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L’interViSta – Un commento sull’Australian Open 2021 con Paolo Canè

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“L’interViSta” è il contenitore nel quale potete trovare le storie, i racconti e i pareri legati all’attualità e non solo di atleti, giornalisti ed esponenti del mondo dello sport.


Ospite della rubrica “L’interViSta”, Paolo Canè. Ex. tennista italiano, tra gli anni Ottanta e Novanta, ora commentatore per Eurosport e maestro di tennis. Nel corso della sua carriera ha vinto tre titoli ATP, una medaglia di bronzo ai giochi olimpici di Los Angeles 1984 (seppur il tennis fosse ancora sport dimostrativo), ha raggiunto i quarti di finale a quelli di Seoul 1988 e si è spinto fino alla posizione n.26 della classifica mondiale, raggiunta nel 1989. Il tennista bolognese però, durante la sua carriera, era soprattutto conosciuto come “l’uomo Davis”, per la sua grande capacità di vincere match con la maglia della nazionale. I numeri infatti raccontano di nove successi su diciassette incontri disputati in Coppa Davis, uno su tutti quello con Mats Wilander a Cagliari nel 1990. Ma oltre al successo contro il campione svedese, Paolo Canè può vantare numerose vittorie di prestigio in carriera. Affermazioni contro avversari del calibro di Jimmy Connors, Stefan Edberg, Goran Ivanisevic e Pat Cash. Nel corso dell’intervista abbiamo avuto modo di commentare gli Australian Open 2021, appena giunti alla conclusione e seguiti da vicino dall’ex. tennista bolognese come opinionista di Eurosport.

Partiamo da una domanda generale, sull’organizzazione di questi Australian Open 2021. Si è parlato molto di quarantena, restrizioni, presenza del pubblico, Djokovic per esempio ha dichiarato come una quarantena così ferrea prima dei tornei sia spesso causa di infortuni per i tennisti. Come valuta questa edizione 2021 dello Slam australiano da questo punto di vista?

Secondo me il torneo è stato organizzato molto bene, ricordiamoci il momento difficile che stiamo passando. Sicuramente per i tennisti tutto questo periodo è stato molto duro, a partire dalle difficoltà nell’arrivare in Australia. Penso per esempio a quei giocatori parte del volo charter, che sono stati poi costretti all’isolamento e non si sono potuti allenare. Ecco questi giocatori sicuramente sono stati penalizzati e capisco assolutamente le loro lamentele. Dall’altra parte però tutti i tennisti, nel momento in cui si sono iscritti, conoscevano in partenza le regole da rispettare e i possibili rischi. L’importante per me era ripartire e questo è accaduto, lo stesso Djokovic nel corso della premiazione ha poi ammesso come l’organizzazione sia stata ottima. Certamente dopo la vittoria del torneo è tutto più facile e si dimentica il passato, ma credo le sue parole siano state sincere. Anche la presenza del pubblico, seppur con limitazioni e con una linea molto dura, è stata gestita molto bene secondo me. Io ho commentato sia con il pubblico che senza e posso assicurare che senza è tutto un altro sport. Insomma per me l’organizzazione è stata ottima, hanno tutelato molto bene i giocatori, la città e tutto il paese. Basti pensare all’episodio, durante il match di Djokovic, in cui si è svuotato tutto lo stadio, per via del lockdown imposto dalle autorità per soli 13 casi. L’attenzione quindi è stata massima, come è giusto che sia.

Il torneo maschile ha visto trionfare Novak Djokovic, quanto è ancora troppo più forte il serbo rispetto agli altri e per quanto tempo potrà dominare ancora il circuito maschile?

Djokovic aveva il coltello tra i denti, era davvero super motivato e lo ha dichiarato più volte. I giocatori più giovani ci sono e sono molto forti, Tsisipas per esempio ha vinto un grandissimo match contro Nadal. Però secondo me la differenza è che Djokovic, così come Nadal e Federer, sono arrivati ad un punto della carriera che vogliono competere solo o soprattutto negli Slam. In tutti gli altri tornei partecipano, testano la loro forma, certo gli interessa anche vincere, ma ormai dopo così tanti successi e anni puntano soprattutto a trionfare negli Slam. Nella loro testa se devono spendere energie mentali o fisiche in più, lo fanno sicuramente più volentieri nei tornei del grande Slam che in tutti gli altri. Per questa ragione, secondo me, giocatori come Djokovic, Nadal o Federer sono ancora molto competitivi negli Slam e difficili da battere in questi tornei.

Una domanda ora sulla sorpresa del torneo maschile, Aslan Karatsev. Come si fa da n.114 al mondo ad arrivare fino in semifinale? Cosa è scattato nella mente del russo?

Io l’ho commentato al primo turno contro l’italiano Mager e ho notato questo ragazzo di 27 anni che giocava alla grande, il test non era dei più probanti però l’impressione fu ottima. Durante il torneo, partita dopo partita, ha trovato la condizione, che però aveva già dimostrato di avere nelle qualificazioni a Doha di inizio Gennaio. Lui stesso ha dichiarato più volte come con la pandemia gli sia scattato qualcosa nella mente, in più con l’allenatore nuovo ha trovato nuovi stimoli e ha disputato il suo miglior torneo della carriera. È stato molto bravo, secondo me, dal punto di vista mentale, per esempio quando ha saputo recuperare due set sotto contro Felix Auger-Aliassime. Con Dimitrov sicuramente è stato un po’ fortunato, per via dell’infortunio del bulgaro, ma ha saputo bene sfruttare l’occasione che può capitare ad un giocatore durante l’anno. Naturalmente poi alla base di tutto ci sono le capacità tecniche e il gioco, è un giocatore molto esplosivo e forte fisicamente. Sicuramente non vale la classifica che ha, perché per le qualità fisiche e tecniche che possiede può stare con tranquillità tra i primi cinquanta, però se era così indietro vuol dire che fino ad oggi non aveva vinto. Il torneo di Karatsev mostra come per ogni giocatore sia sempre importante farsi trovare pronto al momento giusto, perché prima o poi l’occasione per l’exploit arriva

Tra gli altri tennisti, escluso il russo, chi l’ha impressionata di più in questi Australian Open 2021?

Ho visto bene Fognini, che sta ritrovando la sua condizione dopo l’infortunio. Fabio ha un tennis di alto livello e dovrà solamente arrivare sempre preparato e stimolato per i grandi appuntamenti, ma per me potrà giocare ad alto livello ancora per svariati anni. Tra gli altri quasi nessuno ha deluso o ha fallito totalmente il torneo, ci sono da segnalare i soliti Medvedev, Zverev, Rublev, Dimitrov, Tsisipas. Ecco il greco è stata una grandissima sorpresa, perché sinceramente sotto di due set contro Nadal non pensavo potesse ribaltare e vincere. Sicuramente c’è stato un grande calo dello spagnolo, che forse inizia a sentire la fatica di più rispetto al passato, ma Tsisipas è stato molto bravo ad approfittarne e a batterlo. Con Medvedev poi ha avuto poche chance, ma perché per me non ha ancora il gioco e la forza per contrastare il russo in match lunghi tre set su cinque.

Un bilancio ora sugli azzurri, come valuta il torneo dei nostri rappresentanti? Cosa può prendere di positivo l’Italia dallo Slam australiano?

Il primo aspetto positivo che gli italiani possono prendere è che finalmente si è ripartiti con una nuova stagione. Come per molti tennisti, anche per i nostri rappresentanti questo è stato uno dei primi tornei della stagione e c’era bisogno in primis di ritrovare la condizione. Dispiace molto per l’infortunio di Berrettini, ma a mio parere è stato molto bravo a fermarsi in tempo e a non rischiare più di tanto. Certamente l’occasione di approdare ai quarti era ghiotta, ma allo stesso tempo non poteva rischiare di compromettere un’intera stagione per l’infortunio che ha subito. Berrettini ha usato la testa e per me ha preso la decisione migliore a non scendere in campo, tanto la stagione è lunga e potrà togliersi tantissime soddisfazioni. Lo stesso Sonego ha giocato un buon torneo, lottando fino all’ultimo contro Feliciano Lopez. Peccato poi per come sia finita la partita, visti i due set di vantaggio che aveva il tennista azzurro. Mi è piaciuto molto poi Salvatore Caruso, che ha giocato un ottimo match contro Fognini. Il siciliano nell’ultimo periodo ha compiuto moltissimi miglioramenti, è un giocatore di grande qualità e con grande voglia di emergere. Sinner e Travaglia hanno invece pagato un po’ gli sforzi del torneo precedente allo Slam australiano, ma questa è stata una scelta loro e rispettabilissima. Il torneo era si di preparazione, ma allo stesso tempo dava punti importanti per la classifica mondiale, quindi è stato giusto onorarlo fino alla fine. Tutti poi si sono lamentati del giorno di riposo non concesso ai due azzurri, tra la finale del torneo di preparazione e il primo turno dello Slam australiano, ma per me non sarebbe cambiato molto. Giocare la Domenica la finale e il Martedì il primo turno, in caso di vittoria poi sarebbe stato peggio. È più faticoso infatti disputare due incontri tre set su cinque di fila, senza avere neanche 24 ore di riposo.  Nonostante tutti questi discorsi, Sinner ha dimostrato di essere un guerriero e di avere grandissime qualità. L’altoatesino ha infatti perso solo al quinto set, contro un giocatore come Shapovalov davvero interessante. Tra i giovani per me è quello più pronto e che ha le caratteristiche migliori per far male ai migliori. Gioca bene su tutte le superfici e potrà scalare posizioni importanti in classifica durante questo 2021. Diciamo che in generale gli italiani, come tanti altri giocatori, hanno bisogno di giocare e di trovare torneo dopo torneo la condizione.

Passando ora al torneo femminile, che ha visto la vittoria finale di Naomi Osaka, secondo lei la tennista giapponese potrà essere la dominatrice del movimento femminile, alla Serena Williams per esempio?

Secondo me assolutamente sì, ha dimostrato grandi qualità e difficilmente sbaglia i grandi appuntamenti. Anche in questo Australian Open ha vinto con estrema scioltezza i match dai quarti di finale in poi, in teoria quelli più duri e carichi di tensione. Nella stessa finale contro la Brady, tranne qualche incertezza iniziale, poi non c’è stata partita e ha vinto in maniera agevole. La Osaka dimostra grande superiorità di gioco, a livello mentale è migliorata molto e nonostante la giovane età ha già tantissima esperienza nel circuito WTA. Per me, ripeto, sarà la giocatrice che potrà mettere un’impronta importante nei prossimi Slam e nel futuro prossimo.

Chi tra le altre giocatrici l’ha impressionata di più e ha visto più in forma?

Ho seguito con interesse la tennista ceca Muchova. Ho avuto modo di vederla da vicino commentandola nel match contro la belga Mertens, quando era sotto 4-0 e ha saputo ribaltare la situazione. Poi mi ha sorpreso molto quando ha battuto la Barty, n.1 al mondo, recuperando un set di svantaggio e giocando un ottimo tennis. È doveroso poi citare la Brady, tennista molto giovane e dotata di grandi qualità. Diciamo che al femminile sono tante le giocatrici giovani brave e c’è un grandissimo equilibrio. Tolte le primissime teste di serie, poi le altre se la giocano quasi sempre alla pari con match molto lottati.

Tra le azzurre abbiamo visto ottime prestazioni da parte di Sara Errani, abbiamo ritrovato la Sara dei giorni migliori? Quanto potrà dare ancora al tennis italiano?

La Errani è una grandissima lottatrice e le piace molto giocare, caratteristica fondamentale e non scontata in molte professioniste. Sara può stare ancora molto nel circuito, perché ha l’esperienza che occorre, la voglia di sacrificarsi e si vede che quando entra in campo dà sempre l’anima. Certamente è limitata da un servizio non eccelso, ma questo colpo è da sempre un po’ il suo punto debole. Per fortuna, però, gioca nel circuito femminile, dove il servizio non è così decisivo come invece lo è al maschile. Inoltre lei è conscia di questo suo limite e lo compensa al meglio con la voglia di lottare, con il tocco di palla, le variazioni, le palle più alte e tutte le sue qualità tecniche. Secondo me a questo punto della carriera non guarda tanto la posizione in classifica, ma cerca sempre di avere stimoli e di farsi trovare pronta per sfruttare tutte le occasioni che le capitano. Come detto prima nel tennis femminile c’è grande equilibrio e, tranne alcune giocatrici, poi c’è spazio per tutte, compresa Sara Errani. In questi Australian Open ha dimostrato di stare bene, ha vinto ottime partite e potrà togliersi ancora tante soddisfazioni.

Lei ora fa il maestro di tennis e ha a che fare con i giovani, cosa consiglia a coloro che hanno il sogno di diventare professionisti? Quali differenze ci sono tra l’entrare nel professionismo ora rispetto ai suoi tempi?

Ora ho una scuola a Gorle, vicino Bergamo, dove alleno una trentina di ragazzi di varie età, a partire anche dai più piccoli alle prime armi. In più organizzo eventi e stage, in cui metto a disposizione tutta la mia esperienza nel mondo del tennis. Tra l’altro a breve, questa settimana o la prossima, uscirà online il calendario del Paolo Canè Tour. Ovvero una serie di weekend per adulti e delle settimane per ragazzi, organizzati da me ed altri collaboratori, in un centro nell’appennino tosco emiliano a Sestola. Qui passiamo delle settimane all’insegna del tennis e del divertimento, per giocare e soprattutto imparare le difficoltà di questo sport. Capire perché si commette un errore, come si può migliorare e che cosa si può imparare di nuovo è fondamentale per affermarsi a qualsiasi livello nello sport. Per quanto riguarda le differenze nel professionismo, tra il presente e la mia epoca, la prima cosa che mi viene da dire è che ai miei tempi a 28/29 anni si smetteva, invece adesso si può cominciare. Questo accade perché sono cambiati gli attrezzi, ci sono racchette che aiutano molto di più, e poi il fisico degli atleti è molto più curato, con vari tipi di preparazioni e fisioterapie che negli anni si sono affinate sempre maggiormente. Di conseguenza si allungano le carriere e c’è più tempo per provare ad affermarsi, diciamo che c’è più speranza per tanti. Inoltre oggi i premi dei vari tornei sono più alti rispetto al passato e gli stessi viaggi tra le varie parti del mondo più agevoli ed economici. Dal punto di vista tecnico poi, a parer mio, oggi per affermarsi occorre avere tanta forza fisica e allenamento, ma meno talento rispetto al passato. Esempio di ciò sono Mager, Travaglia, Caruso, giocatori non dotati di grandissimo talento, ma molto allenati e preparati fisicamente. Sono tutti ragazzi che giornalmente si sacrificano, si allenano con costanza e si fanno sempre trovare pronti per sfruttare le occasioni migliori nel corso della loro carriera. Le capacità tecniche e le abilità di gioco naturalmente poi servono sempre, ma meno rispetto al passato. Ai miei tempi il tennis era più selettivo e si giocava meglio, ma c’era meno forza fisica e potenza rispetto ad oggi. Il tennis odierno è meno caratterizzato da variazioni e tecnica, quindi ad affermarsi sono i più allenati e i più forti dal punto di vista fisico.

Tutta la redazione ringrazia Paolo Canè per la disponibilità e la gentilezza.

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Simone Caravano
Simone Caravano 22 anni, laureato in Scienze delle Comunicazioni presso l'università degli studi di Pavia. Attualmente studente della laurea magistrale in giornalismo dell'università di Genova. Credo che lo sport sia un mondo tutto da scoprire e da raccontare, perché offre storie uniche ed emozionanti. Allora quale modo migliore esiste per fare ciò, se non attraverso la scrittura.

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