Calcio

I Rangers e la strada (ancora lunga) che li separa dal Celtic

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Domenica scorsa il Celtic ha vinto il primo Old Firm della stagione superando 2-0 i rivali dei Rangers all’Ibrox Stadium. Lo ha fatto meritatamente, prima passando in vantaggio con il gol di Edouard al 32′ e poi, al termine di un controllo pressoché sicuro esercitato sul match, in cui la squadra è andata più vicina a segnare che a subire il pareggio, ha chiuso la pratica al tramonto della sfida con il contropiede finalizzato da Hayes.

La squadra allenata da Neil Lennon ha potuto allungare in classifica a più +3 sui Rangers e cancellare dalla memoria recente gli ultimi due derby persi ad Ibrox nella passata stagione. In più, i ragazzi di Steven Gerrard hanno visto interrompersi la striscia di dodici vittorie consecutive cominciata a luglio con i primi turni preliminari di Europa League e l’inizio della Premiership.

Il ko per mano dei biancoverdi, per nulla decisivo per le sorti del campionato com’è ovvio che sia, ha però avuto l’effetto di abbassare i decibel dell’entusiasmo tra le mura di casa Rangers; un clima che si era creato nelle settimane precedenti alla sfida, figlio degli ottimi segnali raccolti in questi primi assaggi di stagione. “Dodici mesi fa avevo paura del derby. I tifosi e alcuni giocatori lo temevano, ma ora è tutto diverso”, raccontava Gerrard nella conferenza pre-partita di sabato, in cui ha fatto ben poco per nascondere l’elevata dose di sicurezza che circondava la squadra. “Aver battuto il Celtic 1-0 a Natale, l’anno scorso, ci ha dato molta convinzione e siamo certi di essere un ostacolo duro per chiunque, soprattutto all’Ibrox”.

Alle volte, però, il cammino di avvicinamento a una sfida sentita come un derby cittadino, pur favorevole che sia, può giocare brutti scherzi sotto l’aspetto mentale e della gestione della pressione, specie per chi è meno abituato a governarla: cosa puntualmente accaduta ai ragazzi di Gerrard durante la partita. In aggiunta, oltre a mostrarsi inferiore nel carattere, la squadra è anche mancata nella consueta qualità della manovra. “La nostra prestazione non è stata sufficiente per vincere una partita di questo tipo”, ha poi confermato l’ex leggenda del Liverpool. “Mi prendo la responsabilità della sconfitta, anche se penso che il Celtic non ci abbia dominato. Ma in queste gare devi essere capace di vincere più uno contro uno rispetto all’avversario e non l’abbiamo fatto”.

Nell’analizzare la partita e più in generale la distanza che separa oggi Celtic e Rangers, non va dimenticato però un fatto: il Celtic è e rimane la squadra più forte. La più completa e profonda oltre che la più pronta a calcare palcoscenici di questo livello, almeno in ambito domestico. La sicurezza che abita nella mente e nelle gambe dei campioni in carica attualmente non è scalfibile e rappresenta un vantaggio tale da condizionare le partite degli avversari a prescindere dall’aspetto tecnico e tattico. Si tratta di qualcosa di non rilevabile da nessuna statistica avanzata o misurabile da alcun termometro emotivo, ma che si avverte e aiuta a scavare il solco fra le due squadre.

Il Celtic ha vinto il derby da grande squadra, la migliore di Scozia, facendo pesare il proprio status in ogni singolo minuto della gara e quasi senza sforzo. “La pressione era tutta per loro. Avevano perso gli ultimi due derby e venire ad Ibrox non era per niente facile”, ha commentato nel dopo partita per SkySports, l’ex Glasgow Ranger Kris Boyd. “Eppure hanno risposto a ogni interrogativo del pre-partita, sono venuti qui e sono andati via con i tre punti”. Da campioni, appunto.

Il gol con cui Odsonne Edouard ha aperto le marcature ad Ibrox.

I Rangers hanno giocatori che stanno costruendo in tempi brevi l’identità della squadra (lo storico portiere Allan McGregor, il capitano James Tavernier, Ryan Jack, Scott Arfield e Alfedo Morelos tra i più rappresentativi) oltre a un allenatore carismatico e iconico. Ma il 2-0 incassato ad Ibrox ha evidenziato ciò che ancora manca al gruppo di Gerrard: la somma di qualità mentali, di personalità e tecniche che solo le vittorie, e un certo tipo di vissuto comune, possono aiutare a formare (il girone di Europa League con Porto, Feyenoord e Young Boys sarà un ottimo banco di prova in questo senso).

Nulla di tutto questo può compromettere il cammino di una squadra oggettivamente in rampa di lancio ma, anzi, può aiutare a mantenersi ancorati a un percorso di crescita che non ammette scorciatoie. Nel caso dei Rangers, per risalire dal basso è utile compiere tutti i passi necessari e allontanare la naturale foga di arrivare in alto troppo in fretta.

Il motto della società, sin dall’arrivo di Steven Gerrard, è uno solo: ridurre il gap dal Celtic. Il derby ha raccontato che c’è ancora della strada da fare.

 

 

Immagine in evidenza: © Goal, Twitter

 

 

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Alessio Cattaneo
Appassionato di calcio e basket. Una laurea in Comunicazione Interculturale e un passato nella redazione di Sky Sport 24. Convinto che "se non hai niente da fare e sai scrivere, scrivere è la cosa più bella del mondo".

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