Antonella Bellutti racconta lo sport italiano: «È un sistema chiuso ancorato a modelli medievali. Le donne vincono in campo, ma restano escluse dalle stanze del potere»

Antonella Bellutti è stata sicuramente una delle più grandi atlete italiane a cavallo tra gli anni Novanta e il 2000. Nata a Bolzano, si è avvicinata allo sport facendo atletica leggera e riuscendo a conquistare sette titoli italiani giovanili nei 100 metri ostacoli. Dopo un infortunio al ginocchio scopre la bicicletta, che le regalerà due titoli olimpici. Nel 1996 ad Atlanta vinse l’oro nell’inseguimento individuale su pista, quattro anni più tardi, a Sydney, sempre su pista vincerà la corsa a punti. La multidisciplinarietà è stata la forza di Bellutti che dopo aver appeso la bicicletta al chiodo è salita sul bob a due per disputare le Olimpiadi di Salt Lake City 2002.

Nel post carriera ha deciso di utilizzare le parole e la scrittura per trasmettere cultura sportiva e per provare a cambiare il sistema sportivo nel nostro Paese, arrivando a candidarsi nel 2020, alla presidenza del CONI. Con lei abbiamo ripercorso i momenti salienti della sua carriera, ci siamo soffermati sulla situazione attuale governativa sportiva italiana, trattando le difficoltà delle atlete, l’uguaglianza di genere e temi più tecnici, come la nutrizione.

Antonella, partiamo dalla polivalenza, che è stata una chiave della sua carriera. Come ha fatto a praticare tre discipline ad altissimo livello, sia estive che invernali?

“L’esperienza del bob è stata molto diversa rispetto alle precedenti. Ho iniziato con l’atletica leggera a 10 anni. Sono stata una promessa, a 15 anni ero in nazionale assoluta con Sara Simeoni e Gabriella Dorio. Ho fatto record che sono durati anni., quello era lo sport in cui sognavo il mio futuro. Quando mi sono fatta male al ginocchio è stata una tragedia e una crisi esistenziale molto forte. Quella base atletica, però, mi ha aiutato moltissimo perché nel ciclismo, non dico che ho vissuto di rendita perché sminuirebbe il lavoro fatto, ma partivo certamente da una base atletica che le mie avversarie non avevano e mi ha permesso di passare a sport diversi. Sicuramente proprio per questo sostengo sempre la polivalenza e la multidisciplinarietà. Atletica e ciclismo sono state le due esperienze più forti e durature&#…

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