Sono giorni di vibrazioni emotive messe in pausa, quasi come se i nostri cuori fossero stati ibernati un venerdì pomeriggio in cui stava per terminare una primavera che non c’è stata. Una sensazione di vuoto, il formicolio di un’anima addormentata e in attesa di una sola notizia: “Alex Zanardi si è preso gioco del destino ancora una volta”.
Sono le parole di cui sentono bisogno le nostre vite montate in slow-motion da un 2020 che non la smette. Ne sente il bisogno un paese intero, non soltanto il popolo dello sport. Ne ha bisogno l’Italia, perché è vero quello che si sta dicendo: siamo riusciti a dividerci su tutto, però su Alex no. Ma qual è il motivo? Con un’analisi superficiale sarebbe facile dire che una storia come la sua non può che mettere tutti d’accordo. Eppure c’è di più.
Riusciamo senza troppi problemi a sputare odio, biasimo e scherno su chiunque: gente che ha la colpa di voler fare del bene ad altra gente, adolescenti che si mettono in gioco nel tentativo di rendere il mondo un posto migliore. Quante volte a un messaggio di interesse sociale di un personaggio noto abbiamo sentito rispondere: “parla bene lui, che non ha il problema di mettere insieme il pranzo e la cena”? Ecco, forse sta qua, almeno nella percezione collettiva, la differenza tra Alex Zanardi e il resto del mondo.
Il segreto di Alex non è la forza di volontà che ci vuole per trasformare una disgrazia in un’opportunità, il suo essere diventato simbolo di perseveranza, di quel “non mollare mai” che spesso resta vuoto, non sta nell’aver battuto il vittimismo con l’autoironia, e nemmeno nelle tante massime brillanti e colme di saggezza che tutti conosciamo. Alex Zanardi è diventato il volto migliore dell’Italia perché col suo atteggiamento positivo non ha mai dato l’impressione di sottovalutare quanto possa essere miserabile la vita. Non abbiamo mai avuto la sensazione che raccontandoci e mostrandoci se stesso volesse dirci “guardate come si fa”. Mai ha mancato di ricordare di essere stato fortunato a potersi permettere di reagire come ha reagito alla sorte avversa, e non in maniera ipocrita, come mero esercizio di captatio benevolentiae.
Il sottotesto della sua narrazione è sempre suonato come: “La vita è uno schifo! Non nasconderlo, piangi, grida, lamentati, ma poi rimettiti a pensare a come fregarla, a come farla diventare ciò che vuoi con quello che hai. E se dopo averci provato in ogni modo non ci sarai riuscito, non varrai meno di chi invece ce l’ha fatta”. Impreca al vento e poi fatti spingere da esso nella direzione che tu vuoi prendere, come stile di vita.
È questo il segreto di Alex, l’aver fatto ciò che voleva senza far sentire gli altri, nemmeno per un istante, meno eroici di quanto sia lui. Per questo lo percepiamo come testimonial ideale di una missione comune a tutti. Quel sorriso che gli disegna costantemente il volto è spontaneo, non un atteggiamento di maniera. È un ghigno di scherno con la quale si prende gioco del destino. Un’altra volta, Alex! Scongela i nostri cuori.
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