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Chi sarà il MIP della stagione NBA 2021/2022?

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Il MIP NBA, sigla abbreviata di Most Improved Player della National Basketball Association, è molto spesso un premio sottovalutato dai media e dalle luci della ribalta, o comunque che non gode della stessa fama iconica di altri premi individuali. Niente di più sbagliato: il MIP ha una valenza estremamente importante, in quanto si fa portatore di valori intrinsechi quali l’impegno, il lavoro, la dedizione e il miglioramento. Il MIP rappresenta i tenaci, i tosti, i coraggiosi, quelli che hanno saputo reagire ad annate opache ed affrontare le critiche, gli errori, i giudizi affrettati. Quelli che hanno lavorato un’ora in più degli altri, quelli che hanno creduto in sé stessi quando pochi credevano in loro e che sono stati in grado di prendersi la scena, a volte inaspettatamente. Insomma, il MIP è il premio individuale NBA che va al giocatore maggiormente migliorato rispetto alla passata stagione.

Quest’anno, come molti altri sport, anche l’NBA è tornata ad un calendario molto simile a quello classico, dopo gli stravolgimenti del periodo pandemia. Ciò significa che novembre è quel mese in cui iniziano a delinearsi chiaramente le forze in campo e anche i primi giudizi sulle squadre e sui giocatori. E se a livello di franchigie, Warriors e Bulls si sono prese momentaneamente il vertice delle loro rispettive conference, non tutti i premi individuali hanno già il loro grande favorito. Per quanto riguarda il MIP però alcuni nomi sembrano già abbastanza chiari. Premettiamo subito un concetto: i criteri d’assegnazione del MIP si basano su una netta crescita delle prestazioni rispetto alla medie di tutte le stagioni precedenti giocate dal giocatore in NBA. Ciò significa che un Demar DeRozan, in certi momenti straripante in quest’ultimo mese dopo almeno due anni di prestazioni opache, non può considerarsi un candidato per questo premio, in quanto nell’arco della sua carriera NBA ha già dimostrato chiaramente tutto il suo talento.

Per questo abbiamo scelto tre nomi che, secondo noi di Vita Sportiva, hanno sensibilmente alzato il livello del loro gioco e hanno contribuito enormemente alle vittorie delle loro rispettive squadre. Vediamoli:

  • Jordan Poole (Golden State Warriors): la giovane guardia è approdata nella Baia durante il Draft 2019, certamente non l’anno migliore per entrare in questa squadra. Difatti, dopo aver perso Durant e Cousins nella Free Agency e Thompson per infortunio, i Warriors erano in pieno rebuilding. Il minutaggio in quella stagione è stato anche piuttosto interessante per lui, ma le prestazioni non sono mai state convincenti, tanto da essere dirottato per diverse partite in G-League. Quest’anno, invece, complice l’assenza di Klay e l’occasione concessagli da coach Kerr, Poole si è preso convincentemente il ruolo di guardia titolare di Golden State: è passato da una media di 9 punti a partita agli attuali 17.1 PPG. E ancora: dagli 1.9 assist a partita agli attuali 3.3 APG, oltre ad 1.5 palle rubate a partita. Fino ad arrivare all’apice contro gli Hornets: 31 punti e 7 triple. Un giocatore totalmente cambiato, molto più sicuro dei propri mezzi, che non ha paura di prendersi delle responsabilità e provare tiri dall’arco anche forzati, peraltro con ottimi risultati. Il tutto nella stessa squadra di un certo Curry, che tende a monopolizzare l’attacco. Se dovesse alzare l’asticella anche a livello difensivo, oltre ai recuperi, potrebbe essere il favorito numero uno al MIP e permettere a Klay di rientrare con calma;

Jordan Poole

  • Jalen Brunson (Dallas Mavericks): il piccolo grande Jalen non è sicuramente uno di quei nomi che attira su di sé l’attenzione dei media fin dall’esordio, alla Zion per intendersi, ma si è guadagnato in questi anni un posto importantissimo nelle rotazioni dei Mavs. Anche in questo caso siamo di fronte ad una squadra in cui l’attacco e la gestione della palla sono monopolizzati da un giocatore, Dončić, ma Brunson ha saputo individuare il ruolo migliore all’interno della squadra. Dopo tre anni di adattamento, nei quali ha registrato 22 minuti ad allacciata di scarpe, viaggiando a 9 punti e 3.2 assists di media, quest’anno Brunson è diventato la prima alternativa a Dončić in fase di playmaking e penetrazioni quando le difese sono asfissianti sullo sloveno. Jalen è energia pura per Dallas quando esce dalla panchina: grinta, carattere, determinazione e dei grossi attributi che gli hanno permesso di andare oltre quei limiti fisici che tanti pensavano potessero fermarlo. Tiri da tre buttandosi all’indietro, jumper dalla media e layup precisi sfidando tutti i centri NBA (15.3 PPG finora), oltre ad una buona scelta dei passaggi decisivi e ad un’intensità difensiva utilissima. Brunson incarna perfettamente i valori e i principi del MIP e si candida ad essere uno dei principali contendenti;

Jalen Brunson

  • Tyler Herro (Miami Heat): alt, lo sappiamo, in questo nome potrebbe esserci una sorta di contraddizione con ciò che abbiamo detto in precedenza riguardo una crescita delle prestazioni rispetto a tutte le stagioni precedenti. Herro ha giocato dei PO e delle Finals da protagonista nel 2020 ed è difficile pensare a lui come ad un papabile MIP. Il MIP però si basa sulle prestazioni della Regular Season, e Herro nella sua prima stagione non ha registrato grandi numeri: 13 punti, 4 rimbalzi e 2 assist di media a partita in poco meno di 27 minuti. La scorsa stagione poi è stata abbastanza opaca per l’eclettica guardia del Wisconsin. Quest’anno però il suo talento sembra definitivamente sbocciato: i numeri dicono 21.9 punti, 4 assists e 5.7 rimbalzi di media a partita, cifre veramente importanti. Ma i numeri qui contano relativamente: Tyler è a tutti gli effetti la prima scelta offensiva degli Heat assieme a Butler. Con la differenza però che per le difese avversarie è davvero un rebus, a causa dell’ampio arsenale di cui Herro dispone in attacco. Oltre al tiro da tre, che non gli è mai mancato, la giovane guardia ha aggiunto tutta una serie di soluzioni dentro l’area: il jumper dalla media è diventato letale, il floater per anticipare le difese è sempre più preciso e non ha paura di buttarsi in penetrazione, proprio come il suo maestro Jimmy. E poi c’è tanta sicurezza, velocità e un killer instinct innato che lo rendono speciale. Attenzione a Herro per il MIP.

Tyler Herro

Oltre a questi nomi, che per ora sono probabilmente quelli che hanno sorpreso di più, si stanno aggiungendo anche quello di Lonzo Ball, uno degli artefici del grande avvio di stagione dei Chicago Bulls, e quello di Miles Bridges degli Hornets: quella di quest’ultimo sembra essere una vera e propria esplosione e viaggia ad oltre 20 punti e 7 rimbalzi a partita, rispetto ai ben inferiori 12.7 punti e 3.8 assist della scorsa stagione. In più, si è ritagliato una grande centralità nel nuovo elettrizzante sistema offensivo di Charlotte.

Per ora sono ancora tutte ipotesi e previsioni, ma già verso fine gennaio probabilmente avremo i tre candidati definitivi di quello che è a tutti gli effetti un premio estremamente importante.

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Edoardo Brunello
Calciatore, cestista e pilota di F1 professionista. Ahimè no. Studio però Web Marketing & Digital Communication dopo una triennale in grafica, e spero di poter unire le mie due grandi passioni, sport e comunicazione, facendole diventare il lavoro della mia vita.

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