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Beatrice Foresti e una marcia per sognare: “Spero torni la 50 chilometri”

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La marcia sta vivendo un periodo di particolare fermento a livello internazionale. Nonostante la grande tradizione che vede la disciplina inserita nel programma olimpico sin da Londra 1908, la stessa ha dovuto far i conti con l’avanzata dello sport moderno che predilige prove televisivamente appetibili e capaci di entusiasmare il grande pubblico.

A farne le spese è stata quindi la 50 chilometri, distanza che ha fatto grande atleti del calibro di Ugo Frigerio, Pino Dordoni, Abdon Pamich e che da alcuni anni era entrata a far parte del calendario femminile. La lunghezza della competizione ha spinto la World Athletics a cancellarla definitivamente dal settore internazionale e sostituirla con la “più breve” 35 chilometri scombussolando i programmi di numerosi atleti come Beatrice Foresti, prima campionessa italiana della specialità.

Vincitrice del titolo europeo a squadre 2021 nel nuovo format, la portacolori dell’Atletica Bergamo 1959 ha dovuto rivedere le prospettive per il proprio futuro dopo esser rimasta affascinata dalle competizione più faticosa dell’atletica leggera. Una prospettiva che non ha ridotto la passione della 24enne orobica che nutre ancora la speranza di rivivere nei prossimi anni le emozioni che solo la 50 chilometri sa regalare.

Beatrice Foresti con la casacca del Politecnico di Milano © Polimi

Beatrice, come ti sei avvicinata alla marcia ?

“Ho incontrato la marcia quando ho iniziato a far atletica per cui, accedendo al campo, ho iniziato a vedere queste persone camminare in maniera abbastanza strana. Lì per lì ho pensato di provare anch’io e, imitando il loro gesto tecnico, ho notato come riuscissi a completarlo in maniera abbastanza agevole”.

La marcia è sicuramente una disciplina curiosa, quanto spesso sconosciuta al grande pubblico. Cosa potrebbe spingere un giovane a intraprendere questo percorso ?

“La marcia sa coinvolgere sia la parte tecnica che quella agonistica. Se è vero che vince chi arriva per primo al traguardo, per farlo è necessario arrivarci rispettando alcune regole riguardanti il modo di arrivarci. Tutto ciò la rende a mio parere questo sport particolarmente affascinante, tuttavia rimane pur sempre una specialità di fatica. Ciò che la differenzia dalla corsa è anche il numero ridotto di praticanti, per cui ritengo che ci siano diversi talenti ancora nascosti. Chiaramente per fare marcia è necessario aver la fortuna di trovare un gruppo con cui partire e allenatori che ti possano seguire. Nella provincia di Bergamo e in particolare a Brusaporto (dove ho iniziato a far atletica) la marcia è particolarmente praticata, per cui ciò ha favorito il mio inizio. Sono tuttavia convinta che se, una volta iniziato, questa attività piace e si ottengono anche dei risultati, difficilmente si smette”.

Il programma della marcia comprende distanze particolarmente differenti che vanno dai 3.000 metri indoor alla 50 chilometri all’aperto. Come si gestisce lo sforzo in gare così diverse l’una dall’altra ?

“Nel mio caso i 3000 o i 5000 metri sono gare corte e veloci. A molti possono sembrare comunque prove lunghe perché durano circa venticinque minuti, tuttavia bisogna partire forte e tenere duro sino alla fine. Competizioni più prolungate sono sicuramente la 20 e la 35 chilometri che ha sostituito la 50 e sono sicuramente gare in cui conta maggiormente la tattica, dove bisogna gestire la fatica, capire le proprie possibilità e quindi ci si scopre man mano. In quest’ultima banalmente magari si arriva al ventesimo chilometro pensando di star bene e voler accelerare, tuttavia ne mancano però ancora quindici quindi non bisogna dimenticare di gestire al meglio lo sforzo”.

Beatrice Foresti impegnata ai Campionati Italiani di società con la maglia dell’Atletica Bergamo 1959 © Marco Cangelli

Fra queste distanze citate, qual è la tua preferita ?

“Attualmente ti direi la 35 chilometri perché sono una specialista delle distanze più lunghe. Mi affascinava la 50, tuttavia ho avuto modo di farne soltanto due e sarebbe stato bello approfondirla maggiormente anche perché sono un’atleta giovane e queste sono specialità in cui si raggiunge l’apice oltre i trent’anni. Purtroppo non c’è più, mi sono concentrata sulla 35 chilometri e sinceramente mi sto trovando bene perché è una prova in cui sei chiamata a gestire lo sforzo”.

A proposito di 50 chilometri, al tuo debutto in questo format hai conquistato il primo titolo italiano femminile. Questo successo in parte ha cambiato la tua carriera ?

“Mi ha cambiato non tanto la vittoria, ma l’idea di svolgere quella competizione. Come spesso dico, ritengo di esser stata fortunata a prendere parte a quella gara perché erano presenti poche atlete per vari motivi. L’idea di iscriversi a una gara di 50 chilometri, arrivare in fondo integra e arrivarci felice sicuramente ha rappresentato per certi versi una svolta per la mia carriera tant’è che in seguito ho preso parte ad alcuni raduni con la Nazionale oltre a svolgere la prima gara con la maglia azzurra. Sono quindi contenta di aver fatto questa scelta e di averla onorata nel migliore dei modi”.

La decisione di togliere dal programma internazionale la 50 chilometri e di sostituirla con la 35 nasce principalmente dall’esigenza di proporre una prova più breve e sicuramente più appetibile per il grande pubblico. Cosa ne pensi questa scelta ?

“La 50 era una gara storica al maschile e finalmente si era riusciti a introdurla anche al femminile raggiungendo così la parità di genere-. Non si è fatto nemmeno in tempo a introdurla nel programma internazionale che già alle Olimpiadi Estive di Tokyo 2020 si è preferito non presentarla prima di cancellarla definitivamente dal panorama della marcia. Le ragioni che hanno portato a ciò sono sicuramente di durata televisiva perché si trattava di una gara difficile da coprire integralmente. Questa cancellazione e il conseguente inserimento della 35 chilometri non hanno soltanto lasciato un grande dispiacere sia a me che a molti miei amici che avevano intrapreso allenamenti specifici per essa, ma ha sconvolto l’intero panorama dell’atletica, anche a livello di risultati. Non c’è soltanto dispiacere, ma anche per certi versi incredulità visto che lo sport si sta spostando per certi versi verso gare sempre più lunghe ed estreme, seguendo questa direzione togliere la 50 non ha avuto molto senso”.

L’incredulità di Beatrice dopo aver vinto il primo titolo italiano femminile nella 50 chilometri © FIDAL

Per chi aveva progettato il suo futuro sulla 50 chilometri, come ci si reinventa specialisti della 35 ?

“Dipende dalle caratteristiche fisiche dei protagonisti perché vi sono ventisti che non farebbero mai una trentacinque chilometri visto che si va per le tre ore di gara. Un cinquantista non troppo veloce potrebbe soffrirne di più, se tuttavia l’alternativa era far morire la marcia, allora ci si reinventa”.

Un ulteriore problema si presenta a livello di tecnica. Come si gestisce sotto questo punto di vista il cambio di distanza ?

“La tecnica è il secondo elemento della marcia. Marciando più piano a volte capita di marciare peggio in quanto, a ritmi troppo lenti, il movimento diventa un po’ troppo meccanico. Viceversa ritmi troppo rapidi si tende alla corsa. E’ necessario quindi allenarsi a quel livello e affinare la tecnica oltre che la resistenza, anche se questi problemi secondo me emergono maggiormente problemi nelle gare più brevi dove si tende per forza alla corsa”.

Qualcuno a questo punto potrebbe provare la doppietta 20-35 chilometri ?

“Molto probabilmente sì, anche perché la 35 si avvicina alle caratteristiche degli specialisti della 20. Ovviamente anche prima c’erano atleti di livello mondiale che affrontavano sia la 20 che la 50, ora la doppietta appare più fattibile. Non nascondo che spero che in futuro possano tornare sui loro passi e riporre la prova più lunga, tuttavia la 35 piace e speriamo possa esser inserita nel programma olimpico perché per ora a Parigi 2024 non è prevista”.

Beatrice Foresti sul podio dei Campionati Europei a squadre 2021 in compagnia di Lidia Barcella, Federica Curiazzi e Eleonora Giorgi © FIDAL

Bergamo è per certi versi la capitale della marcia italiana. Originarie di quel territorio sono pilastri della Nazionale femminile come Lidia Barcella, Nicole Colombi e Federica Curiazzi. Allenarsi con atlete del loro calibro può aiutare a migliorarsi ?

“Io e Federica siamo allenate da Ruggero Sala, mentre Lidia e Nicole da Renato Cortinovis, tuttavia spesso ci capita di trovarci assieme. Potersi confrontare è sicuramente stimolante anche perché banalmente potersi allenare con qualcuno non è un aspetto scontato visto che ho amici che devono affrontare le sessioni da soli, talvolta nemmeno senza allenatori. Poter partire tutte insieme, sapendo di esser lì per far fatica così come per divertirsi aiuta sicuramente ad allenare la mente e impegnarci ancor di più”.

Come si stabilisce il percorso di allenamento dovendo svolgere delle sessioni su strada ?

“A Gorle abbiamo trovato una pista ciclabile dove è presente un anello misurato che ci consente di raggiungere trenta chilometri. Essendo calcolato, sappiamo che in base ai giri, percorriamo un tot di chilometri. Altre volte, avendo allenamenti liberi, sfruttiamo il GPS, rimanendo sempre su percorsi ridotti”.

Se è vero che quando si marcia si è in compagnia degli avversari, al tempo stesso si è costretti a far i conti con la solitudine. Come si gestisce questa situazione ?

“Secondo me è una solitudine che puoi imparare a gestire già in allenamento. Io sono fortunata di aver un gruppo con cui mi posso confrontare, tuttavia spesso parto insieme a loro e rimango da sola perché loro marciano più forte. La marcia è anche una specialità di testa, per cui la solitudine è una componente da tenere conto, soprattutto in alcuni frangenti di una gara. Ciò non è sempre un aspetto negativo perché a volte è meglio esser soli che doversi confrontare con chi va più o meno forte di te”.

Beatrice Foresti al traguardo degli Europei 2019 © Polimi

Qual è stata la gara più bella che hai affrontato con la maglia della Nazionale ?

“Con la squadra azzurra ho partecipato agli Europei 2019 nella 50 chilometri e alla competizione continentale a squadre nel 2021 nella 35 dove abbiamo vinto il titolo. A livello di emozioni la più bella è stata la prima perché facevo il mio debutto con la formazione tricolore, ero più piccola e non vedevo l’ora di scendere in strada. A livello di risultato invece ho preferito la seconda per via della medaglia d’oro a squadre che mi sono messa al collo e per la prestazione che ho sfoderato”.

Dando uno sguardo a questa stagione, qual è la valutazione che daresti a quest’ultima ?

“Nonostante sia stata squalificata nella 35 chilometri a cui ho preso parte a gennaio, non posso che esser contenta anche perché a Podebrady è arrivato il personale sui 20 chilometri. Oltre a ciò ho preso parte al mio secondo Campionato Italiano Universitario con il CUS Milano ottenendo l’argento e firmando il personale sui 5000 metri dove non mi sarei mai aspettata di andar così forte. Il bello di queste competizioni è lo spirito di squadra perché non si gareggia per sé stessi, ma per tutto il team per cui ciò ti spinge ulteriormente”.

Rimanendo infine nell’ambito universitario, è importante ricordare come tu stia ancora frequentando il Politecnico di Milano. Come si gestiscono contemporaneamente gli impegni agonistici e quelli accademici ?

“Dopo essermi laureata in triennale in Design della Comunicazione, sono giunta ormai all’ultimo anno di magistrale. Sono all’interno del programma dual-career che mi ha consentito di assentarmi da alcune lezioni in vista dei raduni, tuttavia il tutto si gestisce con pazienza e intelligenza, anche perché ho sempre fatto la pendolare. Come ho sempre fatto sin da bambina, non ho mai rinunciato né allo studio né all’atletica gestendo al meglio il tempo e adattandomi in base alle esigenze del momento. Non essendo vincolata da un punto di vista sportivo, ho sempre cercato di organizzarmi con gli allenamenti in base alle lezioni e agli impegni accademici, sfruttando talvolta la sera per svolgere i progetti a casa. Con il ritorno in presenza dopo il Covid è stato un po’ più difficile riprendere, tuttavia ho ripreso la gestione del tempo che avevo prima”.

Marco Cangelli
Giornalista presso la testata online "Bergamonews" e direttore della web radio "Radio Statale", sono un appassionato di sport a 360 gradi. Fondatore del format radiofonico "Tribuna Sport" e conduttore del programma "Goalspeaker", spazio dal ciclismo all'atletica leggera, passando per lo sci e gli sport invernali

1 Comment

  1. Bella intervista! Si comprende come soprattutto in certe discipline sportive ci sia ancora tanta, tanta fatica, sostenuta per forza dalla passione, è poca gloria se non quella prodotta dall’autostima, Brava Beatrice!

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