Calcio

L’essenzialità di Griezmann

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Con la doppietta segnata contro la Germania in Nations League Antoine Griezmann ha rafforzato ancora di più il suo status di top player mondiale e uno dei migliori in assoluto del 2018. Se questo si tradurrà a dicembre con la consegna del Pallone D’Oro non lo sappiamo, anche perché la concorrenza nel ruolo non manca e presenta argomenti altrettanto validi (Modric e Mbappé su tutti). Ma è innegabile come da almeno un paio di stagioni il rendimento del francese abbia raggiunto vette frequentate solamente da pochi nel panorama calcistico contemporaneo.

Dal suo arrivo a Madrid nel 2014 Griezmann è passato dall’essere un giocatore in rampa di lancio a uno dei più decisivi per le sorti dell’Atletico e della Francia. Di cui si è preso la leadership tecnica e il ruolo di faro del gruppo. Lo ha fatto attraversando sconfitte non banali sia con il club che con la nazionale (i due k.o. in finale di Champions League contro il Real Madrid e quello nella finale dell’Europeo 2016 contro il Portogallo), ma che riviste ora possono essere lette come propedeutiche al suo definitivo sbocciare fra i più grandi.

Senza la creatività naturale di Messi né ovviamente la presenza fisica di Ronaldo, ma neppure vicino all’esuberanza atletica di Mbappé l’attaccante nativo di Mâcon, nella regione della Borgogna, si sta imponendo attraverso giocate di classe e di disarmante essenzialità, eseguite al tipico ritmo altissimo di corsa. E’ l’efficacia nel gesto tecnico a separarlo dal resto dell’elité calcistica.

Riuscire a badare al sodo potendo contare su una tecnica di base come la sua richiede intelligenza e un pensiero di calcio avanzato, che ragiona al plurare. Non c’è egoismo nel calcio di Griezmann; non potrebbe esserci se il tuo allenatore di club si chiama Diego Simeone, verrebbe da dire. Giocare e crescere in un sistema come quello unico dell’Atletico Madrid plasma ogni tipo di giocatore, presto o tardi, specie se ricettivo come l’ex Real Sociedad. Il “Cholo” ha reso Le Petit Diable un mix micidiale di qualità e sostanza riuscendo a creare parallelamente un legame fortissimo tra il giocatore e il club.

Così, quando l’estate scorsa si è trattato di scegliere fra il glamour e il calcio sexy del Barcellona o il football essenziale dell’Atletico, Griezmann ha puntato sulla continuità rimanendo con convinzione a Madrid (non senza qualche tentennamento iniziale perché il Barça rimane sempre il Barça).

Il contesto che lo circonda sulle rive del Manzanarre non è poi così distante da quello che ritrova in nazionale. Al Mondiale la Francia ha giocato (e gioca tutt’ora) un calcio molto verticale e ha accettato volentieri di lasciare la palla agli avversari per attaccare con pochi scambi, utili per arrivare in porta il più velocemente possibile. Griezmann, solo apparentemente distante per qualità tecniche e fisiche da un sistema simile, diventa fondamentale. Perché una volta recuperato il possesso serve qualcuno (come all’Atletico) che lo renda fluido e giustifichi i prolungati segmenti in difesa generando attacco immediato e organizzato.

Anche attraverso la sua razionalità palla al piede, con cui le folate di talento di Mbappé e Pogba con la Francia e gli strappi animaleschi di Diego Costa col Madrid trovano un senso, quest’anno il francese cresciuto calcisticamente nei paesi baschi ha potuto rifarsi delle sconfitte del passato vincendo qualsiasi cosa tra club e nazionale (Europa League, Mondiale e Supercoppa Europea).

A 27 anni, nel punto più alto della sua parabola, Griezmann è uno dei primi cinque attaccanti del mondo. Senza che nessuno, quasi, se ne sia accorto. Perché anche nel miglior anno della sua carriera ha fatto tutto come gli viene meglio. Senza ricami, essenziale. Così com’è.

 

 

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Alessio Cattaneo
Appassionato di calcio e basket. Una laurea in Comunicazione Interculturale e un passato nella redazione di Sky Sport 24. Convinto che "se non hai niente da fare e sai scrivere, scrivere è la cosa più bella del mondo".

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