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Federica Venturelli, la polivalenza formato ciclismo: “Vorrei capire in futuro quale sia il mio punto forte”

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Federica Venturelli è molto esigente con sé stessa. I numerosi trofei conquistati nel corso della sua carriera sono soltanto le tappe di un percorso che l’hanno portata alle porte del professionismo. A soli 18 anni la portacolori della Valcar-Travel & Service è riuscita a conquistare cinque titoli europei juniores fra strada e pista. Sei titoli italiani, un oro condito dal record iridato nell’inseguimento individuale ai Mondiali su pista a cui si è aggiunta la vittoria nella madison con Vittoria Grassi. La piazza d’onore nell’inseguimento a squadre e soprattutto l’argento continentale nella prova in linea e il bronzo iridato nella cronometro su strada.

Se non ti va di leggere, ascolta qui l’intervista a Federica Venturelli

Difficile riassumere in poche parole il palmarès di una vera campionessa che, seguendo le orme della conterranea Marta Cavalli, ha condotto San Bassano sul tetto d’Europa e del globo intero. Vero simbolo della polivalenza in ambito ciclistico, Venturelli è pronta ad affrontare una nuova avventura fra le élite con la maglia dell’UAE Development Team, il tutto puntando a non deludere le aspettative degli altri, ma in primis, le proprie.

Federica Venturelli, partiamo dal riconoscimento più recente. Sei stata nominata “Alfiere del Lavoro” dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Come ti sei sentita quando è arrivata questa notizia?

Mi sono sentita onorata, perché esser premiata dal presidente della Repubblica è sicuramente qualcosa che non capita tutti i giorni. Sono molto felice perché, dopo molti premi a livello sportivo, è arrivato anche il riconoscimento ad “Alfiere del Lavoro” per meriti scolastici che testimonia l’impegno che metto nel mondo della scuola, con una doppia vita fra bicicletta e libri.

La nomina viene offerta soltanto ai migliori 25 studenti d’Italia. Un riconoscimento che dimostra la capacità di gestire un alto rendimento scolastico oltre a quello sportivo. Come è riuscita a far convivere entrambe le parti?

Non mi è riuscito difficile perché mi ritengo una ragazza abbastanza organizzata, che sa gestire bene il tempo fra allenamenti e studio. Sicuramente ha aiutato il mio senso del dovere e la mia forza di volontà che, anche quando ero stanca dopo gli allenamenti, mi ha “obbligato” o “permesso” di studiare. Non ho mai pensato di smettere né con l’uno né con l’altro e, dato che sia lo studio che la bici mi piacciono, non è stato un peso per me, anche se a volte ho dovuto sacrificare in parte la sfera sociale. Tutto ciò è qualcosa che ho comunque fatto con piacere per raggiungere i risultati che volevo.

Hai appena ottenuto il diploma al liceo scientifico. Hai già pensato a quale strada percorrere all’università?

Inizierò a metà ottobre il corso di laurea in farmacia.

Federica Venturelli indossa la medaglia d’oro ai Mondiali di ciclismo su pista juniores 2023

Un’altra notizia di questi giorni riguarda la chiusura della Valcar, team che le ha consentito di conquistare il titolo italiano e quello europeo oltre a una medaglia ai Mondiali. Si è chiuso un ciclo con lei?

Il 2022 ha segnato un po’ una conclusione considerato l’addio alla categoria élite. Avendo puntato soltanto sulle categorie minori, la squadra si è un po’ ridotta. Mi ha fatto piacere aver fatto parte di questa squadra nel suo ultimo anno d’attività. Mi spiace che chiuda perché ha cresciuto molte ragazze vedendo il percorso che hanno fatto partendo dalle esordienti finendo con le élite. Nel mio caso non c’è stata la possibilità di completare l’intero percorso, però esser parte di quest’ultimo mi ha fatto piacere.

Com’è stata questa stagione nella squadra di Bottanuco?

Arrivando da altre formazioni più piccole ho sempre trovato una grande organizzazione e delle grandi compagne di squadra che mi hanno sempre sostenuto sia in gara che fuori. Con tutte le emozioni che ho provato, è stato fondamentale aver il loro apporto, anche perchè poter condividere le mie gioie mi ha aiuto ad assimilarle, mentre le sconfitte le ho potute superare con maggior facilità. Dal punto di vista dello staff mi sono trovata molto bene e quindi si può definire una famiglia.

Federica Venturelli a segno con la maglia della Valcar-Travel & Service

Da San Bassano è nata un’altra stella come Marta Cavalli che ha percorso per certi versi la tua stessa strada. Ti capita di ispirarti a lei?

Mi è capitato spesso, soprattutto nelle ultime stagioni avvicinandomi alle categorie superiori. L’anno prossimo farò il salto nel professionismo. Per me lei è stata un esempio per la capacità di ambientarsi e di ottenere grandi vittorie seppur sia arrivata da un piccolo paese. Mi è capitata qualche volta di uscire in bici anche con lei, anche se poche volte avendo dei carichi d’allenamento diversi, ma spero di imparare molte cose da lei in futuro essendo una ciclista molto più esperta e più grande di me.

Cosa si aspetta Federica Venturelli dal mondo delle prof, considerato che sarai chiamata a far questo salto a soli 18 anni?

I primi anni saranno difficili e molto duri. Proprio per limitare questo grande salto ho scelto di non andar in una squadra World Tour come l’UAE Development Team, così da poter fare delle gare che siano adatte a me e che mi consentano di proseguire il mio percorso di studio oltre che di integrarmi gradualmente a questa categoria.

Federica Venturelli impegnata ai Mondiali Juniores di ciclocross © Sprint Cycling Agency

Nel corso della tua giovane carriera hai centrato risultati di alto livello nel ciclocross, in pista e su strada. Come si riesce a rimanere al top in discipline così diverse?

Sono diverse, però penso che allenarsi per una, aiuti anche per l’altra. Se ci si allena in pista, si aumenta l’esplosività, nel ciclocross invece si mantiene un ritmo alto per un tempo prolungato. Sicuramente mantenere il livello elevato per tutto l’anno è complicato; infatti, mi sono accorta che con tutti questi appuntamenti è stato difficile tirare il fiato. Sto prendendomi ora un periodo di riposo abbastanza lungo prima di ributtarmi all’interno del ciclocross. Per questo motivo ho scelto di ridurre un po’ la stagione del cross ricominciando a metà novembre/inizio dicembre e concentrarmi già sulla preparazione per la strada. Pista e strada sono due discipline compatibili fra loro e allenando una, si migliora anche l’altra.

Dovendo ora approdare al mondo del professionismo, Federica Venturelli ha intenzione di mantenere l’impegno comunque in tutt’e tre?

Per ora l’intenzione è quella, riducendo un po’ il mio impegno nel ciclocross. Non ho ancora ben capito quale sia il mio punto di forza e quindi, mentre cresco, voglio tener aperto tutte le porte e scegliere quando sarò obbligata.

Hai sempre vinto sin dalle categorie giovanili, ponendo una grande attenzione da parte di tecnici e appassionati. Non pesa quest’aura di “predestinata”?

La pressione c’è, anche se è maggiore quella che mi pongo, perché penso che gli altri si aspettino molto da me. In realtà l’ambiente è abbastanza rilassato sia grazie ai direttori sportivi che ai commissari tecnici che ho incontrato sinora. Hanno puntato di più sulla nostra crescita rispetto ai risultati. Essendo però andata forte da quando sono stata esordiente grazie alla grande crescita che ho fatto con Daniele Fiorin, ho sempre gli occhi puntati addosso e devo cercare di non deludere le aspettative degli altri piuttosto per una soddisfazione personale.

La cavalcata vincente di Federica Venturelli nella cronometro degli Europei © UEC

Il prossimo anno ci saranno le Olimpiadi a Parigi. Per quanto siano vicine, visti i tuoi grandi risultati, potresti candidarti per un posto su pista. C’è questa possibilità o guardi già verso Los Angeles 2028?

Parigi è molto vicina e io sono ancora troppo giovane. Il gruppo della pista è molto solido, ci sono delle brave atlete. Penso si debba già guardare avanti e provar a migliorare giorno per giorno.

Ultima domanda. Quale gara piacerebbe vincere in futuro a Federica Venturelli?

Ci sono numerose gare che mi piacciono nel calendario, dal Giro delle Fiandre alla Parigi-Roubaix passando per altre classiche, tuttavia penso che nulla possa ripagare come indossare una maglia iridata.

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Marco Cangelli
Giornalista presso la testata online "Bergamonews" e direttore della web radio "Radio Statale", sono un appassionato di sport a 360 gradi. Fondatore del format radiofonico "Tribuna Sport" e conduttore del programma "Goalspeaker", spazio dal ciclismo all'atletica leggera, passando per lo sci e gli sport invernali

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