al fianco di Carlos Sainz.
Mick, che già dal nome ci ricorda la grande leggenda della Formula 1, il 7 volte campione del mondo Michael Schumacher.
Mick, che si avvicina sempre di più a diventare un pilota della rossa, seguendo le orme di suo padre.
Il 19 gennaio è ufficiale, Maranello conferma: Mick è un pilota della Ferrari Driver Academy.
Un passo avanti per il giovane tedesco e allo stesso tempo un annuncio che evoca una certa emozione in tutti. Un inizio di carriera impressionante per Mick che nella prima parte della sua stagione in F3 non aveva ancora dimostrato tutte le sue capacità, un’annata iniziata sottotono magari dovendosi ancora abituare ed adattare alla monoposto che l’ha poi portato lo scorso ottobre a vincere il campionato, forse per coincidenza, proprio in Germania, all’Hockeinheimring.

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Tante sono state le voci e i rumor riguardanti la possibilità di vederlo già nel 2019 alla guida di una Formula 1, anche per il fatto che vincendo il campionato aveva già raggiunto i punti necessari per ottenere la Superlicenza, ma che sono state poi smentite nel corso della stagione sia da Toro Rosso, sia dal Team Principal della Mercedes AMG Petronas Toto Wolff, che aveva comunque mostrato un certo interesse nella potenziale assunzione del tedesco nel suo team, ipotesi ora difficilmente realizzabile se si tiene conto del contratto stipulato con Ferrari.
Tante sono state però anche le critiche a lui rivoltegli, e come sempre c’è chi considera facile sfondare nella Formula 1 per chi ha un cognome come il suo, un cognome che pesa tanto sulle sue spalle, un cognome che ha fatto la storia del Motorsport.
Sarà certamente difficile per Mick sorreggere questo enorme macigno e non deludere le aspettative ma, soprattutto, sapersi prendere il tempo per ascoltare, apprendere, cadere, rialzarsi senza sentirsi i riflettori puntati addosso, e con questa inevitabile pressione, all’età di soli 19 anni.

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Nonostante la grande voglia di rivedere il nome Schumacher sui nostri schermi e, si spera, nuovamente nella storia della Formula 1, è giusto lasciare spazio e tempo ad un ragazzo come lui di crescere al meglio e di sbagliare ed imparare, come qualsiasi giovane della sua età. È giusto che gli vengano riconosciuti i suoi meriti, e che il suo cognome non debba sottolineare differenze o comparazioni con Michael, ancora troppo affrettate. È giusto che Mick si diverta e viva questo sport come la sua grande passione, e che noi, da spettatori, ci riserviamo un momento per pensare, prima di digitare commenti e critiche utili solo a fomentare odio, che lui è solamente un ragazzo di 19 anni, con un grande sogno.
Nella speranza di vederlo presto in Formula 1, ci diamo appuntamento al prossimo 30 marzo in Bahrain, per vederlo alla guida della sua Prema Racing nel mondiale di Formula 2.
Mick come Michael, una famiglia di campioni.

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