Scrivo queste parole con ancora gli occhi commossi dalle immagini narranti le gesta dei biathleti norvegesi ai mondiali di Oberhof.
Gli sport della neve vivono un momento d’oro grazie ai loro interpreti. La crisi energetica che tanto spaventava a inizio stagione l’organizzazione di eventi, i cambiamenti climatici che rendono difficile lo svolgimento regolamentare di gare sulle Alpi e nei Paesi scandinavi non bloccano i veri protagonisti: gli atleti.
Pensando al gentil sesso, ci emozionano ogni settimana con le discese di Mikaela Shiffrin, padrona assoluta dello sci mondiale, con i salti di Sara Takanashi, la più vincente in Coppa del Mondo nel salto con gli sci femminile, o ancora Perrine Laffont, transalpina classe 1998 e leggenda del freestyle specialità gobbe. Al maschile c’è l’imbarazzo della scelta, in ogni disciplina troviamo esponenti che stanno riscrivendo la storia: il combinatista Jarl Magnus Riiber, il cui nome di battesimo celebra la sua grandezza, Mikael Kingsbury o Birk Ruud, il veterano e il giovane accumunati dal freestyle ma ai poli opposti della disciplina. Finirei citando Johannes Høsflot Klæbo, capace di vincere 62 gare di Coppa del Mondo tra sprint e distance in poco meno di sette stagioni, qualcosa di impensabile per il settore fino a qualche anno fa. Ma non è l’unico Johannes o “Giovannino”, per gli ascoltatori di Eurosport, di casa Norvegia a fare impazzire noi appassionati.
Torniamo all’inizio e concentriamoci sull’ecosistema IBU, International Biathlon Union. Si stanno attualmente svolgendo i mondiali ad Oberhof, diciannove anni dopo l’ultima rassegna iridata nella località della Turingia. A quel tempo la facevano da padroni norvegesi e francesi, in parole spicce come oggi. Furono i mondiali della coppia, anche nella vita, composta da Raphaël Poirée e Liv Grete Poirée, che conquistarono 7 ori (3 individuali a testa e l’oro nella staffetta femminile). Nel 2004 non esistevano ancora le staffette miste e quindi il massimo bottino raggiungibile per il “grande slam” ammontava a cinque ori. Oggi, anno 2023, potremmo essere testimoni di un atleta, a tutti gli effetti sovrumano, capace di conquistare 7 allori. Johannes Thingnes Bø, il Giovannino originale, sta sgretolando record su record, collezionando successi in Coppa del Mondo e medaglie in ogni dove. Figure leggendarie, considerate degli dèi ellenici nell’ambito degli sport invernali, come Monsieur Le Biathlon Martin Fourcade o il conterraneo Ole Einar Bjørndalen, non si sentono al sicuro: qualcuno vuole reclamare la loro folgore.
Nelle tappe premondiali Bø ha imposto la sua legge spesso con distacchi abissali, in undici gare individuali su quattordici ha aspettato gli avversari al traguardo. Se ci fossero ancora gli scarti per la classifica di Coppa del Mondo staremmo parlando di cancellare prestazioni da podio. Probabilmente il corriere designato dall’IBU sta già consegnando le svariate sfere nella tenuta della famiglia Bø, appena fuori la capitale Oslo.
Fermiamoci però un attimo perchè se i titoli dei giornali, ovviamente, sono per il precedentemente decantato marziano, ci stiamo rendendo conto della stagione disputata sinora e della costanza di rendimento mostrata da Sturla Holm Lægreid, il secondo in classifica generale ?
Il norvegese nato a Bærum nella contea di Viken, è autore sin dal mese di novembre di prestazioni da primo della classe. I risultati che sta raccogliendo sono da Sfera di Cristallo generale a fine stagione senza se e senza ma. Analizzando il percorso in Coppa del Mondo di quest’anno e confrontandolo con l’andamento degli ultimi anni, cerchiamo di capire attraverso qualche numero il valore delle prestazioni del norvegese.
Sturla Holm Lægreid
Sturla Holm Lægreid, classe 1997, ha esordito in Coppa del Mondo nel marzo 2020 a Nove Mesto; medesima tappa in cui vedemmo per la prima volta Tommaso Giacomel e Didier Bionaz. Sin da subito ha messo in luce la sua grande predisposizione al poligono, lasciando gli esperti del settore ammirati dalla sua tecnica e stabilità nel tiro. In poco più di 3 anni ha collezionato diciannove zeri in gara, e in particolare nella stagione 22/23 ha sparato, sommando gare individuali e staffette, con il 93%. Il biathlon ci è stato spesso testimone impietoso che non si tratta solo di sci o poligono, ma una fusione dei due e mai nome fu più azzeccato per questo sport. Lægreid ha dovuto fare la gavetta, spesso nelle categorie giovanili veniva battuto dal compagno di squadra Johannes Dale. Ha saputo sfruttare la sua dote nel poligono, affiancando una costante crescita sugli sci stretti, per emergere nel mondo che conta. Oggi se si leggono i tempi della parte sciata lo si ritrova sempre in top5, all’esordio nel massimo circuito era quasi impronosticabile. Il palmares recita cinque ori mondiali e un oro olimpico, nonché due posti d’onore nella generale nel primo e nel secondo anno di completa attività in Coppa del Mondo.
Le introduzioni dovute sono state scritte, veniamo al succo: l’11 novembre 2022 si disputa la prima gara della Coppa del Mondo 2022/2023 a Kontiolahti, è un individuale. Lægreid chiude sesto, ad oggi mondiali compresi, è il peggiore risultato dell’intero inverno. I suoi numeri parlano chiaro, in quattordici gare ha ottenuto 11 top3, ma solo una vittoria perché c’è sempre l’Altro davanti. Una costanza di rendimento da fuoriclasse assoluto.
Da quest’anno l’IBU ha modificato radicalmente il sistema di punteggio andando a rivoluzionare i punti assegnati ai primi sei, togliendo gli scarti e le gare dei mondiali sono esenti dalla Coppa del Mondo. Lægreid, con il rullino di marcia espresso nelle competizioni in giro per l’Europa, viaggia con una media di 65,71 punti per gara: semplificando, è costantemente a podio. Le prime prestazioni sulle nevi di Oberhof sottolineano ancora una volta questo dato.
Prima di iniziare a confrontare i numeri tra stagioni diverse sorge fare una premessa: la mancanza dei russi e dei bielorussi libera delle posizioni ai vertici delle classifiche, questo riguarda sia i risultati ottenuti dalle squadre sia dai singoli in ogni competizione. Inoltre dobbiamo tenere conto come la stagione passata fosse improntata, per la maggior parte degli atleti, esclusivamente sulle Olimpiadi e incide sulle prestazioni in diversi momenti della stagione. Ultima nota, per semplicità calcoleremo tutti i dati seguendo le regole attuali sancite dall’IBU nell’estate del 2022.
Stagione 2020/2021
La stagione 2020/2021 è stato il vero esordio di Lægreid nel massimo circuito internazionale, nonché la sua consacrazione. Ha saputo rivaleggiare a testa alta contro Johannes Bø da Kontiolahti a Östersund, dove l’ultima gara dell’anno ha sancito il vincitore della generale. Alla fine, per soli tredici punti, il “novizio” ha perso la sfera di maggior prestigio accontentandosi di due coppe di specialità dell’inseguimento e dell’individuale. Nel grafico sottostante ho messo a confronto i risultati ottenuti prima del mondiale di Pokljuka da Bø e i risultati di Lægreid fino ad Anterselva di quest’anno. Se ci si concentra solo sulle linee segmentate, che rappresentano i piazzamenti, è difficile affermare qualsiasi tesi. Differentemente, confrontando le linee continue, che rappresentano le medie dei punti ottenute sommando tutti i risultati dei relativi piazzamenti, osserviamo come Lægreid abbia quasi cinque punti in più ottenuti per gara. Questa costanza di rendimento avrebbe consentito al nativo di Bærum di vincere la generale.
Stagione 2021/2022
La stagione olimpica ha sempre dinamiche diverse rispetto alle altre annate. Il transalpino, Quentin Fillon Maillet, ha saputo essere a tratti dominante specie nei suoi format preferiti, primo fra tutti l’inseguimento. Lægreid e la pattuglia norvegese saltarono la tappa tedesca di Ruhpolding per affinare la preparazione in vista della trasferta intercontinentale per i Giochi Invernali di Pechino. Il grafico e la tabella sono strutturati come il precedente, e si evince come Fillon Maillet è stato padrone indiscusso da metà dicembre in avanti, scavando un divario incolmabile in classifica. Lægreid chiuderà al secondo posto in generale a più di duecento punti dal francese. Osservando le medie notiamo come il divario è ancora più ampio tra i due atleti (10 punti per gara) rispetto al confronto tra Bø e Lægreid. Il biathlon non è lo sport dei se, ma con un rendimento come quello di quest’anno il norvegese avrebbe potuto probabilmente impadronirsi della Sfera di Cristallo, anche senza disputare le gare di Ruhpolding.
Ma torniamo al presente. Quest’anno stiamo assistendo a una dimostrazione di onnipotenza ad opera di Johannes Bø, lasciando all’ombra la concretezza di Lægreid. La domanda che mi è scaturita in testa ha ora una risposta: la versione aggiornata al 2023 di Lægreid avrebbe probabilmente una mensola a casa impegnata a sorreggere due Sfere di Cristallo belle grosse. Una volta di più vorrei sottolineare la costanza di rendimento del classe 1997, il quale ha ancora una carriera da costruire e chissà quali possano essere i suoi limiti. Il dream team norvegese può dormire sonni tranquilli.
E’ solo questione di tempo ma la generale Lægreid la farà sua; Sturla hai il pieno diritto di sedersi al tavolo dei grandi.
A dirla tutta ci sarebbe un altro atleta norge da analizzare e studiare per quanto sta facendo nello sci di fondo, e mi riferisco a Pål Golberg, per il quale vi sono molteplici punti di contatto con la storia di Lægreid. La crescita di Golberg sarà tema centrale della puntata di Sfere di Cristallo con Francesco Paone in ottica mondiali di sci nordico, a cui vi do appuntamento.
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