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Opening Weekend: l’eterno ritorno dell’uguale

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C’è sempre grande attesa attorno all’opening weekend, il primo di sei fine settimana (con piccole concessioni infrasettimanali) dedicati alle classiche del nord.

La tradizione vuole che la campagna delle classiche si apra con l’accoppiata Omloop Het Nieuwsblad, il sabato, e la Kuurne-Bruxelles-Kuurne, la domenica. Ormai è consolidato il dominio della Jumbo-Visma, ora Visma Lease a Bike, in questo weekend inaugurale.

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Negli ultimi tre anni, solo la Kuurne-Bruxelles-Kuurne del 2022 è stata vinta da una squadra diversa dalla Visma-Lease a Bike, precisamente dalla Alpecin-Deceuninck, grazie a Jasper Philipsen. Eccetto questa vittoria, la striscia di successi della squadra neerlandese è stata fenomenale. Omloop 2022 con Wout van Aert, Omloop 2023 con Dylan van Baarle, Kuurne 2023 con Tiesj Benoot.

In aggiunta, nel weekend sono arrivate le vittorie di Jan Tratnik all’Omloop Het Nieuwsblad e di Wout van Aert alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne.

Da qualche anno, la corazzata dei calabroni si presenta come la squadra da battere in ogni appuntamento, vantando una squadra di All Stars. Quest’anno nel dream team delle classiche si è aggiunto Matteo Jorgenson, grandissimo prospetto americano proveniente dalla Movistar.

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Ciò che li rende imbattibili è la chimica e il sacrificio di squadra. Che parte anche dalle prime linee, pronte a fare di tutto per i compagni. Questo è un elemento che non sempre è stato presente in altre squadre, sia oggi che nel passato.

Delle due gare, l‘Omloop Het Nieuwsblad è stata sicuramente la più interessante da guardare. Forse per il chilometraggio (205 km a febbraio sono molti) e per la conformazione del percorso, che rende la corsa particolarmente dura.

Oltre alla serie di muri storici, c’è l’accoppiata di muri finali Muur-Kappelmuur e Borsberg, che spezzano le gambe e spesso risultano decisivi per l’esito della corsa.
Nella Kuurne, invece, le difficoltà si concentrano nella parte centrale del percorso. Con l’ultimo muro a -70 km. Questo consente spesso alle squadre dei velocisti di riorganizzarsi per lo sprint. A meno che la Jumbo non decida di fare corsa dura, come negli ultimi due anni.

In questo articolo, quindi, andremo a raccontare l’opening weekend della stagione 2024.

Omloop. Chi vince ha sempre ragione.

Come previsto, l’Omloop è esplosa quasi immediatamente. Mentre si permetteva ai nove corridori in fuga (tra cui il nostro Luca Mozzato, in forza alla Arkea b e b Hotels), di guadagnare qualche ripresa televisiva, la Visma Lease a Bike ha deciso di scatenarsi.

La prima accelerazione è arrivata a meno 63 chilometri, sul Valkemberg, grazie a Dylan van Baarle. Inizialmente, è riuscito a portare via un gruppo di una decina di corridori, tra cui altri tre della Visma (Wout van Aert, Christophe Laporte e Matteo Jorgenson), ma il gruppo è riuscito a reagire. Sul Wolvemberg, a 54 chilometri dal traguardo, è stato Jorgenson a dare il via all’azione, facendo esplodere il gruppo.

Dietro all’americano si sono lanciati Wout van Aert e Christophe Laporte, insieme ad Arnaud de Lie (Lotto-Dstny), Thomas Pidcock (Ineos Grenadiers), Tom Skuijns (Lidl-Trek) ed un ritrovato Gianni Moscon (Soudal Quickstep), che però ha poi mollato la presa qualche chilometro dopo.

I sei rimasti hanno collaborato bene e sono riusciti ad accumulare un vantaggio di un minuto e dieci sul gruppo che nei chilometri si era riorganizzato. Man mano che si avvicinava il finale, si sono visti timidi attacchi per cercare di mettere in difficoltà la Visma Lease a Bike e per ridurre la loro superiorità numerica. A 31 chilometri dall’arrivo , sul Berendries, è stato Tom Skuijns a tentare l’attacco, seguito immediatamente da van Aert. L’unico effetto sortito è stato tagliare le gambe a Tom Pidcock.

Dieci chilometri dopo, è stato il meno quotato dei corridori della Visma a provare a sorprendere il resto della compagnia. Inizialmente Jorgenson ha guadagnato terreno ma non è riuscito a staccarsi.

Anche il GPS ha aggiunto suspense. Mentre la grafica segnalava un minuto di vantaggio per i fuggitivi, sono piombati su di loro prima Tim Wellens (UAE Team-Emirates) e poi l’ombra del gruppo. Proprio prima dell’inizio della accoppiata Muur-Borsberg.

Sul Murr-Kappellmuur è stato Arnaud de Lie a provare il colpaccio, decidendo di scuotere il gruppo e mettendo quasi in difficoltà Wout van Aert. Dietro di loro tutto il gruppo in fila indiana ha cominciato a crederci vedendo i fuggitivi poco avanti.

Jorgenson, esausto davanti, è stato ripreso dal gruppo. Da quest’ultimo è poi emerso Ivan Garcia Cortina insieme a un’altra decina di uomini, tra cui Jan Tratnik e Nils Politt, rispettivamente Visma-Lease a Bike e UAE Team-Emirates, che a meno di 9,3 chilometri dal traguardo hanno deciso di fuggire. Nel frattempo nel gruppo principale i corridori della Visma hanno iniziato a bloccare ogni tentativo di inseguimento per favorire la coppia davanti, consapevoli dello spunto veloce dello sloveno.

La volata tra i due è stata vinta agevolmente da Jan Tratnik e sui social si sono scatenate molte discussioni sull’atteggiamento di Politt. Secondo molti il tedesco avrebbecorso per il secondo posto, sapendo di essere battuto in volata. Il tedesco non è però da biasimare.
Quando sei lì per giocarti quella che potrebbe essere la vittoria della tua carriera e sei consapevole che dietro non hai compagni di squadra veloci, l’unica cosa da fare è giocarsela al meglio delle proprie possibilità.

A completare il podio c’era, come al solito, Wout van Aert.

Sarebbe interessante discutere anche della tattica discutibile della Visma-Lease a Bike. Forse avrebbe potuto evitare il tentativo di Jorgenson, avendo così la possibilità di arrivare al traguardo di Minove con tre uomini su sei e organizzare un mini leadout per van Aert o Laporte. Giocandosi così la vittoria allo sprint, oppure provando a far la differenza sulla accoppiata finale con uno dei capitani.

La superiorità numerica avrebbe potuto aiutarli.

Un’altra chiave di lettura può essere quella per cui la condizione di de Lie abbia spaventato anche loro e quindi non si sono sentiti sicuri di portare la gara fino alla volata ristretta. Mentre il giovane belga ha sempre collaborato negli attacchi della Visma-Lease a Bike, sapendo di potersi giocare le sue carte contro questi avversari formidabili.

Però chi vince ha sempre ragione, si dice.

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La differenza tra la Visma Lease a Bike e il resto del gruppo si manifesta soprattutto nella profondità della rosa di corridori. Questo consente loro di adattarsi meglio a qualsiasi situazione in corsa. Così, Tratnik ha colto l’occasione per scappare nel momento opportuno. Sapendo di avere dietro di sé il campione europeo, il campione neerlandese e un fenomeno assoluto a fare da stopper, un motivo in più per sentirsi sicuro dei propri mezzi.

Kuurne-Bruxelles-Kurne

La corsa degli asini si è risolta in poco meno di 10 km. Come anticipato, le difficoltà si trovano a metà percorso, quindi per coloro che non vogliono un ampio sprint è necessario fare corsa dura fin dall’inizio. Ed è così che Dylan van Baarle, a 92 chilometri dall’arrivo, decide che è il momento giusto per scatenare la gara.

Ai meno 87 è Wout van Aert a dare l’accelerata decisiva. Il belga si porta dietro Laurence Pithie (Groupama-FDJ), Oier Lazkano (Movistar) e Tim Wellens. I quattro si avvantaggiano e il gruppo dietro si ferma. Complice anche Tiesj Benoot (Visma-Lease a Bike), delegato a rompere i cambi degli inseguitori, e Matteo Jorgenson, che si pianta alla ruota di Matej Mohoric (Barhain-Victorius), dandogli qualche cambio non appena il vantaggio diventa ragionevolmente alto da non poter più raggiungere la testa della corsa. Davanti, van Aert accelera sul Kluisberg per staccare Pithie, l’unico contendente su carta per una volata. Poi è tutto un gestire i timidi tentativi di Wellens e Lazkano e il belga ha vita facile sui due che finiscono rispettivamente al secondo e terzo posto.

Obiettivi futuri

Non sappiamo se la Visma-Lease a Bike abbia intenzione di fare un filotto di semiclassiche belghe come lo scorso anno, mancando però i grandi obiettivi come Fiandre e Roubaix. Sappiamo però che anche quest’anno sono la squadra più forte delle classiche al mondo. Può capitare che ci siano fenomeni come Mathieu van der Poel o Tadej Pogacar in grado di reggere l’urto e di renderli anche inoffensivi. Ma come struttura sono incontenibili. Anche le seconde e terze linee sono capaci di vincere e rendere la corsa veramente infernale per i concorrenti.

Di sicuro non si accontenteranno solo delle semiclassiche. Infatti è palese che gli obiettivi rimangano sempre le classiche monumento della primavera. La Milano-Sanremo, con Laporte e Kooij papabili per la vittoria finale, e le classiche delle pietre (Ronde van Vlanderen e Parigi-Roubaix) con Wout van Aert. Nelle prime uscite, Wout sembra essere tornato ad essere straripante come non lo era mai stato nella scorsa stagione. Vedremo se questo sarà sufficiente per togliere l’onta di eterno piazzato che, ingiustamente, gli è stata affibbiata.

Chissà se con il cambio nome cambierà anche il risultato nelle monumento o sarà un eterno ritorno dell’uguale.

Immagine in evidenza: ©Tornanti.cc

Giuseppe Sassano

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