Rory McIlroy con la conquista dell’ultimo torneo di golf della stagione del DPWorld Tour e il sesto titolo nella Race to Dubai ha raggiunto Severiano Ballesteros nella classifica dei plurivincitori. Ballesteros, definito universalmente il “Picasso del golf”, ha rappresentato, numeri e classifiche a parte, senza ombra di dubbio, il Golfista. Il golfista che per carisma e personalità ha portato questa disciplina sportiva a divenire popolare e conosciuta ben oltre i confini dei golf club dell’epoca.
Embed from Getty ImagesSeveriano Ballesteros Sota, detto Seve, spagnolo, è nato nel 1957 e scomparso nel 2011 per una grave malattia. Ha guidato i vertici mondiali del golf in fatto di classifiche per anni. Il suo “esordio” nell’olimpo dei grandi sportivi è datato 1976. Quando a soli diciannove anni conquista il secondo gradino del podio al British Open. Una settimana prima stava ancora aiutando suo padre a portare il fieno nella fattoria di Pedreña, località cantabrica affacciata sul Golfo di Biscaglia.
Discendente di una vera e propria dinastia di golfisti, Seve Ballesteros ha nella sua bacheca personale la conquista per cinque volte di uno dei tornei Majors negli anni tra il 1979 e il 1988, (in due casi il Masters). Notevole anche il suo percorso nella Ryder Cup: vittorioso per cinque volte con la squadra europea, di cui è stato giocatore e capitano.
La salute non è stata grande amica di Seve Ballesteros che, però, con la sua proverbiale energia, man mano che la forma lo abbandonava, si è dedicato alla creazione del Seve Trophy ed all’attività di progettista di percorsi. Seve Trophy è stato un torneo di golf che si svolgeva ogni due anni tra una squadra che rappresentava la Gran Bretagna e l’Irlanda, e l’altra l’Europa continentale. Il torneo Seve Trophy ha “colmato” gli anni in cui non c’era la Ryder Cup. Si è svolto otto volte dal 2000 al 2013 (nel 2009 con la denominazione “Vivendi Trophy con Seve Ballesteros”, nel 2011 “Vivendi Seve Trophy”, nel 2013 “Seve Trophy by Golf+”).
Il Ballesteros Picasso: all’Ugolino nel 1983
Seve Ballesteros nel 1983 era sicuramente un golfista già di portata mondiale, ma quello che avvenne all’Ugolino Golf Club di Firenze ha rappresentato un segno indelebile del Ballesteros sportivo e in generale del golf. “C’è un istante che rimane lì piantato eternamente” canta Ligabue e la frase è perfetta sintesi della magia di Ballesteros, il Picasso del golf. Proprio in Italia, agli Open nell’anno successivo ad un altro ricordo “che rimane lì piantato eternamente”. Spagna 1982, la patria di Ballesteros, mondiali di calcio. “Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo” con la voce che regalava emozioni insuperabili di Nando Martellini a dire al mondo che l’Italia era la nazionale di calcio sul gradino più alto dei cinque continenti.
Ma questa è un’altra storia. Un anno dopo, in Toscana, dolci colline, dal calcio al golf, dallo sport più popolare, conosciuto, praticato a quello che in quel periodo inizia a farsi conoscere oltre i rigidi confini di golf club e circoli. Canale 5 e Mario Camicia, infatti, svelano al grande pubblico, a tutti coloro che amavano lo sport in tv e sino a quel momento erano abituati ad ammirare in quella “scatola” che iniziava a trasmettere a colori, il calcio. E anche ciclismo, basket, volley, motori e boxe, che potevano regalare emozioni e tenere incollati allo schermo alle ore più impensabili, così come quel suggestivo spettacolo di verde. Uno sport dove si alternano atleti vestiti più da salotto che da campo sportivo, che un colpo dietro l’altro provano ad avvicinarsi con la pallina alla buca finale.
E proprio quell’azione che il golf concede passo dopo passo, tra strategia e fortuna, tra colpo chirurgico e spinta favorita da eventi atmosferici, per giungere al “traguardo”. Per Seve Ballesteros divenne, invece, un colpo solo, una magia. Seve diviene per sempre “il Picasso del golf”.
Fresco di una vittoria al Masters di Augusta e in una competizione che vedeva “schierati in campo” big del calibro di Greg Norman, Sam Torrance e gli italiani Costantino Rocca e Baldovino Dassù, l’artista Seve mette la firma al suo capolavoro.
“Devo fare un eagle”
Quarta e conclusiva giornata di gara, primo maggio del 1983. Festa dei Lavoratori, campo gremito di appassionati. Seve Ballesteros due colpi dietro Ken Brown dalla Scozia. Buca 9, (all’epoca era la 18), un par 5 di 450 metri. Il Picasso del golf lo dichiara: “devo fare un eagle” (ottenere uno score di -2 sul par della buca). Seve colpisce, supera il green e poi prende il ferro 9. I presenti non potevano immaginare che la magia superasse la realtà. Uno sport diviene incantesimo. Ballesteros “tocca” la palla, il green viene percorso inesorabilmente, silenzio assordante si direbbe. Tutti concentrati a guardare l’impossibile che diviene possibile: la pallina riempie la buca, si accomoda al suo interno come un ospite atteso. Ovazione.
Ballesteros alza le braccia in segno di trionfo. Un’immagine indelebile. E scolpita per sempre nella memoria è anche la data. Chi passa vicino al green della buca 9 all’Ugolino incontra una targa commemorativa. 1° maggio 1983, qui c’è stato il Picasso del golf. Un mese dopo un altro sport veniva conosciuto dal grande pubblico, proprio come il golf, la vela. A giugno del 1983 a Newport, infatti, prendeva il via la prima edizione della Coppa America con una barca italiana “Azzurra”, altra storia prima o poi da ricordare e raccontare.
Il Ballesteros riconosciuto come capitano carismatico
Seve è stato indiscutibilmente un valore aggiunto per i successi della Ryder Cup europea degli anni Ottanta e Novanta, e critica ed esperti gli hanno riconosciuto di essere stato un eccezionale uomo squadra. Una definizione non da poco in uno sport solitamente individualistico.
Il Ballesteros Picasso del Golf diventa eroe
Ballesteros il Picasso del golf è morto a soli cinquantaquattro anni, ma ha combattuto come un leone contro un tumore al cervello. Un malore improvviso all’aeroporto di Madrid nel 2008, quattro operazioni, cicli di chemioterapia. Nel 2011 per un aggravamento del quadro neurologico il suo addio nella sua casa di Pedreña, in Cantabria, nel nord della Spagna.
Ha emozionato il pubblico da golfista prima e da uomo combattente contro una grave e micidiale malattia poi. Ha ricevuto applausi sempre e comunque. Il classico uomo straordinario.
Ballesteros il personaggio delle serie tv
Due prodotti cinematografici in particolare immortalano sul grande schermo Ballesteros. “Seve-La forza dei sogni” e “Seve”. Il primo, datato 2014, per la regia di John-Paul Davidson con Jose Luis Gutierrez, José Navar, Maria Molins, Alvar Gordejuela, Adrian Salzedo, Quim Àvila, Nil Cardoner, Manuel Menárguez. Il secondo del 2021 diretto da Hugo Stuven, disponibile di recente su Rakuten TV. In entrambi i casi il racconto per immagini del mito Ballesteros. Ma anche la sua gioventù, la parte personale, il suo amore per il golf. Le testimonianze di “colleghi” e amici, la dimostrazione che chi lo ha conosciuto, ha potuto vivere da vicino, un uomo e un golfista fuori dall’ordinario.
Il futuro del golf dopo Ballesteros
Rory McIlroy che con il sesto titolo nella Race to Dubai ha raggiunto Severiano Ballesteros al secondo posto nella classifica dei plurivincitori, avvicinandosi allo scozzese Colin Montgomerie, leader assoluto con otto. McIlroy è sicuramente la nuova stella del golf, ma non vanno dimenticati gli italiani,
Manassero e Migliozzi, che hanno vissuto una stagione densa, comunque, di soddisfazioni. Il golf come tradizione non si ferma mai ed ha vissuto in questi giorni il BMW Australian PGA Championship al Royal Queensland GC di Brisbane al quale hanno partecipato Renato Paratore e Filippo Celli.
Immagine in evidenza: ©X, GolfMonthly
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