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Il sogno mondiale di Thomas Bortoli con la nazionale di pallamano

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Dal 14 gennaio al 2 febbraio 2025 tra Croazia, Danimarca e Norvegia si svolgerà la 29esima edizione dei Mondiali di pallamano. La Nazionale italiana, dopo essere stata per anni una delle squadre meno quotate al mondo, è riuscita per la seconda volta nella sua storia, dopo l’edizione del 1997 a Kumamoto in Giappone, a qualificarsi ai Mondiali mettendo a segno un’autentica impresa. I ragazzi allenati da mister Riccardo Trillini, sulla panchina azzurra dal 2017, hanno iniziato il cammino di qualificazione lo scorso 1 novembre 2023 in casa della Turchia, venendo sconfitti con il punteggio di 37-28. Il pesante passivo non lasciava presagire nulla di buono in vista del ritorno, ma quattro giorni più tardi, in casa, l’Italia fa il miracolo. Vince di dieci, 37-27, e si qualifica alla seconda fase. In semifinale l’Italia ha affrontato il Belgio ottenendo due solide vittorie che gli hanno permesso di raggiungere il turno decisivo contro il Montenegro. Gli azzurri, proprio contro la nazionale balcanica, hanno realizzato due prestazioni magnifiche, vincendo sia in casa, per 32 a 26, ma anche in trasferta, per 34 a 32 in un 12 maggio dal sapore dolcissimo per tutti gli appassionati di pallamano. 

Ai Mondiali l’Italia è inserita nel girone B e giocherà in Danimarca contro i padroni di casa, vincitori degli ultimi tre Mondiali e delle Olimpiadi di Parigi, e contro Algeria e Tunisia. Il percorso degli azzurri partirà il 14 gennaio contro la Tunisia, poi giocheranno il 16 contro l’Algeria e concluderanno il girone il 18 contro la Danimarca. Davanti alle due compagini africane l’Italia ha l’ambizione di conquistare punti per proseguire il cammino in questo Mondiale. 

Alla vigilia di questa competizione abbiamo sentito Thomas Bortoli, terzino e ala destra della Nazionale, e che gioca nel massimo campionato francese con l’Istres. Con lui abbiamo ripercorso la sua avventura in questo sport, dagli inizi fino ad oggi, passando per gli esordi con Cassano Magnago e la maglia azzurra. Inoltre, abbiamo cercato di capire le differenze il movimento italiano e quello degli altri Paesi europei e come la Nazionale si è preparata in vista di questo importante appuntamento.

Il percorso di Thomas Bortoli

«Ho iniziato a giocare a pallamano dall’età di 6 anni – esordisce Bortoli – Ora ne ho 22, quindi gioco da molto tempo. Ho cominciato nella città in cui vivono i miei genitori e dove vivevo io, che è Cassano Magnago, in provincia di Varese. Ho iniziato a giocare grazie a mio cugino. Da piccolo ho provato altri sport, come calcio e karate, ma la pallamano mi è subito piaciuta di più. Inoltre a scuola, durante le ore di educazione fisica, facevamo dei corsi di pallamano. E poi passavo molto tempo al palazzetto per seguire gli allenamenti e le partite di mio cugino. Da qui è iniziato tutto».

Bortoli ha bruciato le tappe esordendo in serie A nella stagione 2015-2016 a soli 14 anni: «Ho avuto la possibilità di poter esordire con la prima squadra a Cassano. Mi ricordo che eravamo in Trentino a Mezzocorona. In quella partita l’allenatore mi fece giocare molto e riuscii anche a segnare al debutto, quindi ero molto felice, al settimo cielo. L’allenatore era colui che mi aveva seguito sin dal settore giovanile, mi conosceva bene e iniziò a darmi fiducia».

Thomas Bortoli in azione contro la Spagna durante le sfide di qualificazione ai prossimi Europei

Un altro esordio importante della sua carriera è arrivato nel 2020 con la maglia della Nazionale: «Sicuramente indossare la maglia azzurra è un onore. Sappiamo di avere delle grosse responsabilità quando si gioca con la Nazionale, la pressione si fa sentire. Ma sono molto felice di far parte di questo gruppo e di aver esordito in giovane età con la prima squadra nel 2020».

Dopo l’esperienza in Italia, Thomas ha deciso di lasciare il Bel Paese per andare a giocare in uno dei campionati più competitivi al mondo, la Starligue in Francia, tra le fila dell’Istres: «Sapendo che all’estero, in Francia, in Germania o in Spagna, ci sono dei campionati di altissimo livello, avevo voglia di provare nuove esperienze, anche guardando molti compagni di Nazionale che si erano trasferiti. Infatti ad Istres ci giocava Andrea Parisini, che è il capitano dell’Italia. Grazie a lui sono riuscito ad arrivare qui. Ho iniziato a giocare col settore di formazione in Francia e poi con la prima squadra, di cui ora sono uno dei titolari. Questa stagione è iniziata molto bene, dopo poche giornate eravamo già tra le posizioni di testa in classifica. Istres non è una squadra che di solito occupa quei posti e infatti l’obiettivo della società è quello di salvarsi e di restare nella divisione a fine anno. Dopo le prime sette giornate, molto positive, stiamo accumulando una serie di sconfitte. Dopo il Mondiale, a febbraio, ripartiremo con la seconda parte di stagione in cui proveremo a fare di meglio e restare nella divisione».

La crescita della nazionale italiana

La pallamano italiana e quella francese viaggia su due binari diversi e molto distanti tra loro. Le differenze sono molte e si sta cercando di ridurre il gap: «Le differenze maggiori sono a livello di organizzazione. Senza nulla togliere a quello italiano, il campionato francese se non il primo è la seconda miglior competizione per club al mondo. La pallamano è molto più seguita in Francia e a livello di società vengono investiti molti più soldi. Penso che qui sia il terzo o il quarto sport nazionale e, per esempio, se vai nei supermercati vedi i volti dei giocatori di pallamano sulle bottiglie d’acqua. In Italia, invece, se chiedi cosa sia la pallamano, ti risponderanno che si gioca in acqua. Questo fa riflettere. Da qui anche le differenze sul piano delle strutture e del pubblico. Si può giocare in impianti moderni e gremiti, come quello di Nantes, davanti a diecimila persone che ti guardano. Ma in tutti i palazzetti i tifosi si fanno sentire. A livello di gioco siamo su un altro pianeta. Qui vengono giocatori da tutto il mondo, di altissimo livello. Ma i nostri risultati potrebbero far cambiare l’immagine della pallamano in Italia, ottenendo più aiuti e maggiore visibilità».

Thomas Bortoli contro il Belgio

Thomas Bortoli ha fatto parte dello straordinario percorso di crescita della nazionale italiana, che l’ha portata da essere lo zimbello d’Europa ad una Nazionale temibile da affrontare. Tante, secondo lui, sono state le cause e i fattori che hanno permesso ciò: «Un aspetto che ci ha avvantaggiato in quest’ascesa è quello di essere una squadra molto giovane. Insieme a otto dei compagni attuali in prima squadra ho fatto tutta la trafila delle nazionali giovanili. Ci conosciamo da quando eravamo piccoli, giochiamo in Nazionale da diversi anni e abbiamo un’ottima intesa. Poi ci sono figure con più esperienza come Parisini, Davide Bulzamini, Pablo Marrochi, Gianluca Dapiran, Domenico Ebner, che ci hanno aiutato molto quando siamo entrati in prima squadra. Il gruppo è sicuramente un nostro punto di forza. Siamo molto molto uniti sia dentro che fuori dal campo e penso che questo possa fare la differenza anche a livello di gioco. Sul piano individuale, ognuno di noi ha lavorato su se stesso, con la consapevolezza, giunta anche dai risultati ottenuti, che possiamo dare del filo da torcere a chiunque».

Ripensando a quel 12 maggio 2024 i pensieri sono molteplici: «Le emozioni che ho provato in Montenegro sono moltissime. Avevamo pensato anche di tatuarci questa data. È stata una giornata indimenticabile, sportivamente parlando la giornata più bella della mia vita. In più la qualificazione al Mondiale non arrivava da Kumamoto 1997 e quindi ha avuto un sapore speciale. In più davanti a seimila tifosi montenegrini, che sono stati pazzeschi. Tutto era partito dall’andata a Conversano. Abbiamo vinto di sei e quindi potevamo decidere di gestire il risultato e giocare con il punteggio. Invece abbiamo dato il 200% e aver vinto anche la seconda partita è stata la ciliegina sulla torta. La qualificazione ci ha dato una spinta clamorosa, che dobbiamo cercare di far valere sul campo durante il Mondiale».  

L’Italia a novembre è tornata in campo per disputare due sfide di qualificazione per gli Europei del 2026, contro Spagna e Serbia. Contro gli iberici è arrivata la sconfitta di misura per 31-30, contro i serbi, invece, sono arrivati due punti fondamentali in ottica qualificazione. Questi risultati erano impensabili fino a qualche anno fa, ma ora sembra che il gap con diverse nazioni europee si sia ridotto notevolmente: «Sicuramente ci siamo avvicinati moltissimo a queste squadre, possiamo dare fastidio a chiunque e in queste due partite si è visto. Abbiamo perso di uno in Spagna dopo essere stati davanti per tutta la partita. Siamo stati ripresi negli ultimi cinque minuti da una squadra piena di grandissimi giocatori. Come quella serba, contro cui siamo riusciti a vincere da pieni sfavoriti. Abbiamo ricucito il gap ma bisogna ancora continuare a lavorare molto. Non possiamo accontentarci di dove siamo arrivati e dobbiamo cercare di fare quel passo in più per poter ottenere dei buonissimi risultati durante il Mondiale, dove conterà arrivare più lontano possibile».

Un ruolo fondamentale nel raggiungimento di questi bei traguardi lo ha avuto sicuramente il mister Riccardo Trillini, che dopo anni difficili è riuscito a costruire un gruppo molto competitivo: «Si, Riccardo ci segue sin dalla trafila delle nazionali giovanili. Il punto di svolta c’è stato dopo le sfide di qualificazione per il Mondiale del 2021, giocate a Benevento l’anno prima contro Kosovo, Romania e Georgia. Ne perdemmo due, ma riuscimmo a strappare un pareggio. Da lì è stato tutto un crescendo, Riccardo ci ha aiutato moltissimo a livello di gioco e nel lavoro quotidiano in allenamento. Ci motiva tantissimo».

I Mondiali sono alle porte, i preparativi sono terminati: «Le squadre già le conosciamo. Abbiamo già incontrato di recente Algeria e Tunisia e abbiamo lavorato riguardando quelle partite. Dallo staff veniamo aggiornati quotidianamente anche su una chat apposita, tramite la condivisione di video e di schede tecniche».

Thomas Bortoli contro la Svizzera in Yellow Cup

Pensando al girone del Mondiale… «Le partite più importanti saranno le prime due, proprio contro Algeria e Tunisia. Cercheremo di non fare passi falsi. Questa sarà la nostra prima esperienza in un Mondiale, mentre le due nazionali africane sono abituate a giocare queste partite. Hanno uno stile di gioco diverso rispetto a quello europeo. Contro la Danimarca saremo condizionati dai due risultati precedente. Sono i campioni del mondo, inutile fare paragoni. Ma cercheremo di giocarla senza stress, godendoci il momento e vedremo come andrà».

In conclusione, Thomas Bortoli si rivolge ai giovani pallamanisti che decidono di fare un’esperienza all’estero… «È molto importante, la consiglio vivamente. Rifiutai le prime offerte dall’estero perché ero minorenne e andavo a scuola. La scelta non era facile e non mi sentivo pronto. Adesso che sono in Francia da quattro anni posso dire che venire qui è una delle cose migliori che abbia mai fatto nella mia vita. Se i più giovani avessero bisogno di parlare con chi già la sta vivendo, sappiano che possono contattarci per chiedere suggerimenti. Siamo disposti ad aiutarli».

Infine, pensando al futuro: «Mi auguro di continuare a giocare a pallamano ancora per molti anni, riuscendo ad arrivare in un top club e giocare la Champions League. Poi, chissà, magari provare a vincerla. Inoltre vorrei giocare un Europeo con la Nazionale, sarebbe la ciliegina sulla torta».

Claudio Maraglino

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