Il messaggio con cui a maggio Antoine Griezmann ha comunicato l’intenzione di lasciare l’Atletico Madrid rischia di ripercuotersi sul futuro del club nel breve e lungo periodo. Banalmente, nelle prossime settimane (se non giorni) la dirigenza e Simeone si troveranno davanti al problema di sostituire il francese. La risposta all’enigma verrà cercata a mani piene se non pienissime, questo è certo, se è vero che si parla di uno dei primi cinque attaccanti al mondo e al cui addio sarà corrisposta una somma vicina alle tre cifre.
Il passato recente racconta però di come l’equazione “tanti soldi, acquisto azzeccato” fatichi a stare in piedi; chiedere per informazioni al Barcellona inondato dai milioni del PSG per Neymar, finiti nelle tasche di Borussia Dortmund e Liverpool per i (finora) poco convincenti Dembelé e Coutinho.
Detto del domani imminente che attende l’Atletico, il caso-Griezmann potrebbe scatenare un effetto tale da interessare un arco temporale più esteso. Non si tratta di vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto ma di ragionare di fronte ai fatti compiuti. Il più evidente è che l’Atletico Madrid è da alcuni anni un top club europeo. Credendo nella politica dei piccoli passi i colchoneros hanno infranto il muro che separa tradizionalmente i club con una grande storia alle spalle e più ricchi, dagli altri; in un sistema come quello europeo in cui il ricambio ai vertici è pressoché nullo l’Atletico è riuscito a rompere il duopolio spagnolo di Barcellona e Real Madrid vincendo la Liga. Risultato storico, ma impreziosito soprattutto dal consolidamento (tecnico ed economico) arrivato negli anni a seguire in patria e in Europa.
Ad alimentare la rigenerazione della rosa sono state le cessioni milionare dell’attaccante di riferimento giunte negli anni: prima Fernando Torres, poi il Kun Aguero e in seguito Radamel Falcao e Diego Costa (raro cavallo di ritorno), senza dimenticarsi di Forlan, Mandzukic, Jackson Martinez e Arda Turan, giocatore di culto emblema del gioco e dello spirito di Simeone.
Escluso Lemar, pagato 70 milioni la scorsa estate e diventato facilmente la firma più costosa nella storia del club, nessuno dei nomi precedenti è stato mai sostituto da un pari ruolo che richiedesse una spesa folle. Si trattava però di un’altra epoca.
I rinnovi di Griezmann (proprio un anno fa) e Simeone, che superano entrambi i 20 milioni annui di stipendio, certificano infatti l’ingresso dell‘Atletico in una nuova era. Quella che contempla spese inconsuete come Lemar, appunto, e più in generale non costringe a passare dalle cessioni come forma di sostentamento primaria. Cambia allora la percezione che il club ha di sé e, assieme, quella delle grandi competitor europee.
Anche la più maniacale delle programmazioni però non può prevedere il sopraggiungere dell’imprevisto. La variabile impazzita che scompagina i piani col rischio di farli saltare. Facendone il giocatore più pagato della rosa l’Atletico riteneva di aver allontanato l’ipotesi cessione di Griezmann ma ora, maggiormente sotto i riflettori rispetto al passato, è chiamato a gestirla diversamente per assecondare il suo nuovo status di top club europeo. Una volta posta l’asticella ai livelli più alti, scendere i gradini può essere tutt’altro che indolore.
Ecco perché il profilo del dopo Griezmann dovrà assomigliare a un giocatore fatto e finito e non a una promessa in divenire. I nomi di Icardi e Dybala, accostati subito dopo l’annuncio del francese, sembrano rispondere all’esigenza di confermare gli standard di rendimento degli ultimi anni. Tra l’altro le zone di campo soggette a restyling non si fermeranno all’attacco; la difesa è da ridisegnare da zero per via degli addii di Godin, Juanfran, Filipe Luis oltre a Lucas Hernandez già comprato dal Bayern Monaco.
Da una big del calcio continentale ci si attende un mercato da big. L’Atletico appartiene ormai a questa categoria e per confermarne l’iscrizione sono richiesti sforzi economici e logiche di costruzione della rosa in linea con le aspettative. Non sarà facile ma la vera sfida sarà proprio questa: incassare l’addio di Griezmann, sapersi rinnovare e ripartire ma senza perdere nulla di quello che è stato costruito.
I prossimi mesi e la stagione 2019/2020 rappresenteranno un momento delicato per il destino della squadra. La perdita del proprio giocatore-simbolo, e la futura ristrutturazione della rosa, metteranno in discussione il posto dell’Atletico tra l’elite del calcio europeo?
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