Calcio

Il fattore Virgil

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Era l’ottobre 2015 quando il Liverpool decise di fare a meno di Brendan Rodgers e di puntare su Jürgen Klopp. Ovviamente dal tecnico tedesco tutti si aspettavano moltissimo, ma non miracoli in una stagione in cui era solo subentrato; i Reds infatti non andarono al di là di un ottavo posto in Premier, ma i segnali di svolta arrivarono con le finali di Coppa di Lega e Europa League.

Il sorriso di Mister Jürgen Klopp – ©️ theguardian.com

L’anno successivo andò decisamente meglio in campionato perché gli uomini di Klopp arrivarono quarti, piazzamento fondamentale per partecipare alla Champions League e di conseguenza incentivare la proprietà a ulteriori investimenti: e fu così che all’inizio della stagione 2017-2018 approdarono ad Anfield giocatori poi rivelatisi fondamentali come Mohamed Salah e Andrew Robertson, ma soprattutto, nel mercato di gennaio, arrivò Virgil Van Dijk.

Esultanza di Virgil Van Dijk al Southampton – ©️ nytimes.com

All’inizio lo scetticismo fu la conseguenza più naturale, il difensore olandese era costato la bellezza di 85 milioni di euro, fino a quel momento record assoluto nella storia per un difensore; ma Van Dijk ci mise poco tempo per far capire che quello era stato semplicemente un affare, l’acquisto giusto nel reparto giusto, perché in poco tempo si capì che la difesa – e non solo – del Liverpool aveva fatto il tanto atteso salto di qualità, che non tardò neanche ad essere accompagnato dai risultati: a sorpresa arrivò la finalissima di Champions League, persa per due fattori contingenti: il precoce infortunio del cannoniere Salah (44 gol in stagione) e due clamorose topiche del portiere Karius.

Appunto, due topiche del portiere Karius: urgeva un altro investimento, perché una difesa per essere sicura non può prescindere da un portiere sicuro; quindi la proprietà decise di fare al Manager tedesco un altro “pensierino” da 62 milioni: e fu così che dalla Roma arrivò un’eccellenza mondiale, il portiere brasiliano Alisson Becker, uno dei migliori al mondo tra i pali, nelle uscite e, cosa oggigiorno non secondaria, con i piedi.

Alisson Becker con Mohamed Salah in uno dei tanti momenti di esultanza – ©️ eurosport.com

Ora Klopp oltre ad un attacco stellare, ad un buonissimo centrocampo, aveva a disposizione anche una difesa completa, insomma, una macchina pressoché perfetta. In quella stagione la finale di Champions fu raggiunta di nuovo, con la differenza che stavolta il capitano Jordan Henderson alzò al cielo la coppa. Che la macchina era diventata perfetta ne avemmo la prova l’anno successivo, la stagione 2019-2020, affrontata da campioni d’Europa e chiusa da campioni d’Inghilterra dopo 30 anni di attesa, in un campionato mai messo in discussione, praticamente chiuso prima di Natale. Peccato per uno sfortunato ottavo di Champions perso ai supplementari contro l’Atletico Madrid, ma la stagione è stata di quelle veramente da ricordare.

La squadra campione d’Inghilterra intorno a Capitan Henderson con la coppa – ©️ sky.sport.it

Il Liverpool aveva svoltato, era tornato ai livelli adeguati alla sua storia, e i paragoni con la corazzata che dominò Inghilterra e in Europa a cavallo degli anni settanta e ottanta non erano più irriverenti; il tutto grazie ad una programmazione di anni, ma grazie soprattutto agli investimenti apparentemente fuori mercato sul reparto difensivo. Quindi all’inizio della stagione in corso tutto faceva pensare che il dominio potesse proseguire, magari appena disturbato dal Manchester City di Guardiola, l’unica che sembrava in grado di reggere il colpo.

Ma tutto cambia, cambia il 17 ottobre al Goodison Park, al minuto undici del derby di Liverpool, quando un goffo intervento del portiere dell’Everton e della nazionale inglese Pickford toglie dai campi di gioco proprio il giocatore della svolta, perchè da quell’undicesimo minuto Virgil Van Dijk non è più sceso in campo e non lo farà almeno fino al tramonto della stagione, perché il suo collega gli ha rotto il legamento crociato del ginocchio destro.

L’entrata Killer di Pickford – ©️ sport.sky.it

Tutto è cambiato perché in questi mesi di assenza in quel di Anfield Road si sono resi conto quanto è valsa la pena fare quello “sforzo”; tutto è cambiato in difesa dove poi è piovuto sul bagnato, perché il destino ha tolto per il resto della stagione Gomez e Matip, gli altri due centrali titolari, con il risultato che il Liverpool ha subito a questo punto della stagione addirittura un gol in più (34) dell’intera stagione scorsa (33). È vero che non solo Van Dijk si è infortunato, ma l’olandese dava una sicurezza al reparto come pochi sono in grado di dare perché è fortissimo di testa, nell’uno contro uno, nel farsi trovare sempre al posto giusto al momento giusto, nel guidare la difesa; per questo l’infortunio del fuoriclasse olandese ha portato alla paurosa involuzione del portiere Alisson, così come ha tolto a Robertson e Alexander Arnold, due esterni bassi di livello mondiale, la libertà di diventare ali e mezz’ali aggiunte, punti cardine di una manovra a tratti irresistibile. È cambiato tutto a centrocampo, spesso orfano del capitano Jordan Henderson, costretto a inventarsi difensore centrale; provvidenziale in tal senso l’acquisto di Thiago Alcantara, uno dei migliori registi al mondo, ma confermatosi nel suo unico difetto, la fragilità fisica che lo costringe spesso a dare forfait; e poi un centrocampo senza Van Dijk fa molta più fatica perché l’ex Southampton, oltre ad essere un muro invalicabile è anche dotato di ottimi piedi e un centrocampo sotto pressione in fase di possesso, con lui aveva sempre e comunque un’alternativa per dare il via alla manovra (un po’ come Bonucci per la Juventus); inutile ricordare che tutto ciò ha mandato in sofferenza anche l’invidiabile attacco della banda di Klopp: ecco spiegati non solo l’aumento di reti subite ma anche il calo di gol fatti (la media al momento porterebbe a 71 gol fatti a fine stagione, contro gli 85 della scorsa) e soprattutto ecco spiegato il sesto posto in campionato con il City capolista distante 19 punti, e l’eliminazione dalle due Coppe Nazionali.

Tutto non è perduto, la squadra è ancora in corsa in Champions League e conquistarla vorrebbe dire dare un senso ad un’annata al momento fallimentare, ma solo conquistandola la stagione sarebbe salvata; non entrare nelle prime quattro in Premier non dovrebbe essere neanche contemplato perché sarebbe un disastro da tutti i punti di vista. Urge però il rientro in piena forma di “Mister 85 milioni”, e chiamarlo così non è fare ironia ma è addirittura sottovalutarlo.

Stefano Baldini
Classe 1970, toscano di Capannoli, provincia di Pisa, laureato in lingue e letterature straniere a Pisa, alla tenera età di 38 anni ho sposato una torinese e mi sono trasferito a Torino. Ho fatto l'Arbitro, il calciatore e l'allenatore e da quando ho tre anni mangio pane e sport. Amo leggere, scrivere e discutere di sport. Il calcio è il mio sport principale ma adoro anche Basket, Tennis, Atletica, Nuoto e Volley.

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