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Il Rally Sardegna, da vent’anni crocevia del campionato del mondo

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La 21° edizione del rally d’Italia Sardegna va definitivamente in archivio con un finale al cardiopalma e una vittoria di Ott Tanak, arrivata per soli due decimi di differenza tra l’otto volte campione della disciplina Sébastien Ogier e il driver Hyundai. Quello andato in scena questo weekend è stato uno dei rally tra i più combattuti e avvincenti degli ultimi anni in Sardegna con un epilogo che ha tenuto tutti, piloti compresi, col fiato sospeso.

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Premiazione rally d’Italia Sardegna 2024 nel porto di Alghero

Ripercorriamo per gradi il profilo, la storia, le recenti novità e le fasi dell’ultima incredibile tappa sarda, con un finale sorprendente dopo un sabato dove tutto sembrava già scritto.

La storia

Il rally è uno sport automobilistico molto noto, che si fa strada all’interno delle competizioni a quattro ruote fin dal 1970. La peculiarità principale di queste corse è quella di essere articolata su diverse tappe percorribili più volte, anche in senso contrario, su strade pubbliche asfaltate e sterrate. L’avversario principale per i piloti è il tempo: nessun duello, nessun sorpasso. L’abilità al volante, l’adattamento ad ogni condizione da parte dei piloti e l’intesa con i propri navigatori comunemente detti co-piloti, fedeli addetti al racconto dei tracciati, costituiscono gli elementi principali che distinguono questa disciplina da tutte le altre competizioni automobilistiche.

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Sebastian Loeb in azione nel Rally di Sardegna 2009

Il Promoter WRC inserì la tappa italiana nel 1972 e per ben trent’anni le vetture iconiche sfrecciarono sulle strade liguri e sugli sterrati toscani e umbri dello Stivale. Dopo il 2003 la tappa italiana si spostò nel Sud, con precisione in Sardegna, dove avrà ufficialmente inizio il Supermag Rally Italia Sardinia rinominato nel 2006, dopo il controllo assunto dall’ACI Sport, in Rally d’Italia Sardegna. Il rally iridato si tinge dunque dei quattro mori, stemma rappresentativo della regione, vantando una lunga storia ormai arrivata alla sua ventunesima edizione. Riconosciuto come una delle prove più insidiose dell’intero campionato, negli anni ha riservato spesso sorprese e colpi di scena.

Il crocevia sardo

Le spiagge e le acque cristalline uniche della Sardegna hanno fatto da sfondo anche quest’anno allo spettacolo del WRC, accogliendo gli equipaggi su strade mai facili da percorrere, dove il rischio di sorprese è sempre dietro l’angolo con tracciati ricchi di insidie. Storicamente infatti l’isola sarda è considerata dagli addetti ai lavori come una delle tappe più incerte e difficili dell’intero campionato. Dopo il Portogallo questa è la seconda prova sterrata in stagione per i piloti, che, giunti al giro di boa della stagione, affrontano un test molto importante per gli esiti di un campionato ancora apertissimo. La sua superficie scivolosa, tipicamente scavata con solchi profondi dopo i primi passaggi, dove è fondamentale mantenere all’interno le ruote per non essere respinti fuori dal tracciato, i tratti molto stretti delimitati da pericolosi alberi, le pietre libere che accentuano il rischio di forature, la polvere, il sole calante e le rapide successioni di salite e discese sono soltanto alcune delle difficoltà che caratterizzano questa tappa.

Dopo la consueta cerimonia del giovedì, che da programma ha visto svolgere la presentazione dei piloti in gara e la parata delle macchine lungo i bastioni di Alghero, città a nord-ovest nella dell’isola, si è potuto dare ufficialmente inizio alle corse.

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L’inizio non ha deluso le aspettative. Infatti, dopo la consueta cerimonia del giovedì che ha visto svolgere la presentazione dei piloti e la parata delle macchine lungo i bastioni di Alghero, città a nord-ovest dell’isola, si è potuto dare ufficialmente inizio alle corse con il tradizionale Shakedown di apertura disputato il venerdì mattina nella cittadina di Ittiri. Nel pomeriggio è stato subito tempo di gara, con le vetture che hanno iniziato a darsi battaglia nelle quattro prove cronometrate Osilo-Tergu e Sedini-Castelsardo. Uno scenario facilmente pronosticabile considerate le novità apportate al programma quest’anno, che hanno di fatto ridotto l’evento a due giorni con gli equipaggi impegnati già nel venerdì a percorrere una distanza di 77 chilometri. Un’ultima trovata che ha consentito di accumulare ai piloti fin da subito un vantaggio in classifica. Il sabato è così il giorno di gara più lungo e intenso, già molto importante ai fini del punteggio finale, con ben otto prove su sedici totali da disputare in un unica giornata senza possibilità di fare ritorno al paddock, per un totale di giornata di 150 chilometri. La domenica come da tradizione mantiene la sua importanza con una giornata dove si percorrono gli ultimi 40 dei 260 chilometri totali con l’iconica Power stage Sassari-Argentiera che assegna gli ultimi cinque punti di tappa al primo classificato, ultimando la contesa.

Il format rinnovato

Da quest’anno poi le novità apportate al regolamento sportivo rendono le cose molto più avvincenti, con i piloti costretti a spingere lungo tutta l’ultima giornata per poter ottenere ulteriori punti in palio cosi ripartiti 7-6-5-4-3-2-1 per i primi sette in graduatoria nella Super Sunday. A differenza del passato dunque i piloti vengono scoraggiati dallo gestire le gomme e praticare delle vere e proprie passerelle nelle crono precedenti ala Power Stage. La federazione interessata a mantenere il livello del rally elevato per tutto il weekend ha inoltre previsto un ulteriore rettifica nell’attribuzione dei punti, obbligando gli equipaggi che hanno virtualmente guadagnato i punti nella giornata di sabato a tagliare il traguardo per poter riscuotere il bottino fin lì accumulato, che in caso di mancato taglio del traguardo andrebbe attribuito all’equipaggio subito dietro. Novità queste attuate per incentivare i piloti a fare bene nell’ultimo giorno di gara, cercando di regalare alla domenica un po’ di brivido in più, imitando il modello delle gare sprint attuate da qualche anno in F1 e MotoGP.

I protagonisti

Ai nastri di partenza di questo rally non passa inosservato il nome di Sébastien Ogier, otto volte campione del mondo e quattro volte vincitore del rally d’Italia Sardegna. Arrivato nell’isola con l’intenzione di ribadire il suo straordinario momento di forma, dopo il successo in Portogallo e unico fino a questo momento a vincere due rally, il francese seppur quest’anno con contratto part-time con Toyota, sembra essere ancora l’uomo da battere. Nei tracciati portoghesi con la sua solita guida veloce e composta ha potuto sfruttare gli errori commessi dai due piloti designati come i contendenti al titolo Thierry Neuville e Elfyn Evans, entrambi usciti di pista per salire sul gradino più alto del podio.

Neuville forte della sua leadership nel mondiale può dirsi in parte soddisfatto della prima parte di stagione seppur con qualche rammarico per i passi falsi commessi che hanno fatto sprecare al pilota belga l’opportunità di allungare il divario dal rivale gallese. In una stagione in cui il driver Hyundai gode dei favori del pronostico, a più riprese ha dimostrato di essere fragile, con un attitudine all’errore frequente. Ne sono sono dimostrazione le prestazioni in Svezia, Croazia e Portogallo, nella quale è emersa la sua incapacità di guida in situazioni di pressione. Scenario verificatosi anche nell’ultima tappa, quando nel sabato di prove, a seguito di un incertezza in prossimità di una curva, è stato costretto ad abbandonare la sua Hyundai nel sotto strada, saltando l’intera giornata e perdendo così la possibilità di andare virtualmente a punti. Situazione che l’ha visto costretto a rimediare nella giornata successiva, quando per tutta la prova ha dimostrato di essere superiore a tutti con una prestazione autorevole, riuscendo a ottenere l’intera posta in palio di dodici punti, limitando così i danni di un weekend fortemente compromesso dopo il suo ritiro. Sbavature che non riescono ad essere sfruttate dal suo rivale Evans, ripetutamente coinvolto in errori e prestazioni non appartenenti a un veterano di categoria. La scuderia giapponese, quest’anno con i due campioni Ogier e Kalle Rovanpera, attuale detentore del titolo iridato a mezzo servizio, ha deciso di puntare per la lotta al mondiale su piloti, con l’inglese, appunto, e il giapponese Takamoto Katsuta. Piloti sicuramente promettenti ma ancora acerbi e poco abituati a gestire pressioni alla quale è inevitabilmente sottoposto un campione di WRC. Se il secondo può avere delle attenuanti in quanto ritenuto non principale pretendente al titolo ad inizio stagione, Evans a inizio campionato era dato come l’uomo di punta del marchio giapponese. Ma questa prima metà di stagione ha raccontato tutt’altra storia, con un il britannico in netta difficoltà, che è arrivato alla sesta tappa senza aver ancora mai ottenuto una vittoria, registrando dei numeri distanti da un aspirante pretendente al titolo. Negli ultimi quattro rally disputati se si considera anche la tappa sarda appena conclusa, il gallese ha mancato per ben tre volte la salita sul podio, procurando non pochi dubbi alla scuderia, considerato il forfait parziale dei due campioni Toyota. Il rally di Sardegna per Evans è stato fin da subito deleterio, con un inizio di sabato che l’ha visto staccarsi di un minuto dal compagno Ogier, primo in classifica, sfiorando persino i tre nella conclusione dell’evento. Un’ennesima prestazione medio bassa dunque quella del driver britannico, che può essere soddisfatto per aver ridotto il distacco da Neuville da 24 a 17 punti in classifica generale, attraverso i diciotto punti conquistati a fine tappa, ma inevitabilmente deluso per l’aggancio in classifica dell’altro pilota Hyundai.

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Neuville e Evans rappresentati a inizio anno come gli unici candidati alla vittoria finale non stanno rispettando fin ora le attese, con una sfida che dopo il rally di Sardegna vede estendere le opportunità di vittoria anche all’estone. Tutto a conferma di come la sfida per il mondiale sia tutt’altro che limitata a soli due protagonisti. L’appuntamento di metà stagione ha permesso infatti di ampliare gli scenari per l’epilogo finale di questo mondiale, con l’outsider Tanak, che chiamato ad una risposta sullo sterrato, non si è fatto pregare.

Nello sfondo, da segnalare rimane il buon lavoro svolto dello spagnolo Dani Sordo, nell’albo d’oro dei piloti più vincenti in Sardegna con ben due vittorie, il quale, conquistando il terzo posto nella classifica finale, può dirsi soddisfatto per aver centrato l’obiettivo per la quale Hyundai lo aveva convocato ovvero ottenere punti in chiave campionato costruttori. Ancora, la brutta prova di Adrien Fourmaux, che quest’anno a bordo della sua Ford sta cercando di fare il massimo su una vettura nettamente inferiore alle altre. Il francese è mancato in Sardegna a causa di sfortune iniziali, come la foratura ad inizio tappa e i problemi tecnici al comparto elettrico e alle trasmissioni, oltre ad alcuni errori da parte sua che nella domenica mattina gli sono costati un ulteriore svantaggio di venti secondi. Fourmaux ha così compromesso un weekend già abbastanza deludente, che dovrà esser bravo a mettersi subito alle spalle.

Il gap troppo vistoso tra Ford e le altre scuderie conduce inevitabilmente a un tema che tiene banco nel rally da troppo tempo, ovvero quello di ampliare a più case automobilistiche la possibilità di accedere all’interno del WRC, introducendo nuovi finanziamenti fondamentali per uno sviluppo più equo e un campionato più competitivo. Si eviterebbero così scenari come quello visto in Sardegna, dove con otto auto si è registrato il numero più basso di vetture coinvolte in una gare di classe regina.

Tra queste, Grégoire Munster, compagno di Fourmaux in Ford, che ha dalla sua una serie di attenuanti come l’inesperienza della prima stagione, la poca conoscenza delle tappe che giustificano in parte un passo mai eccezionale lungo tutto il weekend, ma che ha permesso comunque di ottenere sabato otto punti decisivi per chiudere questo rally al quinto posto davanti al suo compagno e a Katsuta. Nipponico che, mai a suo agio sulla sua Toyota, ha fatto segnare un ritardo ad inizio giornata di 1 minuto e 17 secondi dal leader, poi aumentato a più di un’ora per un problema alle trasmissioni che lo ha costretto a fermare la macchina in una via di fuga.

L’outsider

Tornando al terzo incomodo Ott Tanak, saldamente inseritosi come detto nella lotta per il titolo, è utile raccontare il percorso che lo ha condotto ad assumere tale ruolo.

In questa stagione il driver Hyundai ha avuto un inizio difficile, condizionato da problemi che gli sono valsi il mancato accesso alle zone nobili della classifica. Dal quarto appuntamento in Croazia, però, sembra aver intrapreso una risalita che lo ha condotto a quest’ultima grande e inaspettata vittoria nel rally d’Italia Sardegna, che gli permette di agguantare Evans e salire al secondo posto in graduatoria generale, dietro al suo compagno di scuderia Neuville a sole diciassette lunghezze di distanza. L’estone sembra aver dato il via al suo momento di ribalta. Dopo aver archiviato le brutte prestazioni viste in Svezia e Kenya, sembra finalmente in lottare per la vittoria finale.

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La lotta isolana

In Sardegna Neuville ha dimostrato di cosa può essere capace, subito in bagarre con l’otto volte iridato Ogier, il quale da venerdì ha occupato le zone alte della classifica cercando di dettare il passo, gestendo su alcuni tratti pericolosi e spingendo dove possibile per allungare su un Tanak mai intenzionato a mollare. Nella giornata di sabato le intenzioni di vittoria da parte di entrambi sono state chiare, con i due coinvolti in un ripetuto scambio di posizioni. L’estone si è mostrato all’altezza del suo avversario e con dei buoni tempi è riuscito nella prima cronometrica di Tempio a prendere la vetta della classifica. Uno scatto del francese a Tula però riporta il francese in testa ma l’estone non ci sta e risponde con più decisione chiudendo la mattinata davanti con 3”.6 di vantaggio. Da quel momento, con l’errore di Neuville scivolato fuori pista, diventa una gara a due con i distantissimi Dani Sordo a 1’.34’’ e Evans a quasi due minuti. Nel pomeriggio però cambia la storia e nonostante la tenacia di Tanak, Ogier crea il solco, nei due passaggi di Monte Lerno, accumulando una decina di secondi, e nell’ultima cronometrica di giornata Loelle fissa il divario a 17’’.1

Al mattino in pochi avrebbero considerato il discorso ancora aperto, ma come per ammissione dello stesso Ogier sulla sua pagina social al termine dell’evento, “il motorsport è anche questo”. Alla prima prova Cala Flumini, il francese sembra aver in mano la situazione, e come spesso accade decide di mettersi in modalità gestione, ma Tanak sembra di tutt’altro avviso e spingendo riesce a rimontare riducendo il distacco a 13’’.1

Nella seconda prova del Super Sunday un grande Thierry Neuville fa segnare il miglior tempo 5’.1’’, soltanto avvicinato dal compagno estone che con un ritardo di otto decimi fa segnare il secondo miglior tempo, riducendo ulteriormente il gap tra sé e il leader francese. Alla penultima prova il distacco si riduce ancora, ma stavolta solo di qualche decimo. Arrivati alla Power Stage la differenza è minima, 6’’.2

Tanak è costretto dietro anche nella PS all’imprendibile Neuville nonostante un tempo straordinario di 4’.57’’ che, dopo il passaggio di Ogier significa trionfo a sorpresa per soli due decimi di differenza, con il pilota Toyota costretto ad alzare il piede a causa di una foratura procurata a due/tre km dalla fine.

L’epilogo

Le premiazioni e il consueto tuffo nelle acque del porto della cittadina catalana da parte della squadra coreana, sanciscono l’epilogo di questa ventunesima edizione del rally d’Italia Sardegna, confermandosi ancora una volta come una delle tappe più emozionanti e sconvolgenti del mondiale rallystico d’élite.

Se Sébastien Ogier torna a casa da sconfitto con qualche demerito, bisogna riconoscere a Ott Tanak la capacità di aver disputato uno dei suoi migliori rally riuscendo a rimanere appaiato lì, assieme al campione francese fino all’ultima cronometrica. Tra le sorprese in negativo indubbiamente spiccano i nomi di Evans su tutti, che manca un’altra occasione per avvicinarsi al leader Neuville, altro grande assente di questa tappa, che soltanto messo alle corde è riuscito a sfoderare tutto il suo potenziale, ottenendo il massimo dei punti raggiungibile la domenica con un tempo e una guida mostruosa che ha fermato il cronometro della Power Stage a 4’.55’’, risollevando un weekend fin lì sottotono.

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Evans al tramonto di questo ultimo rally si vede agganciare in classifica da un Ott Tanak in grande ripresa come detto, in un momento di stagione in cui arrivano i sei tracciati sterrati a lui più congeniali, fino agli asfalti dell’Europa centrale della penultima tappa del mondiale, prima di calare il sipario in Asia con la tappa giapponese. Una ripresa già intravista in Portogallo e proseguita con questa grande vittoria al photo finish in Sardegna, ottenuta con un pizzico di fortuna, ma anche tanto merito. Stavolta sono bastati soltanto due decimi all’estone per vincere la sua terza tappa sarda in carriera levandosi probabilmente lo status di outsider assegnatogli a inizio anno. Tanak in Sardegna ha mostrato di avere una determinazione diversa da tutti gli altri ed è questa che ha permesso di battere un pilota come Ogier, esperto dei tracciati sardi, riuscendo a limare i distacchi prova dopo prova, effettuando il sorpasso decisivo all’ultimo respiro. Se i demeriti attribuibili ad Ogier sulla poca velocità nei due terzi dell’ultima prova possono essere in parte condivisi, non va sottratto a Tanak il valore del suo lavoro, a inizio domenica impronosticabile.

Se queste sono le premesse, con ben tre piloti più il fuoriclasse francese, secondo indiscrezioni intenzionato a disputare ulteriori gare rispetto a quelle preventivate, l’epilogo di questo campionato sembra poter rivelare ancora ampie sorprese.

Immagine in evidenza: ©FIA, X

Giuseppe Meloni

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