Mentre Tokyo dorme

What if, lacrime e successi: donne in un viaggio senza meta.

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Day 5

Quinto giorno di viaggio. Il morale dell’equipaggio è ancora alto, c’è entusiasmo. Da quando la nave Tokyo 2020 è salpata, ci siamo lasciati alle spalle le nostre vecchie vite per immergerci totalmente in questa nuova avventura. Intorno a noi ormai c’è poco che ci ricordi da dove veniamo, quel viso sotto la barba che vedo allo specchio non sembra nemmeno il mio. Ci siamo imbarcati per cercare emozioni, ed emozioni stiamo trovando.

È un viaggio che tanti di noi hanno già fatto, ma ogni volta regala qualcosa di diverso. Non ha destinazione, ma sapevamo bene che alcune tappe sarebbero state obbligatorie. Commozione, lacrime, occhiaie, delusione, isolamento sociale, stupore. Ma pur viaggiando tutti insieme, ognuno fa un proprio viaggio personale. Il mio oggi mi ha portato a incontrare e ammirare un gruppo di donne molto diverse tra loro, alcune le conoscevo già, altre sono state una felice scoperta.

Ieri ci siamo lasciati con la speranza di vedere Federica Pellegrini in finale. Non per il risultato sportivo, che nulla aggiunge e nulla toglie alla fuoriclasse, ma per un bisogno congenito di lieto fine. Siamo capaci di rimanere delusi anche dal più bello dei romanzi, se il finale non ci soddisfa. Per la conclusione dell’epopea della Divina non riuscivamo a vedere nient’altro che la sua quinta finale Olimpica consecutiva nei 200 stile libero, come mai nessun’altra donna nel nuoto aveva saputo fare. Non era scontato. Allora forzo il mio (robusto) senso del pudore e confesso di averci rimesso qualche lacrima pure io guardando le sue, certo di non essere stato l’unico, anche tra chi legge. Quanta forza mentale deve volerci per essere nudi davanti a tutti per metà della propria vita, venire giudicata per ogni cosa, sentirsi dire che arrivare un paio di volte ai piedi del podio sia stato un fallimento, eppure rimanere lì e continuare a fare cose straordinarie?

A questa domanda potrebbe rispondere anche Simone Biles. O forse non riuscirebbe ancora a farlo. Abbiamo iniziato la giornata con l’acuto della Pellegrini e la abbiamo conclusa con il fenomeno della ginnastica mondiale che reclama il proprio dannato diritto a non farsi scivolare addosso come se niente fosse il peso del mondo che sente sulle spalle. Come darle torto. A noi bastano le scelte di programmazione di Raidue per credere che l’universo ci stia cospirando contro (il tg2 delle 13.00 ci manderà tutti in analisi).

Mentre mi assale lancinante la classica fame delle 4 del mattino, le ragazze della spada femminile cominciano il proprio percorso. Nei giorni scorsi qualcuno che dice di fare il giornalista ha avuto da ridire sulla vita e la professionalità di Rossella Fiamingo. Delusa dalla prova individuale, l’atleta azzurra aveva dichiarato con gli occhi lucidi di aver avuto diversi momenti difficili in questi cinque anni. Allora il nostro eroe si è sentito autorizzato a riportare tale dichiarazione corredata da foto in bikini al mare di Rossella, rimproverandole in pratica di potersi perfino divertire in vacanza. Come ha potuto? Ecco perché si è fermata ai quarti di finale, pensa ad andare al mare con la Leotta. Grazie di averci illuminati.

Intanto Fiamingo e compagne eliminano la Russia e trovano le estoni in semifinale. Rossella non tira benissimo, e certamente lo zelante giornalista starà già facendo ricerche su Instagram. Le grandi inchieste. Semifinale e finale per il bronzo sanciscono definitivamente il mio amore agonistico per Federica Isola. È scoppiato durante gli assalti della prova individuale, si è cementato oggi. In semifinale si getta all’arma bianca in un tentativo di clamorosa rimonta che le compagne non assecondano, così per la finale il CT la sceglie per chiudere la sfida. Lei, la più giovane, la più inesperta. Mara Navarria e Rossella Fiamingo scavano un solco con le cinesi che costringe il nostro eroe a fermare le ricerche. Così si arriva all’assalto conclusivo.

Suona il citofono di casa mia. La Cina è in rimonta, non ho nessuna intenzione di rispondere. Riproveranno. I 21 anni di Federica Isola sentono il peso della responsabilità. A otto secondi dalla fine le rimane una sola stoccata di vantaggio, l’assalto si ferma. L’avversaria accusa un problema fisico e ci sono cinque minuti di stop per le cure. Mi metto a immaginare a quante cose possano passare per la testa di Federica in quei minuti che sono ore. Si riparte, lei piazza un paio di stoccate ed è bronzo. Il pianto finale racconta quei cinque minuti. Ed io ci casco di nuovo (non giudicatemi, lo so che qualche lacrima scende anche a voi).

È giornata di lacrime. Quelle di Maria Centracchio, che sia o meno la prima molisana medagliata ai Giochi. Quelle di Giorgia Bordignon, che oggi riesce finalmente a farmi guardare il sollevamento pesi, seppur in differita. La tribù di donne in cui si imbatte il mio odierno viaggio emozionale è varia e ben assortita.

Martina Carraro porta in dote la soddisfazione di chi ha fatto tutto quello che era nelle proprie possibilità. È lo sport. Le ragazze dell’Italvolley mi caricano a pallettoni, quando vedo esultare Miriam Sylla mi sento improvvisamente pronto ad affrontare 10 km di corsa. Ci sono i What if… Quello del rammarico per ciò che sarebbe potuta essere la carriera di Camila Giorgi, ma speranzoso per ciò che potrebbe ancora fare. E il What if senza rimpianti delle Fate della ginnastica: un quarto posto straordinario, ma chissà che… Inutile esercizio di stile anche oggi.

Le giornate di questo viaggio iniziano tutte avvolte in speranze e sbadigli per concludersi tra adrenalina e riflessioni. Torneremo presto alle nostre vite, quelle da cui ci siamo allontanati cinque giorni fa, e saremo più ricchi. Domani un’altra tappa, chissà cosa ci aspetta.

Proverò a raccontarvelo ancora qui, Mentre Tokyo Dorme.


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Vincenzo Bruno
Laureato in Lingue e Letterature Moderne, nato a Palermo nel 1983, vive a Isola delle Femmine, piccola località costiera alle porte del capoluogo siciliano. Aspirante insegnante e appassionato di sport, letteratura e storie, nella sua pagina Instagram “Gente di Sport” alimenta l’amore per la scrittura facendovi convergere spesso le sue più grandi passioni. Due suoi racconti brevi, Notti Bianche e La Prima Volta, sono stati inseriti nella raccolta Pausa caffè: letteratura espressa, pubblicata da Prospero Editore nel 2016.

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