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Archiviata la parentesi israeliana

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Siamo arrivati a conclusione delle prime tre tappe del Giro d’Italia, svoltesi in Israele. Sbarcati nella Terra Santa con un pregiudizio più che negativo, ci siamo dovuti contraddire. Gli israeliani ci hanno accolto calorosamente. Non si è vista la minima traccia di un clima di tensione spesso evidenziato dai media negli ultimi tempi, merito anche dell’accurato sistema di sicurezza. Tante, davvero tante persone a bordo strada a sostenere i corridori. Questo è un aspetto da sottolineare dato che il ciclismo è uno sport seguito pochissimo in Israele.

Andiamo al dunque di questo commento a caldo sulla partenza del Giro 101. Senza fare troppi giri di parole, la scelta di partire dalla Terra santa è incentrata principalmente su ragioni economiche. Partendo dall’estero si aumenta la visibilità della Corsa, incrementando di conseguenza anche i ricavi. Cosa preziosa per gli organizzatori che riescono a far diventare ancora più competitivo il Giro. Certo, se andiamo ad analizzare cosa pensiamo noi italiani, la situazione si ribalta. Si chiama Giro d’Italia ed è ovvio che tutti vogliamo che partisse nel nostro Paese. Soprattutto quest’anno, dove le prime tre tappe in Israele hanno offerto poco spettacolo, evitando di farci rimanare attaccati al televisore per tutta la gara. Dopo la cronometro iniziale, vinta da Dumoulin, sono seguiti due percorsi piatti e bui, accesi solamente dal pubblico israeliano e dalle volate finali, entrambe dominate dall’azzurro Viviani.

Tornati oggi in Italia, precisamente in Sicilia, ci aspetta un Giro di fuoco dove i tanti big presenti sono pronti a contendersi la Maglia Rosa. A voi lo spettacolo!

A cura di Marco D’Onorio

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Marco D'Onorio
“Lo sport avrà tanti difetti, ma a differenza della vita nello sport non basta sembrare, bisogna essere" (G. Mura). Fondatore di Vita Sportiva.

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