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Mondiali di biathlon Östersund 2019, la classifica per nazioni.

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Norvegia in vetta al medagliere a sei anni di distanza da Nové Město na Moravě e dal magico mondiale di Tora Berger. Germania solida, Italia da sballo! Svezia torna tra le grandi del biathlon. Delusione totale per la Francia, a cui è mancato l’oro e un Martin Fourcade in forma.

Con le due gare con partenza in linea, va in archivio anche la 55ª edizione dei campionati mondiali di biathlon di Östersund, Svezia, cornice della rassegna iridata. È stata la terza volta che Östersund ospitava i Mondiali dopo il 1970 e il 2008, e questo denota la storicità della località scandinava.

Per tracciare un quadro generale su quanto avvenuto sulle nevi scandinave, abbiamo deciso di costruire una “classifica per nazioni”. L’abbiamo basata principalmente sui piazzamenti individuali in top10 di ogni singola specialità. Considerando il numero di medaglie vinte e non dimenticando di paragonare il tutto in corrispondenza del massimo potenziale per ogni Paese.

Classifica a punti per nazioni

(1° posto= 16 punti; 2°= 12; 3°=9; 4°= 7; 5°= 6; 6°= 5; 7°=4; 8°=3; 9°=2; 10°=1)

Posizione

Nazione

Punteggio totale

1

Norvegia

165
2

Germania

128
3

Svezia

91
4

Francia

86
5

Italia

80
6

Russia

69
7

Ucraina

44
8

Slovacchia

32
9

Austria

24
10

Repubblica Ceca

18
11

Bulgaria

14

Medagliere per nazioni

Posizione Nazione Oro Argento Bronzo Totale
1 Norvegia 5 3 1 9
2 Germania 2 2 3 7
3 Italia 2 2 1 5
4 Svezia 1 1 1 3
5 Ucraina 1 0 1 2
6 Slovacchia 1 0 0 1
7 Russia 0 2 1 1
8 Francia 0 1 3 4
9 Bulgaria 0 1 0 1
10 Austria 0 0 1 1

Totale

12 12 12 36

1º posto: NORVEGIA

Maschile

Primi in tutto. Serviva una prestazione corale alla Norvegia per ottenere il primo posto sia nella classifica per nazioni che nel medagliere. La prestazione corale è arrivata. Chi si aspettava Johannes Thingnes “Giovannino” Bø completare il Grande Slam è rimasto deluso, complice una cattiva percentuale al poligono in piedi, e una maturità in gara secca, ancora tutta da acquistare. A 26 anni c’è tempo per risolvere alcuni problemi di tenuta mentale, per uno che si appresta a riscrivere molti record nel biathlon. Detto ciò, spedizione più che positiva per il piccolo Bø: un oro e un argento individuale (sprint e inseguimento) e tre ori a squadre (staffetta, staffetta mista e staffetta mista individuale). Insomma, poteva andare peggio.

Johannes Bø spara in piedi durante la sprint, poi vinta ad Östersund.

L’altro Bø, Tarjei, invece, nonostante i malanni fisici lungo l’arco della stagione, con una prova sontuosa al poligono e una discreta condizione sugli sci, è riuscito a portare a casa un bronzo nell’individuale, ma soprattutto è riuscito a vincere la personale sfida con Desthieux, in terza frazione, nella staffetta maschile, ponendo le basi per il successo Norge. Completano il quadro Lars Helge Birkeland, in prima frazione e Vetle Sjåstad Christiansen, in seconda, portando in dote alla Norvegia l’oro in staffetta che mancava dai mondiali casalinghi di Oslo Holmenkollen 2016.

Femminile

Östersund è stata benevola anche con le donne norvegesi. Due medaglie individuali con Ingrid Landmark Tandrevold nella sprint e Tiril Eckhoff nell’inseguimento. Tandrevold appunto, sorpresa della spedizione per le donne. 22 anni, solidità al poligono, buon motore sotto gli sci, e la ragazza avrà molto da dire in futuro. Un solo piazzamento individuale degno di nota, invece, per Marte Olsbu Roeiseland. Una medaglia di legno nell’inseguimento che non soddisfa appieno le aspettative. Oro invece per lei nella single mix insieme a Giovannino, ultima frazione nella staffetta femminile, portata a casa (Synnøve Solemdal al lancio) e nella mista, sempre insieme a Giovannino, ad Eckhoff e Christiansen.

9 medaglie complessive, di cui 5 ori, solo 2 individuali, ma ben 3 a squadre, e la Norvegia si riprende il posto che le spetta come “nazione cardine” del movimento.

La staffetta mista norvegese di Östersund. Da sinistra Olsbu (oro in tutte le prove a squadre), Eckhoff, Johannes Bø (come Olsbu) e Christiansen.

2º posto: GERMANIA

Maschile

Buone nuove in casa tedesca. Ad Östersund, il grande vecchio Arnd Peiffer, 32 anni, ottiene il suo secondo alloro individuale  iridato, otto anni dopo il primo (la sprint di Chanty-Mansijsk nel 2011), andando a vincere la gara individuale, con lo ZERO al poligono e un discreto passo sugli sci. Oltre alla medaglia individuale, Peiffer aggiunge due argenti al proprio palmares: il primo nella mista, insieme a Vanessa Hinz, Denise Hermann Benedikt Doll, il secondo nella staffetta sempre con Doll, Roman Rees ed Erik Lesser. 

Arnd Peiffer all’arrivo dell’individuale vinta ad Östersund.

Femminile

È Denise Hermann la nota positiva in casa Germania. Per una come lei, prima nel fondo, ma quasi ultima al poligono, azzeccarne quattro non è cosa da tutti i giorni. Nell’inseguimento ci è riuscita, andando a vincere, per distacco, l’oro. Alla sua collezione di medaglie ci aggiunge l’argento nella mista e un ottimo bronzo nella partenza in linea dell’ultima giornata. Se non è stato un buon mondiale questo…

Una sorridente Denise Hermann, oro nell’inseguimento ad Östersund.

Laura Dahlmeier, dal canto suo, si è ben difesa, andando ad ottenere due bronzi nella sprint e nell’inseguimento, durante una stagione non proprio eccezionale. Mondiale, come stagione, da dimenticare, per Franziska Hildebrand, mai con le migliori.

3° posto: ITALIA

Qui si apre un capitolo a parte. Siamo italiani, ed è giusto celebrare la nostra Madre Patria con fervore e ammirazione.

Parliamoci chiaro, nessuno si sarebbe mai aspettato un mondiale da 5 medaglie, di cui 2 d’oro, 2 d’argento e solo una di bronzo, peraltro nell’unica gara in cui la medaglia era praticamente “sicura”. E invece la spedizione azzurra è stata fantasmagorica e sopra ogni più rosea previsione.

I mondiali si sono aperti col botto e il 3° posto nella staffetta mista, dietro le ben più quotate Norvegia e Germania, è stato la riprova che tutto sarebbe potuto andare per il verso giusto. I fantastici 4, bronzo anche a PyeongChangVittozzi-Wierer-Hofer-Windisch, si sono dimostrati solidi ed hanno ottenuto quanto più non si poteva fare.

Da sinistra: Hofer-Wierer-Windisch-Vittozzi, dopo il bronzo conquistato nella mista di Östersund.

GLI ORI

Partiamo dalla fine. Partiamo da ciò che di più bello non poteva esserci.

Dario Puppo e Max Ambesi sono, PER DISPERSIONE, la miglior coppia di telecronisti che gli sport invernali abbiano mai avuto. Il primo è un romantico e si lascia trasportare dalle emozioni, il secondo più pacato, ma sempre emozionante, è un’enciclopedia vivente di sport invernali. E questa telecronaca è la riprova.

Ultimo poligono dei mondiali: Dominik Windisch ne ha presi tre, ne mancano due, ne manca uno, si gioca l’oro…preso! È davanti! Dominik Windisch ad un passo dall’oro nell’ultima gara maschile di Östersund.

È ORO! DOMINIK WINDISCH DA ANTERSELVA ORO NELLA 15KM con PARTENZA IN LINEA (MASS START). 

Un paio d’ore prima è successa un altra impresa. Un’altra atleta di Anterselva, Dorothea Wierer, surclassa la concorrenza nell’ultima gara femminile di Östersund, la 12,5KM con PARTENZA IN LINEA (MASS START).

Un 18/20 al poligono per lei, nonostante il mal di stomaco del giorno prima, che le aveva fatto saltare la staffetta femminile, e un passo sostenuto sugli sci. Primo oro per lei. Ottava medaglia totale nella sua carriera. DOROTHEA WIERER È LA PIÙ GRANDE BIATHLETA ITALIANA DI SEMPRE.

GLI ARGENTI

Oltre al Mondiale di W-W è stato un mondiale indimenticabile anche per Lisa Vittozzi Lukas Hofer.

La prima, ha conquistato, con uno zero d’alta scuola, la piazza d’onore nella gara 15km INDIVIDUALE, preceduta soltanto dalla campionessa olimpica in carica, la svedese Hanna Öberg.

Il secondo, non conquistava medaglie mondiali da Chanty-Mansijsk 2011. Bene. Ne sono arrivate due. La più bella sicuramente è stata la staffetta mista, ma la più pesante, sicuramente, è stata quella della STAFFETTA SINGOLA MISTA in coppia con Wierer. Hofer è stato bravo a non andare sotto pressione sull’ultimo poligono in piedi ed ha consegnato all’Italia il secondo argento, alle spalle solo dell’imbattibile Norvegia e davanti ai padroni di casa della Svezia. CHAPEAU.

La spedizione azzurra si conclude così

Mai prima d’ora si erano visti due ori individuali in un solo mondiale per quanto riguarda l’Italia nel biathlon. Tutti noi facciamo i nostri complimenti ai ragazzi, perché sono stati INCREDIBILI!

4° posto: SVEZIA

I padroni di casa, ottengono abbastanza dalla loro spedizione. I giovani crescono bene, affiancati dai veterani. Sintomo che l’altra nazione scandinava sta tornando ai fasti di fine anni ’90, primi anni ’00.

Hanna Öberg, conquista l’oro nella gara individuale, confermandosi campionessa, dopo l’oro olimpico dell’anno passato. La stessa classe ’95, conquista anche l’argento in staffetta insieme alle compagne Linn Persson, Mona Brorsson Anna Magnusson e il bronzo nella staffetta singola mista con Sebastian Samuelsson, classe ’97 dal sicuro avvenire.

Hanna Öberg incoronata regina nella 15km individuale di Östersund.

5° posto: UCRAINA

Alzi la mano chi avrebbe detto che l’Ucraina sarebbe andata a medaglia in questi mondiali. Ecco appunto…Nessuno! E invece, la nazionale ex sovietica ha recitato un ruolo importante ad Östersund. Merito in primis di Dmytro “Dima” Pidručnyj. L’ucraino è stato bravo sin dalla sprint, ottenendo però solo la medaglia di legno, ma andando a compiere un capolavoro pazzesco nella gara ad inseguimento del giorno dopo. ORO per lui davanti a Giovannino e Fillon Maillet.

https://twitter.com/DarioPuppo/status/1105067403560521731

Dopo Dima, anche le ragazze ucraine hanno preso coraggio, e complice l’assenza di Wierer e gli innumerevoli errori da parte di Germania e Francia, hanno ottenuto uno splendido BRONZO nella staffetta femminile. Il quartetto composto da Anastasija Merkušyna, Vita Semerenko, Julija Dzyma Valj Semerenko, tre delle quali, già oro a Sochi 2014 nella medesima specialità, è andato ben oltre le aspettative.

6° posto: SLOVACCHIA

Con l’ORO nella sprint, Anastasija Kuz’mina, diventa la prima atleta nella storia a vincere l’oro sia ai Mondiali che alle Olimpiadi. Onore ad una campionessa, due volte mamma, che ha saputo tornare a livelli stratosferici dopo la maternità! Meno bene Paulina Fialková, dalla quale tutti si attendevano di più dopo l’ottima stagione disputata.

Anastasija Kuz’mina, al centro, raggiante, dopo la vittoria della sprint ad Östersund.

7° posto: RUSSIA

Due acuti: Aleksandr “Sascha” Loginov, argento nella sprint e Ekaterina Jurlova-Precht, argento nella mass start e una sorpresa: il bronzo nella staffetta maschile. Il quartetto composto da Matvej Eliseev, Nikita Porshnev, Dmitij Malyško Aleksandr Loginov, appunto, conquistano una terza piazza insperata fino all’ultimo poligono, quando, Martin Fourcade, ha deciso di suicidarsi, e con lui, tutta la Francia.

8° posto: FRANCIA

Decisamente la delusione più grande di tutta la rassegna. Solo quattro medaglie. Nessun oro, un argento e tre bronzi, a testimoniare che, quando Martin Fourcade non gira, ne risente tutta la squadra. Maschile e femminile che sia. Zero scuse per uno dei biathleti più grandi e forti di sempre. Stagione no sin dall’inizio, con l’unica attenuante che si trattava della stagione post-olimpica. Un Fourcade stanco e scarico come non mai ha influito sui compagni. Male anche Simon Desthieux, mai realmente competitivo sia nelle gare che in staffetta, con Tarjei Bø che gli ha dato tanto sia in pista che al poligono.

Unici a salvarsi Quentin Fillion Maillet, doppio bronzo nella sprint e nell’inseguimento e Antonin Guigonnat, argento nella mass start, forse, la gara più pazza di sempre. La staffetta maschile si stava giocando l’oro fin quando Martin ha deciso di mandare in frantumi l’unica medaglia che poteva mettere al collo, suicidandosi al poligono.

Anno Zero e dall’estate ripartire per tornare ad essere Martin Fourcade e continuare ad abbattere record, come ci aveva abituato finora.

Martin Fourcade sconsolato dopo il suo brutto mondiale svedese.

Justine Braisaz riscatta una stagione opaca andando a conquistare la quarta medaglia della spedizione transalpina, il bronzo nella 15km individuale. Nota a margine: Julia Simon, una delle migliori nel fondo. Ha solo 22 anni (come Braisaz) e tanto talento. Aspettiamo che fiorisca.

9° posto: BULGARIA

Che dire: complimenti a Vladimir Iliev per la prima medaglia, in campo maschile, nella storia della Bulgaria. Con una prestazione sontuosa, il 32enne balcanico riesce nell’impresa di salire sul secondo gradino del podio e coronare così una carriera sì longeva, ma scarna di successi. Bravo!

10° posto: AUSTRIA

Squadra completamente da rifondare. I vari Simon Eder Dominik Landertinger hanno raggiunto l’apice tra Vancouver 2010 e Sochi 2014 e ora sono in netta fase calante. L’unica gioia ad Östersund è il bronzo di Julian Eberhard, nella mass start più pazza che si ricordi. Lisa Theresa Hauser e lo stesso Eder, delusione totale nella staffetta singola mista, alla quale si presentavano da favoriti.

E le altre?

Due nazioni: Repubblica Ceca e Finlandia. 

Per la prima applausi scroscianti per i due vecchietti Michal Šlesinger Ondrej Moravec, rispettivamente 36 e 35 anni, capaci ancora di mantenere la baracca maschile e rischiare un podio clamoroso in staffetta con Tomáš Krupčík, over 30 anche lui Michal Krčmář, argento olimpico nella sprint.

Mondiale sottotono, ma sicuro avvenire per colei che si candida a diventare la “Signora del biathlon” degli anni a venire: Markéta Davidová. Classe purissima sia al poligono che sugli sci. Ne vedremo delle belle nei prossimi anni con Simon, Braisaz, Öberg, Tandrevold e la stessa Vittozzi.

Markéta Davidová, talento ceco.

Mondiale, così come stagione deludenti da parte di Kaisa Mäkäräinen. Vale lo stesso discorso di Fourcade, ma per lei zero attenuanti dopo le zero medaglie olimpiche della passata rassegna. È arrivata l’ora di smettere? A fine stagione vedremo. Intanto delusione sia nei suoi occhi che in quelli di tutti gli appassionati.

Kaisa Mäkäräinen durante il suo deludente mondiale svedese.

PAGELLE MONDIALI

NORVEGIA 9: Bø e Olsbu hanno mancato alcune medaglie individuali, ma dal punto di vista di squadra hanno vinto tutto. Tandrevold ed Eckhoff medaglie inaspettate.

GERMANIA 8: gli ori di Peiffer e Hermann salvano una spedizione che comunque porta in dote 7 medaglie. Dahlmeier sottotono ma i due bronzi le salvano la spedizione. Sempre buone le prove a squadre.

ITALIA 10: non perché siamo italiani, ma questa spedizione è stata la migliore di sempre. Due ori inaspettati, due argenti consapevoli e un bronzo meraviglioso. Cosa volere di più?

SVEZIA 7: rispetto a Pyeongchang un oro e un argento in meno. Öberg sempre decisiva. Staffetta femminile anche. Samuelsson in costante crescita. Saranno loro i due assi svedesi del futuro.

UCRAINA 10: altra squadra che merita il voto pieno già solo per l’impresa di Pidručnyj. Se ci aggiungiamo il bronzo nella staffetta femminile il quadro è più che ottimistico.

SLOVACCHIA 6.5: esatta media tra l’8 a Kuz’mina e il 5 a Fialková. La prima si è dimostrata ancora una volta una fuoriclasse, la seconda ha toppato il primo mondiale da biathleta di livello. Rimandata.

RUSSIA 5,5: due argenti e un bronzo salvano la spedizione. Troppo poco per una potenza come loro. Garanichev inesistente. Molte delle colpe passano anche da lui.

FRANCIA 4: un argento e tre bronzi. Niente. La Francia ci ha abituato a ben altro. Resettare e ripartire daccapo in estate. Torneranno.

BULGARIA 8: la medaglia di Iliev è qualcosa di storico. Con pochissimo hanno ottenuto il massimo.

AUSTRIA 5: non può il solo bronzo di Eberhard accontentare una nazione come l’Austria. Lavorare, sodo, per tornare tra le grandi potenze.

REPUBBLICA CECA 7: per il cuore dei vecchietti e l’astro nascente Davidová. Ma dal prossimo grande evento ci aspettiamo anche le medaglie.

FINLANDIA N.C.: Mäkäräinen bollita. Mai competitiva. È ora del ricambio generazionale…che non si intravede all’orizzonte. Molto male. 

Giuseppe Greco
24 anni, studio lettere moderne ma ho lo sport nelle vene e il cinema nel cuore. Nel tempo libero amo le donne, viaggio, ascolto jazz, leggo e sogno. Scrivo perché le parole sono fatti, e una volta messe nero su bianco non si può tornare più indietro. Racconto di imprese con le lamine sulla neve e con le due ruote a pedali lungo i tornanti.

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