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Hakim Ziyech, quanto pesa raccogliere le redini di un dio della mitologia classica?

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È da ventisette anni che le strade e i vicoli di Brenten sono imbevuti di un immenso talento, la classe ha bussato alle porte di numerose abitazioni, l’attitudine non è mai andata via, il genio si nascondeva sotto gli zerbini e le doti erano costantemente citate dagli abitanti della città olandese. È da ventisette anni che un talento di questa tipologia non smette di essere una profonda e potente fonte di ispirazione, una sorta di idolo, in parte per il paese natio, e quindi i Paesi Bassi, e dall’altro lato per il Marocco. È da ventisette anni che Hakim Ziyech sfoggia le sue migliori qualità, dalla faretra attaccata alle sue spalle, afferra e scaglia le frecce, impregnate di talento, ed incanta il mondo del calcio.

Fascino sconfinato e provocante seduzione, gli effetti causati dai dardi scaraventati dal calciatore marocchino. Nella mitologia classica, Eros, dio greco dell’amore, figlio di Afrodite e Ares, fu immaginato come un giovinetto alato, armato d’arco e di faretra, colma di saette infallibili, che scaglia contro dei e uomini, infiammandoli di un‘energica passione amorosa. Fu venerato come simbolo dell’amore fra uomini e giovinette. E chi meglio di Hakim Ziyech può raccogliere le redini della divinità greca? Certamente l’ex Ajax non avrà le ali, ma una faretra, e pure bella lunga, dietro la sua schiena è presente, sui rettangoli verdi non ha pietà e lancia, così, i suoi dardi, colpendo e ferendo i suoi avversari.

Era necessario che sotto l’ombra del Big Ben di Londra giungesse un giocatore di tale calibro. Fin da subito il Chelsea l’ha cercato, l’ha voluto e l’ha portato a Stamford Bridge, bruciando la concorrenza di ogni singola rivale e mettendo le mani su uno dei migliori pezzi pregiati del mercato, uno dei diamanti più cristallini del pianeta, un giocatore con il calcio nelle vene, o addirittura, con il calcio contenuto nell’acido desossirobonucleico. Tanto è vero che fin dall’infanzia Hakim è cresciuto con un pallone accanto ad egli, come simbolo di speranza e di rivincita futura, rivincita alla fine conquistata con grande successo.

L’infanzia è un arco delle nostre esistenze molto complesso, in particolare per gli “Hangjongeren“, tradotto dall’olandese “i ragazzi che stanno in giro“, i ragazzini che girovagano tra le periferie dei centri urbani, immersi nella totale povertà, costituiti dagli occhi gelidi, inamovibili come pietre, i quali fungono da specchio delle loro anime, vuote dei valori più sani ed indicativi. Codesto termine ha poi cominciato ad avere delle sembianze sprezzanti, palesando il sentimento di molti olandesi nei confronti degli immigrati.

Il povero centrocampista era proprio uno di questi ragazzini detestati dalla rigida e schematica società dei Paesi Bassi, critica verso il gran numero di enclave marocchina disoccupata e malinconicamente dimenticata nei tetri sobborghi. Sebbene le evidenti origini olandesi, senza dubbio, Hakim si è rifiutato di vestire la casacca oranje e nel 2015 ha optato per la nazionale marocchina, virando di fare colazione, pranzare e cenare con un piatto freddo, la cara ed amara vendetta.

Fin dalla nascita, quindi, nel nucleo familiareZiyech” sono sorte delle difficoltà, a volte non eccessivamente gravi, a volte insormontabili, a volte distruttive. Anche quando era un “puer“, all’età di dieci anni, la scomparsa del padre innescò un processo di ristrettezze economiche, davanti alle quali i fratelli maggiori dovettero necessariamente far fronte, incontrando in più occasioni anche la galera.

Il talento del piccolo Ziyech sembrava l’unica strada per la sopravvivenza, anzi simboleggiava perfettamente lo strumento, secondo l’organizzazione dantesca, dopo essere caduto nelle grinfie dell’inferno, per ascendere prima al Purgatorio e poi al Paradiso. Ironia della sorte? Segno del fato? O semplicemente le Moire, dee del destino, volevano divertirsi? Fatto sta che il primissimo club in cui il classe 93′ iniziò a giocare si chiamava Real Dronten. Il futuro di un’intera famiglia dipendeva da un giovane e fenomenale fanciullo, il sogno di diventare calciatore stava pian piano prendendo forma, il demiurgo del calcio stava già plasmando il futuro talento marocchino.

L’occasione per acciuffare la sua ambizione, mai immobile e continuamente dinamica, proviene dalla zona settentrionale dei Paesi Passi, la squadra porta la firma dell’Heerenveen. La compagine olandese si prende cura del ragazzo: perfino quando era in fasce la sua pelle era ricoperta dal talento ed è per questo che “Trots van het Noorden“, o anche “Orgoglio del nord“, non hanno perso tempo, accompagnando Hakim nel suo processo di crescita fino al debutto da professionista avvenuto il 2 agosto del 2012 in Europa League contro il Rapid Bucarest. Il giovane ha qualità tecniche incredibili e doti balistiche impressionanti, il suo mancino è un pennello che quando tocca la sfera esplode per dar vita ad un quadro magnifico, quasi fiabesco.

Le undici reti con la casacca biancoblu gli consentono di trasferirsi in un’altra squadra, non abbandonando mai, però, la sua odiata, ma amata patria? Certamente il rapporto con la sua terra natia non è stato idilliaco, come il legame che unì il famoso Foscolo alla sua cara “Zacinto“, ma comunque all’interno dell’organismo e dell’animo di Ziyech si sviluppa un forte senso di contraddizione, che lo tiene ancorato al “suo” Paese, forse anche per la mancata offerta di una squadra vigente in un Campionato al di fuori dei 41543 km quadrati di quel territorio. Viene acquistato dal Twente, non deludendo le aspettative, ma, anzi, lì ha la possibilità di salire sulla rampa di lancio per gettarsi nel mare del successo.

Alla fine gli sforzi sono ricompensati e, successivamente due stagioni vissute ad alto livello, giunge da Hakim, bussando alla sua porta, l’occasione di un’intera esistenza, con la gratificazione a tenerlo per mano, dopo una vita costituita da stenti e sofferenze, dopo aver vissuto ventitre anni con gli occhi inzuppati di lacrime per i dispiaceri dell’infanzia, dopo aver disintegrato ogni impedimento che ha funto da scoglio lungo il suo percorso. Uno dei club più illustri dell’Eredivisie, denominato Ajax, decide di puntare su Hakim Ziyech e versa nelle tasche dell’Heerenveen ben 11 milioni, diventando così uno dei tanti acquisti più “azzeccati” della storia del club.

Con la maglia dei “Godenzonen“, il giovane marocchino svaria sul fronte da mezzala, falso nueve, infilando le retroguardie avversarie con filtranti velenosi, diventanto un delicato ed elegante tuttocampista dalla visione di gioco per-fet-ta, raggiungendo obiettivi inizialmente irraggiungibili, come la finale di Europa Laegue persa con i Red Devils o il sogno europeo verso la “Coppa dalla grandi orecchie“, svanito contro il Tottenham di mister Pochettino. La consacrazione è arrivata lo scorso anno, con la conquista del premio come miglior giocatore del Campionato e il primato assoluto di assistenze, 17. In realtà però, l’apogeo è distante da qualsiasi riconoscimento individuale, trattasi di un riscatto emotivo.

Dopo essersi creato la sua dimensione ad Amsterdam e dopo aver deliziato persino i palati più fini, termina il suo compito nella capitale olandese e, successivamente l’accordo raggiunto tra Ajax e Chelsea, sbarca a Londra con l’obiettivo di scaldare i gelidi cuori dei tifosi dei Blues. Sono 53 i milioni spesi per l’attaccante tedesco Timo Werner, 50 per il terzino sinistro Ben Chilwell, circa 80, l’apice massimo, per Kai Havertz, la stella del brillante e costoso mercato della compagine londinese; Hakim Ziyech è diventato Blue nel mercato invernale ed è stato pagato 40 milioni di euro, ha lasciato l’Ajax in modo raccolto, con il viso rigato dalle lacrime, dopo i dovuti ringraziamenti, ed è arrivato nell’oscurità silenziosamente, occultato dai grandi colpi di mercato del Chelsea.

Ostacolato da una botta al ginocchio, incassata nel pre-campionato, il talento marocchino è ritornato a disposizione di mister Lampard già da qualche partita e non ha perso tempo nel mostrare i tocchi di classe, i quali gli appartengono dalla nascita. Nell’ultimo match contro lo Sheffield United, Hakim incarna nel migliore dei modi il ruolo di mattatore della partita con due assist e numerose giocate di qualità; sulla fascia destra si rivela un fattore determinante per questo nuovo Chelsea. È stata la migliore firma estiva dei Blues? Forse non si è ancora a conoscenza di ciò, non si possono anticipare i tempi e tirare subito le somme, ma la sensazione è che Hakim Ziyech abbia già avuto accesso al cuore dei tifosi e che i Blues si aggrapperanno in più occasioni al talento del fuoriclasse marocchino.

Edoardo Riccio

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