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Derby-Tape

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Articolo a cura di Samuele Virtuani e Jacopo Magliano

Sarà il 235º derby tra Inter e Milan contando campionato, coppe italiane ed europee. A queste vanno aggiunte anche 71 partite non ufficiali, sia in competizioni nazionali che internazionali. Come accaduto l’anno scorso, la stracittadina andrà in scena in pieno clima sanremese. E dunque, quale miglior occasione per provare ad associare a ciascuno dei protagonisti una colonna sonora composta da icone nazionalpopolari, cantautori più o meno impegnati, stelle della musica internazionale e autentiche meteore?

Lautaro esulta dopo la rete, poi rivelatasi decisiva, contro l’Hellas Verona. © CalcioMercato.com

Montagne Russe, Stadio (Inter)

“Su e giù e si va nella eterna ricerca della mia felicità”. Proprio come cantava Gaetano Curreri nel 2002, la squadra nerazzurra in questa stagione ha sempre manifestato il limite di non saper tenere alta la concentrazione e l’incapacità di ripetersi dopo una grande prestazione: vedasi la sconfitta casalinga contro l’Empoli preceduta dal trionfo schiacciante in Supercoppa proprio contro il Milan. Il Derby di ritorno in campionato può essere un ottimo test per scacciare via questa credenza sui detentori della Coppa Italia, che provengono dalla risicata ma tutto sommato convincente vittoria in Coppa contro l’Atalanta di martedì sera.

Incomprensioni, Fabri Fibra Feat. Federico Zampaglione (Simone Inzaghi)

L’allenatore piacentino non ha sempre convinto con le sue scelte e il suo modus operandi, ma il suo periodo interista, in generale, è da considerarsi positivo, visti i risultati sportivi raggiunti dall’Inter sotto la sua gestione (per ora due Supercoppe e una Coppa Italia). Talvolta Inzaghi è vittima di critiche eccessive, e chissà se questo Derby gli potrà portare la prima vittoria in campionato nella stracittadina milanese e mettere a tacere, per il momento, i suoi detrattori; anche perché: “Le incomprensioni sono così strane, sarebbe meglio evitarle sempre”.

The Changeling, Doors (André Onana)

È lui il vero valore aggiunto dell’Inter. Da quando si è insediato definitivamente tra i pali, i nerazzurri hanno raggiunto una maggiore solidità difensiva rispetto a quanto visto con Handanovic ad inizio stagione. Onana sembra aver convinto il popolo interista, anche se, probabilmente, ci sarebbe ancora qualcosa da migliorare sotto alcuni punti di vista. Anche il rendimento della Beneamata nei big match è cresciuto notevolmente da quando il camerunese è subentrato al portiere sloveno e questo Derby può rappresentare la chance per dimostrare quanto il camerunense sia il cambio, il change cantato da Jim Morrison, di cui l’Inter aveva disperato bisogno.

Traditore, Mina (Milan Skriniar)

La sua vicenda contrattuale è stata la telenovela più seguita del mercato invernale e il rifiuto del rinnovo in favore del trasferimento a Parigi ha scatenato l’ira dei tifosi: non esistono più le bandiere, come affermato da Beppe Marotta e, indirettamente, anche da Mina, che in questo brano dice: “In questo carnevale un sogno è sempre più fragile”. La canzone della natia di Busto Arsizio rappresenta lo stato d’animo della tifoseria nei confronti di Skriniar, che dovrà saper reagire di fronte agli spettatori di San Siro per dimostrare di essere concentrato sull’Inter fino alla scadenza del suo contratto. Lo slovacco potrebbe essere il tallone d’Achille dell’Inter durante la stracittadina: il duello con Leao, il più pericoloso tra i rossoneri, si sommerà all’ambiente ostico in cui si ritroverà a giocare. Tuttavia, conoscendolo, l’ex doriano ha tutte le qualità per far parlare di sé unicamente in relazione al suo apporto in campo.

Sorpresa improvvisa, Francesco Gabbani (Francesco Acerbi)

Se Skriniar è stato il giocatore più discusso e criticato del mercato di gennaio, Acerbi è stato il più discusso del mercato estivo: nessun interista voleva vedere il centrale ex Lazio difendere i propri colori, a causa di tanti motivi, uno tra tutti l’enigmatico sorriso dopo il gol di Tonali in Lazio-Milan dell’anno scorso. Piano piano, a suon di ottime prestazioni, Acerbi è riuscito a prendersi l’Inter, stupendo tutti con la sua grinta e la sua leadership, fino a sostituire de Vrij come perno centrale della difesa a tre: l’allenatore ha fiducia in lui e, come tutta l’Inter, Acerbi si esalta in occasione dei duelli contro gli attaccanti migliori e le partite contro Barcellona e Napoli sono lì a testimoniarlo. La sfida all’attacco rossonero, in particolare a Giroud, capace di annichilire de Vrij negli ultimi due derby di campionato, può confermare l’ottimo periodo di Acerbi, perché: “È una grande occasione, la speranza che incide senza inizio né fine.”

Otherside, Red Hot Chili Peppers (Alessandro Bastoni)

Una garanzia sia con Conte che con Inzaghi, Bastoni è la definizione del centrale moderno, che affianca ad eccellenti doti difensive una spiccata propensione offensiva e grande qualità nell’impostazione bassa e nel lancio lungo. Le sue spinte sul lato offensivo, l’Otherside rispetto al suo ruolo naturale, sono sempre molto pericolose da fronteggiare per gli avversari. Questo Derby  ha tutta l’aria di essere una partita fatta su misura per Bastoni, che dovrà fronteggiare la fascia più debole del Milan, quella destra, che non dovrebbe causare problemi eccessivi in fase offensiva e che potrebbe permettere varie discese delle sue.

Sogno, Patty Pravo (Federico Dimarco)

In estate nessuno si sarebbe mai aspettato che Dimarco potesse sostituire un vicecampione del Mondo come Perisic senza quasi farlo rimpiangere: Federico coniuga corsa e qualità e ha saputo ritagliarsi uno spazio importante dopo un anno di panchina in cui ha ricoperto i ruoli di esterno di centrocampo e di braccetto della difesa a tre. Ciò che, in aggiunta, ha contribuito a rendere Dimarco un beniamino della Nord è il fatto di nutrire lo stesso amore incondizionato verso i colori nerazzurri. In Supercoppa, Dimarco ha trovato il suo primo gol in un derby e quello di campionato offre una ghiotta occasione per ripetersi e per permettere a Federico di continuare a vivere il sogno di difendere i colori nerazzurri, proprio come ai tempi in cui assisteva alle partite dagli spalti di San Siro.

New Born, Muse (Hakan Calhanoglu)

Il vero protagonista del derby, l’uomo più chiacchierato, soprattutto dopo i fatti della stagione scorsa. Con il passaggio all’Inter, Calhanoglu sembra essere rinato dopo gli anni milanisti, trovando una posizione fatta apposta per lui in campo in cui rende come mai in carriera: quest’anno, con il prolungato infortunio di Brozovic, Inzaghi ha scelto il turco come suo sostituto e Hakan non ha deluso, anzi ha elevato ancora di più il suo livello con prestazioni davvero straordinarie.
Il 3-0 di Riyad è stata una dolce vendetta per Calhanoglu dopo gli insulti dell’anno scorso da parte di tifosi e giocatori del Milan e lo scontro di domenica può rappresentare la possibilità concreta di battere i rossoneri per la prima volta in Serie A, dopo il trionfo in Coppa Italia dell’anno scorso.

Ready, B.o.B (Henrikh Mkhitaryan)

Acquistato inizialmente come riserva per far rifiatare i titolari, l’armeno si è preso la scena contestualmente all’infortunio di Brozovic, dimostrando di avere ancora la fame di un ragazzino. Il suo apporto si fa sentire sia in fase di interdizione che in fase offensiva, come testimoniano i gol contro Fiorentina e Viktoria Plzen.
Ha avuto qualche passaggio a vuoto, come la partita di Monza, ma, in generale, Mkhitaryan si è sempre fatto trovare pronto e ha ripagato la fiducia di mister Inzaghi. Nel Derby di andata aveva ben figurato partendo dalla panchina e contribuendo all’azione del 3-2 di Dzeko. In quello di ritorno, ha una grossa chance, partendo da titolare, di confermare quanto di buono mostrato negli ultimi mesi.

24K Magic, Bruno Mars (Nicolò Barella)

Il diamante più puro dell’Inter, l’unico vero insostituibile tra gli uomini di Simone Inzaghi: quando non c’è Barella l’Inter non gira come al solito, Inter-Parma è un ottimo esempio. Barella è cresciuto costantemente dal suo arrivo in nerazzurro e non sembra voler fermarsi neanche in questa stagione, nella quale ha contribuito ad un numero impressionante di reti: sono, infatti, 6 gol e 7 assist messi a referto in tutte le competizioni. A volte si lascia prendere dal nervosismo, ma la grinta che mette in campo nel recuperare palloni e nel ripartire palla al piede ha fatto innamorare di lui la sponda nerazzurra del Naviglio. A Barella si imputa la poca efficacia nei big match e il Derby di domenica può servire per zittire i suoi detrattori: il cagliaritano sarà impegnato anche in un duello tutto italiano, importante anche in ottica Nazionale, con Sandro Tonali.

Fuori dal Tunnel, Caparezza (Denzel Dumfries)

Il 2023 non è iniziato bene per Dumfries, che si è presentato in forma non ottimale nelle prime partite, su tutte quelle con Parma e Monza, in cui è sembrato un lontano parente del giocatore ammirato l’anno scorso in nerazzurro e ai Mondiali con la maglia olandese. Nelle ultime partite è sembrato in ripresa, ma ha ancora qualche problema di fiducia, testimoniati dai pochi dribbling tentati e dai numerosissimi retropassaggi che effettua. Domenica lo attende un cliente scomodissimo, non solo a livello calcistico ma anche comportamentale, come Theo Hernandez: tra i due, infatti, si sono generate diverse scintille nei Derby precedenti. Il Derby, dunque, è la partita ideale per uscire da un periodo complesso per Dumfries e per riprendersi i cuori dei tifosi interisti.

Toda joia toda beleza, Roy Paci e Aretuska (Lautaro Martinez)

Il campione del mondo e neocapitano nerazzurro sta vivendo un periodo di forma straordinario, condito da gol a raffica. Vederlo giocare, ormai, è una gioia per gli occhi, grazie alla sua abilità in fase offensiva ma anche grazie al sacrificio che ci mette quando deve pressare i difensori. In un reparto offensivo in cui Lukaku e Correa danno poche garanzie sul piano fisico, Lautaro è chiamato a fare sempre gli straordinari e risponde sempre presente. Col Milan, il Toro ha un rapporto a due facce: da un lato ha segnato già 6 gol in tutte le competizioni ai rossoneri, dall’altro non trova il gol in campionato in un Derby dal 3-0 del febbraio 2021. La partita di domenica offre la possibilità di far male di nuovo ai cugini in Serie A, sfruttando anche il periodo difensivo nero dei Campioni d’Italia e, magari, replicando la meraviglia del 3-0 di Riyad.

He Got Game, Public Enemy (Edin Dzeko)

Se Lautaro Martinez è stato chiamato agli straordinari, Dzeko lo è stato ancora di più: con il ritorno di Big Rom in Italia, il bosniaco era idealmente relegato al ruolo di riserva di lusso, ma i guai fisici del belga lo hanno costretto a salire in cattedra, dimostrando di essere un campione tremendamente sottovalutato. Dzeko è un attaccante ma anche un trequartista. Un giocatore capace di legare centrocampo e attacco come pochi con i suoi lanci millimetrici, una presenza sempre minacciosa in area di rigore. Il Cigno di Sarajevo è stato decisivo in tante partite, su tutte lo scontro contro il Napoli e la finale di Supercoppa, e il Derby offre a Dzeko un’altra notte in cui incantare e dimostrare la sua classe contro una delle avversarie preferite: sono, infatti, già 7 i gol realizzati contro il Milan.

Olivier Giroud, certezza dell’attacco rossonero, esulta con Junior Messias e Charles De Ketelaere, due dei giocatori più discussi, anche se per motivi differenti, della rosa del diavolo. © Sportsnet

Where Did It All Go Wrong?, Oasis (Milan)

Un crollo verticale, totale e, razionalmente, inspiegabile. Dall’87esimo minuto della sfida casalinga contro la Roma allenata dall’odiato José Mourinho, il Milan ha cessato di giocare a calcio. Nelle successive uscite contro Torino, Lecce, Inter, Lazio e Sassuolo i Campioni d’Italia non sono scesi in campo, venendo divelti da qualunque avversario e raccogliendo il pallone in fondo al sacco per diciassette volte. Come in ogni periodo nero che si rispetti, è presto partita la caccia alle streghe sia da parte della stampa che dei tifosi: sul banco degli imputati sono, dunque, finiti a turno Ciprian Tătărușanu, le scelte di mercato effettuate dal duo MaldiniMassara, Stefano Pioli e il suo diabolico perseverare col 4-2-3-1, i preparatori atletici di Milanello rei di non aver ancora risolto il problema degli infortuni, l’assenteismo di Jerry Cardinale. “And I hope you know / that it’s touch and go / I hope the tears don’t stain the world that waits outside / Where did it all go wrong?” cantava Noel Gallagher nel 2000 e chissà se qualcuno è riuscito o riuscirà mai a carpire la risposta.

Found a Cure, Ashford & Simpson (Stefano Pioli)

Nel momento più difficile della sua gestione, Stefano Pioli deve scegliere se passare alla storia come un novello Alberto Zaccheroni oppure avvicinarsi all’Olimpo dei grandi comandanti del Diavolo superando questa selva intricata e ritornando On Fire. Urge trovare una cura, ergo un nuovo assetto che eviti alla squadra di essere già lunga dopo un quarto d’ora dal fischio d’inizio. Urge accantonare ogni velleità di gioco propositivo oramai insostenibile. Occorre rispolverare la clava e riporre il fioretto. La porta rossonera deve tornare ad essere inviolabile: per il Milan è vitale rigenerare un clima di fiducia, volatilizzatosi dalla zuccata vincente di Ibañez al minuto 87 di Milan-Roma.

Ragazzo inadeguato, Max Pezzali (Ciprian Tătărușanu)

Nella testa del portiere romeno risuona questo ritornello lapidario, per giunta cantato a squarciagola da un cuore nerazzurro: “Davvero che peccato / sono un ragazzo inadeguato / lo sono sempre stato / un po’ fuori posto, un po’ sbagliato”. Additato come genesi di ogni male, Tătărușanu ha ormai l’espressione di chi non crede più nelle proprie capacità e i video, diventati presto virali, del suo riscaldamento pre Milan-Sassuolo non fanno che confermarlo. Pare ammantato da una coltre invalicabile di fatalismo. Il Derby non può, però, non riportare alla mente di Ciprian il dolce ricordo del rigore neutralizzato a Lautaro Martinez e questo momento di gloria della passata stagione potrebbe donare al numero uno del Milan un sussulto d’orgoglio.

Skin Deep, The Stranglers (Davide Calabria)

Le sue lacrime amare e sincere al momento della sostituzione nell’umiliante finale di Supercoppa italiana in terra Saudita le hanno viste tutti. Davide Calabria si ritrova ad essere capitano di una squadra che mai come oggi ha bisogno di un’iniezione di milanismo per lasciarsi alle spalle questi giorni infausti. Davide deve trasferire la scorza del veterano anche ai più giovani del gruppo. Davide deve isolarsi e isolare i suoi compagni da malelingue, sollevatori di polemiche inutili e volti considerati amichevoli fino al giorno prima ed improvvisamente tramutatisi in prefiche. Una volta ritrovata un po’ di serenità mentale, le gambe seguiranno a ruota.

We Need Protection, Picnic At The Whitehouse (Kjaer)

A 33 anni e con un brutto infortunio appena alle spalle, Simon Kjaer non può essere lasciato solo nell’uno contro uno con uno degli attacchi più temibili del campionato. Sembra di sentirlo, mentre invoca maggiore compattezza e distanze corte tra i reparti. Come il collega Davide Calabria, anche il nativo dello Jutland centrale deve ricorrere alle sue doti di leader carismatico e le sue parole dopo la batosta di Riyad fanno intendere che Simon abbia già compreso la delicatezza della situazione. Kjaer è uno di quei pilastri sui quali il Milan ha costruito la propria rinascita e affidarsi alla sua statura morale e al suo spessore umano è una scelta quasi obbligata.

Self Control, Raf (Pierre Kalulu)

Non c’è visione più angosciante su un campo da calcio che osservare Pierre Kalulu, il giovane veterano per antonomasia, smarrire la bussola. Il rigore causato contro la Lazio è solo la riprova delle drammatiche difficoltà che il nativo di Lione sta attraversando. Un periodo di totale appannamento dopo un girone di ritorno e un primo scorcio di questa stagione semplicemente perfetti. Anche per Pierre la situazione pare possa sbloccarsi solamente riacquistando quella padronanza del ruolo che lo ha sempre contraddistinto. “Through the wall, something breakin'”.

Wanted Dead or Alive, Bon Jovi (Theo Hernandez)

La sua taglia è sempre più elevata. Il suo volto è ben impresso nelle menti di tutto il popolo nerazzurro. Theo Hernandez è di gran lunga il milanista più odiato dall’altra sponda del naviglio degli ultimi tempi , solo Zlatan Ibrahimovic pare poterlo insidiare nella conquista di questo peculiare primato. La sua espulsione nel Derby del 5 febbraio 2021 è già leggenda, le scintille con Calhanoglu prima e Dumfries poi nel Derby d’andata di questa Serie A hanno da, un lato, mandato in estasi il popolo rossonero e, dall’altro, fatto gridare alla vendetta quello della Beneamta. Apparso in una condizione tutt’altro che brillante, Theo Hernandez vivrà una stracittadina ad alto rischio. Vietato intestardirsi in dribbling arzigogolati e altre leggerezze simili. Nonostante i tempi di Youri Djorkaeff sono tramontati da un pezzo, c’è ancora qualche serpente nerazzurro appostato sotto le zolle del Meazza e pronto a colpire in modo mortifero.

 

Hold the Line, Toto (Tommaso Pobega)

Tommaso Pobega ha sempre risposto presente quando è stato chiamato in causa da Stefano Pioli. Due reti contro Dinamo Zagabria e Roma e prestazioni quasi sempre convincenti, come quella da incorniciare a San Siro contro la Juventus di Max Allegri. Ora il canterano milanista pare possa partire titolare nel Derby ed è incaricato di non far rimpiangere l’insostituibile Bennacer, fermatosi per un guaio fisico. A lui il compito di essere il frangiflutti della compagine rossonera, di mantenere le giuste posizioni nei confronti dello schieramento nemico, pur senza rinunciare a qualche licenza offensiva alla luce dei suoi ottimi tempi d’inserimento in area di rigore.

Sledgehammer, Peter Gabriel (Sandro Tonali)

Le dichiarazioni di Sandro Tonali nel post partita di Atalanta-Milan (1-1) del 21 agosto 2022 sono state le prime avvisaglie del fatto che la squadra sarebbe andata incontro ad un periodo di rilassamento dopo i bagordi scudetto. Parole che, alla luce della situazione attuale, devono giocoforza conficcarsi nella testa dei rossoneri e risuonare, martellanti, in ogni allenamento. Martellante è anche la presenza a centrocampo del barasino, quest’anno maggiormente prolifico non tanto in termini di gol (2 reti le reti messe a referto) ma di assist (6 in tutte le competizioni). Tonali ora come ora rappresenta un’ancora a cui aggrapparsi per scollinare questo momento complesso, che lui aveva già previsto. Profetico.

Calma e sangue freddo, Luca Dirisio (A. Saelemaekers)

“Cerco di trovare la mia identità / Senza chiedere aiuto, ma sono lontano / Busso e non risponde neanche un’anima / Menomale che non ho paura del buio / Non ho niente per me, ma non dispero / Mangio solo pane e cattiveria ormai / E non è un buon motivo per esserne fiero“. Alexis Saelemaekers si muove per il campo con la stessa frenesia di Luca Dirisio nel videoclip di uno dei più grandi successi del 2004. Più che imitarlo nelle movenze, il buon Alexis dovrebbe fare propria la filosofia della meteora pop rock abruzzese. Troppi gli errori al momento dell’ultimo passaggio, troppi i gol divorati davanti alla porta. Estenuante, forse, il dualismo con Junior Messias, sempre pronto a subentrare quando il belga non dà più garanzie dal punto di vista tecnico-tattico. E dire che la stagione era iniziata per il verso giusto, con due gol in due partite contro Salisburgo e Dinamo Zagabria in Champions League. Poi i soliti problemi fisici, che da anni attanagliano il Milan, lo hanno tenuto lontano dal campo e il suo rientro, complice il periodo sciagurato che i rossoneri stanno vivendo, si sta rivelando più difficile del previsto.

Ho perso le parole, Ligabue (Charles De Ketelaere)

Charles De Ketelaere ha bisogno di un abbraccio che gli possa dare conforto. Tanto conforto. Il suo adattamento si sta rivelando mese dopo mese più difficile del previsto. Charles, però, deve credere che questo sia il posto giusto per lui. Intollerabile che il giovane fiammingo abbia pennellato sulla tela verde brillante del Meazza un solo assist per i compagni. I sentimenti contrastanti che albergano nella mente del nativo di Brugge non hanno mai trovato le parole giuste per essere espressi. Per poter imprimere una svolta alla sua stagione, Charles non deve far altro che dialogare con la sua intimità più profonda. “Credi / Credici un po’ / Metti insieme un cuore e prova a sentire e dopo / Credi / Credici un po’ di più, di più davvero”.

Money’s Too Tight (To Mention), Simply Red (Rafael Leao)

Anche per Rafael Leao è giunto il momento di scegliere, come citava la tagline di Spider-Man 3. Rimanere in rossonero o farsi ammaliare dalle sirene d’oltremanica? Una questione già di per sé difficile, resa ancor più indecifrabile dal famigerato lodo Sporting. Inutile esporsi riguardo alla riuscita o meno della trattativa. Più semplice constatare lo stuolo di persone che si dimenano come pesci in un letto di un fiume ormai in secca. Avvocati, procuratori e genitori. Una situazione a cui Leao pare aver già fatto il callo. Il portoghese, nonostante vada ancora a corrente alternata in alcuni frangenti, ha tentato spesso di essere il centro gravitazionale della squadra, che deve però essere sempre armonica per poter godere appieno dell’estro di Rafa. Nel Derby di andata fu il mattatore assoluto con una doppietta. Da grandi poteri, derivano grandi responsabilità.

Giant, Calvin Harris feat. Rag’n’Bone Man (Olivier Giroud)

In assenza di Ibra, Olivier Giroud è il gigante sulle cui spalle salire per respirare aria pura e sentirsi più forti. Olivier Giroud sta al Milan come Edin Dzeko all’Inter. Due giocatori considerati in piena parabola discendente, che hanno invece trovato nel rossonero e nel nerazzurro una seconda giovinezza. Olivier Giroud è ormai entrato nei cuori dei tifosi rossoneri soprattutto per quel suo temperamento molto più italiano rispetto a quello di tanti che nel Belpaese sono nati e cresciuti. Pare sia in quel di Milanello da decenni, un po’ come Van Bommel. Olivier è un punto di partenza sul quale costruire una nuova era dell’attacco rossonero. Un attaccante completo, efficace e, nonostante la stazza, a dimensione di tifoso. I am a giant / Stand up on my shoulders, tell me what you see / I am a giant / We’ll be breaking boulders underneath our feet”.

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2 Comments

  1. Divertente e semplicemente geniale. Bravi!!

  2. Bravi, è piacevole e comprensibile anche per chi non segue tanto il calcio. Bello l’abbinamento delle canzoni.

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