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Uno per tutti, tutti sul ghiaccio: Mattia Giovannella e il sogno azzurro del curling

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Intervista a cura di Marco Cangelli e Mirko Efoglia

Il curling è stato per anni considerato un po’ la “Cenerentola” degli sport olimpici, l’esempio perfetto per ricordare quanto a volte i Giochi siano strani. Sbarcata nella coscienza popolare degli italiani in occasione delle Olimpiadi di Torino 2006, questa disciplina ha ricevuto la vera consacrazione quasi due decenni dopo grazie all’oro conquistato da Amos Mosaner e Stefania Constantini a Pechino 2022 facendo scattare la scintilla che ha riposto l’attenzione non solo sul duo magico, ma sull’intero movimento guidato dall’ormai celebre Team Retornaz.

Uno dei componenti fondamentali del quartetto che sta conquistando il globo è Mattia Giovannella, 25 anni da Cembra e vice-skip di una formazione che è pronta a ritagliarsi un posto d’onore durante la rassegna iridata in programma a Ottawa dal 1 al 9 aprile prossimi. Un appuntamento per coronare una stagione che ha visto Giovannella e compagni infiammare il ghiaccio di diversi continenti giocando al pari delle migliori formazioni.

Partiamo dall’evento più recente, l’ultimo torneo in preparazione dei mondiali: l’Aberdeen International Curling Championship. Siete soddisfatti del risultato?

Partiamo dal presupposto che questo torneo non è importante soltanto perchè parte del World Curling Tour, ma anche perchè è posto poco prima della rassegna iridata ed è un’ottima occasione per arrivarci con la miglior condizione. Vi accedono squadre particolarmente competitive per cui arrivare in finale non è stata solo una bella soddisfazione come sempre, ma abbiamo dimostrato di aver giocato bene. Abbiamo fatto un po’ di fatica nelle prime fasi perchè l’ultima competizione giocata era lontana per cui abbiamo dovuto riprendere un po’ il ritmo nelle prima fasi, però poi abbiamo gradualmente alzato i giri del motore e ci è rimasto solo il rammarico di non aver vinto la finale”.

La finalissima persa all’extra end contro il secondo team scozzese, capitanato dallo skip Ross White, brucia o da’ la carica per i mondiali?

E’ già un bel traguardo arrivare lì e poi ovviamente la vuoi vincere. Ci brucia un po’ perchè avevamo delle buone chance per portare a casa il successo, ma non siamo stati molto precisi, abbiamo sbagliato qualcosina e abbiamo lasciato la possibilità al team White di rimanere in partita. Sicuramente la formazione scozzese è di un certo livello per cui abbiamo svolto una partita su ritmi elevati e che abbiamo perso per un pelo”.

Dopo la cronaca sportiva veniamo a te, Mattia. Rivesti il ruolo di vice-skip (lead) nel Team Retornaz, cosa significa? Che compiti devi svolgere?

Lo skip è colui che detta la strategia di gioco della partita. Nella nostra squadra è Joel per cui, quando lui va a lanciare, deve esserci un giocatore che fa le sue veci e in questo caso sono io. Sono stato scelto perchè abbiamo Sebastiano e Amos che sono due ottimi swipper per cui sarebbe un peccato toglierli da quel ruolo e anche perchè si presenta lo stesso assetto quando al mio posto c’era Simone Gonin per cui non abbiamo voluto apportare troppi cambiamenti. Il vice-skipper è comunque molto importante perchè il curling è uno sport che prende il lancio della stone, ma ogni lancio è di squadra e quindi va controllato nel migliore dei modi”.

Il lead spesso ha in mano un cronometro per misurare la velocità della stone, quanto è importante capire il ghiaccio? E come può variare nel corso della partita?

Partiamo dal fatto che ogni competizione si ha un ghiaccio diverso. Ovviamente nei tornei di maggior rilievo si cerca di preparare un terreno in buone condizioni e che consenta di realizzare grandi prestazioni. Solitamente durante l’incontro le condizioni del ghiaccio dovrebbero rimanere abbastanza invariate, ma proprio in Scozia abbiamo trovato una situazione molto difficile, con cambiamenti improvvisi proprio nel finale di partita. Lì realmente bisogna star attenti, leggere ogni boccia perchè, se cambia il ghiaccio e non te ne accorgi, getti al vento numerose stone e incappi in sconfitte”.

Mattia Giovannella con il bronzo agli Europei di curling 2023 © Profilo Instagram Mattia Giovannella

Le Olimpiadi sono state sicuramente il trampolino di lancio per il curling perché, dopo l’oro di Mosaner e Constantini, tutti hanno iniziato a considerarvi non più come una “simpatica attrazione” dei giochi. Avete recepito anche voi questo cambio di paradigma?

Sicuramente il curling in Italia è uno sport che non ha gran seguito. Non aveva moltissimi fan prima delle Olimpiadi, dopo la storica impresa di Amos e Stefania la nostra disciplina ha preso più piede. Infatti ho avuto modo di percepire questa situazione notando come numerose persone ci pongono domande, arrivano messaggi che prima non arrivavano e c’è più conoscenza a livello generale. Non c’è ancora un culto come altri settori, ma questo è dato probabilmente dal fatto che il curling in Italia è arrivato tardi e non ha una grande tradizione ed è inoltre uno sport un po’ particolare, in prima battuta serve il ghiaccio per cui non può esser praticato in tutta la penisola, in seconda è comunque abbastanza bizzarro. Speriamo di continuare a portar a casa buoni risultati e far così appassionare sempre più persone e portarle sul ghiaccio, anche se nel nostro paese abbiamo il limite di non aver molti impianti”.

Dopo il Mondiale a Las Vegas dell’anno scorso sei diventato titolare nel team Retornaz, senti più pressioni addosso? Come avete fatto a trovare la giusta alchimia?

Credo di non aver più pressione di prima perchè è sempre lo stesso sport. Sono cambiati sì i compagni di squadra, ma mi sono trovato con atleti che già conoscevo da molti anni e che sono anche miei amici. E’ vero che ho cambiato squadra per cui ci può essere un po’ più di tensione nelle prime partite, però se l’ingranaggio gira, si riesce a integrarsi e a farlo in poco tempo. Quest’anno abbiamo trovato quel non so che ci consente di giocare bene in ogni momento e, tranne che in un grande Slam, siamo sempre arrivati ai play-off realizzando una stagione fantastica. Non so se abbiamo trovato la quadra o cos’altro, però speriamo di andar avanti così”.

Veniamo all’inverno 2022/2023, domanda a bruciapelo: meglio essere davanti a tutti i team canadesi nel World Ranking o vincere uno Slam ?

Sicuramente star in quelle posizioni del ranking è veramente difficile perchè le canadesi hanno molte competizioni interne che gli portano punti. Nonostante il ranking consenta alle prime dieci di partecipare a uno Slam, vincerlo è una sensazione unica perchè è come conquistare la Champions League del curling”.

A proposito di Slam, in dicembre avete vinto il WFG Masters battendo Mouat (che è un po’ la vostra nemesi), raccontaci un po’ la finale. Quali sono state le emozioni che avete provato?

Mouat l’abbiamo incontrato diverse volte, purtroppo ci ha battuto in semifinale agli Europei. In passato ci aveva anche sconfitto pesantemente, però lo Slam è stata la nostra rivincita. Vedere che due squadre europee arrivano in finale è certamente un grande smacco per i canadesi, arrivarci da sfavoriti e riuscir a fare una partita di alto livello come abbiamo fatto noi è stata una cosa perfetta perchè siamo riusciti a far la differenza nel momento giusto. Ci hanno battuto poi in finale al Perth Master, ma lì contava meno che al Grande Slam”.

Da ottobre ad oggi avete letteralmente girato il mondo, sopratutto in Canada, mietendo una serie di successi. Come si gestiscono tutti questi mesi lontano da casa e se questo livello di gioco ha portato ad una crescita del gruppo ?

Le stagioni sono lunghissime perchè iniziano ad agosto e l’ultimo appuntamento per quest’anno è la Champions Cup che finirà il 10 maggio. Quasi tutto l’anno sei quindi sul ghiaccio e sei in giro per il globo. Bisogna programmare le annate al meglio perchè ci sono momenti in cui devi spingere e altri meno, perchè è difficile entrar in forma a ottobre e rimanere al top fino ad aprile. Ci saranno dei momenti al top e altri no, fondamentale però è trovare un equilibrio che ti consenta di aver la condizione migliore nelle rassegne maggiori. Stando così tanto tempo assieme vivi sicuramente un’altra vita fuori dal campo condividendo molte esperienze con i tuoi compagni. Ciò aiuta perchè in campo si deve giocare per due ore e mezza e si hanno dei momenti di felicità, di rabbia, di grande tensione. Conoscersi bene offre la capacità di compensare le emozioni, comprendere quando il tuo compagno deve esser spronato, quando devono spronare te. Sono meccanismi che, quando devi affrontare una competizione come il Mondiale con 12 partite una settimana, servono a un gruppo saldo perchè se succede qualcosa che non va, devi esser pronto a reagire assieme senza abbandonarsi l’un l’altro”.

Il Team Retornaz con il titolo conquistato al WFG Masters Champions © Profilo Instagram Mattia Giovannella

Parlando di rassegne iridate. I recenti Mondiali juniores hanno messo in luce un movimento tricolore in grande crescita anche a livello giovanile. Ci sono dei ragazzi che in futuro potrebbero prendersi la scena mondiale? Anche provenienti da Cembra dove hai iniziato a giocare?

La squadra junior ha fatto un buon lavoro e si vede che sta crescendo bene. I componenti della squadra non fanno parte dello stesso club tranne che per due di loro, però a Cortina stanno costruendo una formazione giovane e in crescita. Se continueranno su questa strada, vedo in loro un buon futuro. Cembra continua a sfornare nuovi atleti e l’augurio è che possano seguire il percorso che ho fatto io”.

Venendo al Mondiale dedicato a voi, che inizia il 1 aprile a Ottawa. Chi vedi come favorito, visto il livello molto alto: Scozia (skip Mouat), Canada (Gushue), Svezia (Edin) o ti aspetti qualche altra squadra? Ricordando Shuster per gli USA e Schwaller per la Svizzera.

Al Mondiale saranno presenti dei mostri sacri e delle grandi squadre. Edin, Gushue, Shuster e noi siamo probabilmente i principali favoriti, ma si può lasciare nulla al caso. Penso che sarà un Mondiale difficile perchè non sarà scontato arrivar ai play-off e poi, se non si arriva fra le prime due che vanno dirette in semifinale, ma si passa per i quarti di finale, credo che già lì ci sia una potenziale finale. Indipendentemente dai titoli, quando si arriva ai play-off ci si trova di fronte in qualsiasi caso a grandissime squadre per cui non punto a sceglierne una o l’altra, l’importante è solo giocare bene e tirar fuori il meglio. Noi ci siamo confrontanti con tutte le formazioni. Sappiamo che possiamo vincere visto che li abbiamo battuti tutti tranne Gushue con cui però al Grande Slam abbiamo perso solo all’extra-end. Sappiamo di aver le carte in regola, sappiamo che in quelle partite dobbiamo entrare a muso duro e ottenere la miglior performance, ma al tempo stesso accettare anche la sconfitta perchè non è detto che giocando a un buon livello si vinca visto che i dettagli fanno la differenza”.

In conclusione una domanda che facciamo a tutti gli ospiti atleti. Le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 sono sempre più vicine e voi sarete chiamati a rispondere alle aspettative particolarmente alte dei tifosi. Sentite la pressione sulle vostre spalle ?

A dir la verità personalmente no, forse perchè sono il più giovane e Pechino 2022 l’ho vissuta da riserva. Cerco di vivere le competizioni una per volta e so perfettamente che se si fa bene durante i tornei pre-olimpici, teoricamente si dovrebbe far bene anche ai Giochi. Sappiamo che l’Olimpiade in casa è una grande responsabilità, tuttavia sono fra tre anni per cui puntiamo prima sul presente visto che abbiamo ancora tre Mondiali e tre Europei oltre a una ventina di Slam da affrontare in precedenza”.

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