F1

W-Series: donne al volante

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Tante sono le donne che oggi si approcciano al mondo dei motori, sia dietro le quinte come giornaliste e tecnici, sia sotto i riflettori, come veri e propri piloti.
Da Susie Wolff, moglie del team principal della Mercedes AMG Petronas F1 Toto Wolff, alle pit stop girls che potreste aver avvistato al muretto Force India nel corso della passata stagione.
È un momento di grande innovazione e avanzamento nello sport ed in particolare all’interno del settore dei motori, conosciuto per essere, praticamente da sempre, dominato da figure maschili.
Oggi il mondo dei motori vuole finalmente mettere sullo stesso piano le donne e gli uomini, e l’eliminazione delle famose e tanto chiacchierate “pit girls”, ossia le ombrelline, la dice lunga. La figura femminile nei motori è stata per molto tempo lasciata in disparte, soprattutto a causa di quei fastidiosi pre concetti e giudizi infondati secondo i quali le donne non possono appassionarsi o avere le capacità e le competenze di parlare ed occuparsi di motori.

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Questo cambiamento è sottolineato, inoltre, dall’arrivo di tante donne pilota in Formula 1, Formula E e serie minori.
Nell’ottobre dello scorso anno, è stato lanciato un nuovo campionato chiamato “W-Series” (dall’inglese Women Series ossia una serie automobilistica dedicata alle donne) creato proprio per contrastare la scarsa presenza di donne alla guida e che è stato accolto con grande entusiasmo anche dal presentatore ed ex pilota di Formula 1 David Coulthard.
Ma non è la prima volta che vediamo un intento di avvicinare le donne pilota alla classe regina dell’automobilismo.
Proprio lo scorso anno Tatiana Calderón, 25enne colombiana già presente in GP3 Series dal 2016, è riuscita a raggiungere qualcosa di mai visto prima: è diventata infatti una Test Driver donna in Formula 1, per la Alfa Romeo Sauber. Iniziò a lavorare con il team nel 2017 come pilota di sviluppo, ma venne subito promossa come collaudatrice con lavoro al simulatore l’anno successivo. Poco dopo, il suo primo test in pista nel circuito messicano di Hermanos Rodríguez, famoso per ospitare le gare di Formula 1 e Nascar dal 1963, sulla Sauber C37, monoposto protagonista della scorsa edizione del mondiale di Formula 1 guidata dal neo ferrarista Charles Leclerc e dallo svedese Marcus Ericsson. Dopo seguirono i test a Fiorano, circuito nel modenese, al volante della Sauber C32, costruita per la stagione 2013 della quale Nico Hulkenberg ed Esteban Gutierrez erano alla guida. I risultati, criticati da molti, segnano comunque un grande passo avanti nel mondo dei motori, che si sta modernizzando sempre di più.

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Protagonista di un terribile incidente al GP di Macau 2018 nella FIA Formula 3 European Championship, Sophia Flörsch è l’unica pilota donna che al momento compete nella serie.
La tedesca 18enne, che aveva già partecipato al campionato di Formula 4 in Germania e Italia, venne confermata da Van Amersfoort Racing, team olandese per il quale guidarono anche Charles Leclerc e Max Verstappen, nell’estate dello scorso anno. Il campionato venne poi vinto dal talento emergente Mick Schumacher, figlio 19enne del 7 volte campione del mondo di Formula 1 Michael Schumacher.

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La Formula E è stata anche disposta a dare l’opportunità a 9 donne pilota di partecipare ai test delle monoposto elettriche. Le due sessioni di test, compiuti a Riad, Marocco, lo scorso 16 dicembre, hanno visto la 30enne Simona de Silvestro segnare il tempo migliore, anche migliore del connazionale e coetaneo ex pilota del team Toro Rosso di Formula 1 Sebastien Buemi, che al momento compete nella serie elettrica.
La pilota svizzera aveva già avuto l’occasione di esperire il mondo dell’Indycar così come quello della Formula E nel corso della sua stagione inaugurale, tra il 2014 e il 2015, e della sua terza stagione, tra il 2015 e il 2016, a bordo della monoposto Andretti.
La medaglia d’argento di questi test, invece, va proprio alla già menzionata pilota colombiana Tatiana Calderón.

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La difficoltà per le donne ad essere prese sul serio quando si tratta di motori è ancora tanta e numerose sono le critiche a loro rivolte.
Naturalmente guidare per la classe regina richiede tanto talento, dedizione e sudore, e i posti, essendo limitati, devono necessariamente essere meritevoli. Questo significa che, indipendentemente dall’identità di una persona, ciò che conta sono le sue capacità. Una volta abbassata la visiera, i piloti sono piloti, non c’è distinzione tra uomo e donna. Una donna dovrebbe avere, allo stesso tempo, le medesime possibilità di un uomo nell’approcciarsi a questo mondo.
Lo sport è nato per unire le persone, per essere una possibilità di confronto pacifico e divertimento, un momento di vicinanza dettata dall’amore.
Lo sport non deve diventare un modo per evidenziare disuguaglianze e per sprigionare odio ingiustificato.
Lo sport è passione e unione, e così dovrebbe sempre rimanere.

 

La Redazione
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