In un ciclismo sempre più giovane e frenetico, lasciare una squadra Continental a favore di una formazione dilettantistica vecchio stampo è sicuramente un bell’atto di coraggio. In molti preferiscono infatti lasciarsi alle spalle la categoria juniores per lanciarsi direttamente fra i professionisti con l’obiettivo di emulare l’Evenepoel o l’Ayuso di turno.
Chi invece ha deciso di andare controcorrente è stato Luca Cretti che, dopo aver sfiorato il mondo degli èlite con la maglia della Beltrami-TSA, ha deciso di puntare direttamente sugli Under 23 accasandosi all’Hopplà Petroli Firenze Don Camillo. Alla corte di Matteo Provini il 21enne di Sovere ha fatto il salto di qualità cogliendo i primi successi e puntando così direttamente al salto principale.

Luca Cretti con la maglia dell’Hopplà Petroli Firenze
Il 2022 ti ha regalato i primi successi nella categoria Under 23. Cosa è cambiato nel corso di questa stagione ?
“Il passaggio dalla categoria juniores agli Under 23 non è stato così semplice. Ho avuto due anni molto complicati nella squadra in cui militavo, la Beltrami-TSA, dove svolgevamo principalmente gare professionistiche e correndo così meno con i pari età. Non vivendo al meglio quell’ambiente, ho deciso di cambiare trovandomi così in una formazione completamente diversa, in grado di farmi svoltare anche da un punto di vista mentale. Sono infatti molto più concentrato e convinto dei miei mezzi, anche se aver un anno in più ha senza dubbio aiutato ad ottenere più successi”.
Proprio quest’anno hai deciso di lasciare una squadra Continental come la Beltrami TSA-Tre Colli e passare a una formazione dilettantistica come l’Hopplà Petroli Firenze Don Camillo. Quanto ha aiutato trasferirti alla corte di Matteo Provini ?
“Con Provini c’è sempre un rapporto di amore e odio, dipende dai momenti della stagione. Lui è molto esigente però, come la maggior parte delle persone di questo tipo, danno molto e pretendono altrettanto. Nonostante ciò mi sono trovato molto bene e la differenza si è vista”.
Durante la tua esperienza in Beltrami hai avuto modo di partecipare ad alcune delle gare del calendario professionistico italiano, confrontandoti con chi è abituato a percorrere distanze non indifferenti. Quanto può esser utile questo passaggio per la crescita di un giovane come te ?
“Se parti già da un buon livello, correre con i professionisti ti consente di accrescere la propria esperienza e di incrementare la propria condizione, soprattutto se partecipi a delle corse a tappe. Se tuttavia non sei ancora pronto, rischi soltanto di prendere parte a corse di livello superiore al tuo, rischiando così di non finirle e di prender delle batoste difficilmente recuperabili sia a livello morale che fisico. Quando ho dovuto far la scelta di cambiar squadra non ero infatti attirato da una Continental in quanto non ritengo sia così fondamentale compiere questo passaggio”.
Il tuo esempio ricorda come serve a volte pazienza per poter crescere e esprimersi al meglio. La frenesia che coinvolge numerosi corridori e li porta a passare dagli juniores ai professionisti non rischia a lungo andare di rovinare questo movimento ?
“Sono nato negli anni del cambiamento. Era infatti un decennio che non si passava più dagli juniores ai professionisti. Proprio in questo periodo è cambiato tutto perché si va a cercare il fenomeno nelle categorie giovanili. Io sono rimasto per certi versi in un limbo perché mi hanno sempre detto di non esagerare e crescere piano piano, mentre gli altri hanno iniziato a dare tutto sin da subito. Essendo scoppiato da poco questo fenomeno, è ancora presto per dire se questi corridori non riusciranno ad avere carriere longeve. E’ necessario attendere, anche se senza dubbio il rischio di bruciarsi esiste”.

Juan Ayuso e Remco Evenepoel sul podio della Vuelta di Spagna 2022, simboli di questo ciclismo sempre più giovane © Pagina Facebook La Vuelta
Sempre più corridori italiani stanno lasciando il Bel Paese per affrontare questa esperienza all’estero. Come spieghi questa scelta ?
“Sicuramente la possibilità di trasferirsi all’estero e svolgere l’attività in un vivaio di una squadra professionistica è un’occasione unica, anche perché è come esser in una Primavera di una squadra di Serie A per il calcio. Non tutti se lo possono permettere, anche perché in Italia non c’è una squadra World Tour e non esistono veri e propri vivai. L’unica che sta provando a insistere su questa soluzione è la Bardiani-CSF la quale attinge soltanto nella categoria juniores. Tutto ciò penalizza sicuramente il nostro movimento, anche perché all’estero la maggior parte degli Under 23 corre in una squadra Development”.
La presenza di una formazione World Tour italiana potrebbe aiutare a crescere i corridori di casa nostra ?
“E’ probabilmente il motivo principale per cui il ciclismo italiano non è più ai livelli di un tempo. Se non hai una squadra che prende i corridori della propria nazione di affiliazione è difficile arrivar a vincere le gare perché, se i corridori non riescono a parteciparvi, è impossibile raggiungere questi traguardi. Guardando all’estero banalmente esiste l’Israel Cycling Academy o la BikeExchange che punta sugli atleti di quella nazione proprio con l’intenzione di far crescere il loro movimento. Probabilmente se si puntasse su questa soluzione, ci sarebbero molti più corridori del Bel Paese nel World Tour”.
Dando un’occhiata ai tuoi colleghi, ci sono atleti che potrebbero riportare prossimamente ai vertici del ciclismo mondiale ?
“I corridori buoni non mancano. Ho corso il primo anno da Under con Baroncini che lo scorso anno si è laureato campione del mondo. Chiaramente più vai avanti nelle categorie, più diventa difficile perché vai a correre con ciclisti di livello superiore, però le prospettive ci sono. In Italia la tradizione c’è sempre stata, non si cancella tutto in un istante. Stiamo vivendo un periodo difficile, però con calma torneremo”.
Diventare professionisti è il sogno a cui ogni ciclista ambisce sin dalle prime pedalate. Cosa potrebbe servire per vederti ai quei livelli nei prossimi anni ?
“Le basi sono senza dubbio fare risultati e aver tanta pazienza. Ultimamente il nostro mondo è sempre più in mano ai procuratori per cui averne uno può aiutare, però i primi elementi rimangono fondamentali”.

Luca Cretti sul podio del Gp San Luigi di Caselle di Sommacampagna 2022
Tornando alla tua stagione, hai saputo importi sia alla “Bolghera” che al “Gran Premio San Luigi” con un colpo di mano nel finale. Ti si potrebbe definire un finisseur ?
“Fin da quando ho iniziato a correre, non sono mai stato né un corridore veloce né uno scalatore puro da rimaner da solo in salita, per cui l’unica soluzione che avevo era di anticipare negli ultimi chilometri. Tutti i miei successi nelle categorie giovanili sono arrivati così, per cui posso definirmi un finisseur”.
Lasciando per un attimo da parte questi successi, sei apparso particolarmente pimpante anche in gare internazionali come il Trofeo Piva e il Giro del Belvedere. In futuro le grandi classiche potrebbero diventare il tuo ambiente ideale ?
“Già per questo finale di stagione e per la prossima l’obiettivo è di centrare qualche top ten nelle gare internazionali. Ho già notato durante questa primavera che queste prove mosse sono ideali alle mie caratteristiche per cui ci proverò nuovamente”.
Per gli ultimi scampoli di 2022, verrebbe da dire che uno dei principali obiettivi potrebbe esser il Piccolo Giro di Lombardia ?
“E’ una delle gare più belle presenti in Italia per la nostra categoria, motivo per cui non posso nascondere le mie ambizioni. Il fine principale rimane comunque far bene ogni domenica”.
Una vetrina in cui mostrarsi è sicuramente quella offerta dal Giro d’Italia Under 23, una competizione in cui ti sarebbe piaciuto di cogliere una vittoria. Cos’è mancato per poter raggiungere quel traguardo ?
“Al Giro ci tenevo veramente molto. Forse sono arrivato un pochino scarico visto che era tutta la stagione che correvo a livello elevato, tuttavia ciò che ha influenzato negativamente è stato senza dubbio l’assenza di esperienza in questo genere di corse”.

Luca Cretti taglia il traguardo de “La Bolghera” 2022 a braccia alzate
A proposito di miglioramenti, in quale settore ti piacerebbe perfezionarti ?
“Ciò su cui mi sto cercando di migliorare è lo spunto veloce perché arrivare da soli è sempre più difficile. Quando ci si trova in un gruppetto di 4-5 corridori, le doti allo sprint fanno la differenza fra vincere e ottenere un piazzamento”.
Se è vero che ti sei spesso concentrato sul ciclismo, non si può dimenticare che nel 2020 hai ottenuto la maturità scientifica all’Istituto D’Istruzione Superiore “Decio Celeri” di Lovere. Qualora la tua carriera sportiva non dovesse proseguire, quale strada ti piacerebbe intraprendere ?
“Dopo la maturità ho scelto di iscrivermi a ingegneria gestionale all’Università di Brescia, motivo per cui nei prossimi anni proverò a portar avanti parallelamente le carriere sportiva e scolastica. Tutto ciò mi consentirebbe, una volta lasciata l’attività agonistica, di entrare senza grossi intoppi nel mondo del lavoro”.
Tornando in conclusione all’ambito agonistico, nel 2023 punterai al salto di categoria ?
“Sarebbe un sogno passare fra i professionisti, ma per il prossimo anno non ci sono opportunità all’orizzonte. Per questo motivo rimarrò fra gli Under 23 a predisporre le condizioni per compiere il salto nel 2024”.
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