Rugby

Sei Nazioni 2025: nuove sfide e vecchie tradizioni

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Rugby has never been has hot as it is right now. Comincia così il secondo capitolo della docuserie Netflix Full Contact e non potrebbe essere più vero. Anche questo febbraio la serie tv accompagnerà il ritorno in campo del Sei Nazioni, il cui calcio d’inizio è fissato proprio per questo weekend.

Il rugby si avvia verso una era differente: il regolamento si evolve di continuo, mentre si cerca di raggiungere sempre di più il grande pubblico. Alcune sfide che anche il torneo più antico del mondo ovale si trova ad affrontare, con l’obbligo di non deludere le aspettative. Nel frattempo, in campo, le gerarchie sembrano meno definite e l’Italia ha smesso di essere l’ultima della classe.

Il trailer della nuova serie Netflix sul Sei Nazioni, il più recente tentativo di marketing su grossa scala del torneo dell’emisfero nord

Nuove sfide all’orizzonte

Si discute parecchio di come l’approccio cinematografico al rugby potrebbe stravolgerne la narrazione, nel tentativo tuttora incompiuto di trasformare un prodotto di nicchia in qualcosa di davvero appettibile al grande pubblico. Non soltanto attraverso le serie TV.

Gli ultimi adattamenti del regolamento voluti da World Rugby vanno infatti in questa direzione. Ridurre i tempi morti al fine di spettacolarizzare il gioco, cercando d’altro canto di tutelare sempre la sicurezza degli atleti. Due approcci che per ora faticano a coesistere e presto potrebbe farne ancora di più le spese una competizione legata alla tradizione e ai suoi tifosi come appunto il Sei Nazioni.

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Un tifoso scozzese in kilt posa davanti al Principality Stadium di Cardiff

A riguardo, tra le regole in fase di sperimentazione per l’edizione 2025 figurano tempi ridotti per preparare mischie, touche e calci tra i pali, nonché un utilizzo più invadente del TMO (television match official, ndr). Sarà possibile inoltre sostituire un giocatore espulso dopo venti minuti dal cartellino rosso, sebbene solo in alcune circostanze non chiaramente definite.

Se il rugby cambia, le nazionali storiche dovranno cambiare anch’esse per non restare indietro, adattandosi di volta in volta al metro arbitrale. Resta comunque da valutare quale sarà l’impatto sugli appassionati, da qualche tempo più inclini alle critiche. Non è più il rugby di una volta, questo è certo.

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L’arbitro Luke Pearce annulla una meta all’Irlanda dopo l’intervento del TMO

Destini incrociati Oltralpe

Non cambia solo il gioco: lo stesso destino del Sei Nazioni potrebbe risultare meno circoscritto alla corsa a due tra Irlanda e Francia.

Proprio l’Irlanda del coach ad interim Simon Easterby potrebbe centrare uno storico three-peat, sebbene la squadra sia leggermente meno dominante che in passato. D’altra parte, nessuna nazionale ha mai vinto tre edizioni consecutive del Sei Nazioni.

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L’albo d’oro del Sei Nazioni

A mettere i bastoni tra le ruote al gruppo capitanato da Caelan Doris ci saranno appunto i Bleus, in ottima forma e forse ancor più favoriti al titolo. In una Francia che sembra il cast Ocean’s Eleven, si rivede il giocatore più chiaccherato del globo: Antoine Dupont. Dopo il trionfo olimpico all’ombra della Tour Eiffel, il mediano di mischia di Tolosa è già tornato alla corte di Fabien Galthié, deciso a completare quanto iniziato nel 2021.

Non inizia invece con il solito clima di festa il torneo scozzese: Gregor Townsend perde la star Sione Tuipulotu a causa di un infortunio prima ancora di iniziare. Toccherà perciò ai suoi vice Rory Darge e Finn Russell far sì che la nazionale del cardo si scolli finalmente il soprannome di scheggia impazzita.

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Anche al di qua del Vallo di Adriano l’infermeria ha già il suo bel da fare, con assenze di peso come il tallonatore ed ex capitano Jamie George. La sua esclusione dalla fascia in favore di Maro Itoje ha destato diverse polemiche; un cambio di rotta però quasi obbligato per coach Borthwick visto gli ultimi risultati negativi. Non sarà perciò solo la possente seconda linea londinese ad avere maggiori responsabilità: l’Inghilterra è messa alle corde. Questo Sei Nazioni dovrà essere per forza un turning point, nella speranza di non vedere più il solo e unico Marcus Smith brillare sul prato di Twickenham.

Storia molto più drammatica poi quella del Galles di Warren Gatland, che con Jac Morgan cambia il terzo capitano nel giro di 12 mesi. La sensazione però è che nemmeno stavolta basterà qualche volto nuovo per far uscire i Dragoni dal periodo più nero della loro storia. Si prospetta così un canto del cigno per l’allenatore neozelandese, che, pur sulla graticola, non nasconde di puntare alla vittoria finale.

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Il match tra Galles ed Inghilterra è sempre una battaglia: qui Maro Itoje lotta in touche con Dafydd Jenkins

Viene però da chiedersi se vedremo effettivamente sul campo questa dichiarata competitività, uno dei grandi cavalli di battaglia del torneo dell’emisfero nord.

Quesada, vogliamo il bis!

In questo contesto di grandi aspettative si colloca anche la migliore Italia di sempre: la nazionale di Gonzalo Quesada. Oltre all’allenatore argentino, il merito va anche agli stessi Azzurri, capaci di alzare definitivamente l’asticella l’anno passato. Un pareggio e due vittorie consecutivi dopotutto parlano da sé, in un torneo in cui l’Italrugby è arrivata ultima in 18 edizioni su 24 disputate.

Questo però significa solo una cosa: la pressione ora è alta. La squadra è rodata, ma la coperta è corta. In mezzo al campo i trevigiani Ignacio Brex e Tommaso Menoncello saranno chiamati ad ulteriori straordinari. Un discorso estendibile in parte anche al triangolo allargato, privo della giovane promessa Lorenzo Pani, marcatore della meta del torneo nel 2024.

https://youtu.be/M_ARnlr3mUQ?si=7HNXFIeFcxLmQ38t

Non bastano più quindi solo il talento e la grinta alla nazionale, come dimostrato in autunno contro i temibili All Blacks. Per avere continuità di risultati, a capitan Michele Lamaro e company viene richiesta maggior lucidità. Solo così gli Azzurri potrebbero emergere vincitori dai momenti più difficili; magari ribaltando drammaticamente il match, come l’anno scorso contro la Scozia.

Anche se conquistare il Sei Nazioni appare ancora un’impresa impossibile, il futuro della nazionale italiana resta comunque più roseo che mai. Speriamo allora che la fortuna aiuti gli audaci.

Immagine in evidenza ©INPHO/Billy Stickland

Samuele De Rossi

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