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GiroGrafia – Roma: 3 Pillole di Giro d’Italia e Urbe

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Quando si tratta di ciclismo scrivere di Roma o su Roma renderebbe facile perfino una scalata alle Tre Cime di Lavaredo, questa è una certezza che ogni individuo vi sia imbattuto nella città eterna deve aver fatto propria. Una città la cui importanza nei più sconfinati ambiti dello scibile è estremamente tangibile. Una culla per lo sport in epoca contemporanea.

Eppure, un agglomerato il cui legame con il ciclismo stenta a decollare, o meglio stenta a riprendersi. Quello fra l’Urbe e il pedale è infatti un binomio dalla difficoltosa sussistenza. Il destino del maestoso ed unico Velodromo Olimpico non può non esserne un degno esempio.

Il Ciclismo e Roma

Per quanto il sopracitato Velodromo Olimpico sia un caso poco virtuoso del ruolo del pedale nella capitale d’Italia, barlumi di tradizione ciclistica sono ancora riscontrabili fra lo sconfinato territorio comunale. Dalle numerose botteghe “ciclomeccaniche”, produttrici fino agli anni 80′ di telai da corsa, allo storico appuntamento con il GP Liberazione. Fra alti e bassi anche il Giro d’Italia ha consolidato una relazione con la città dei sette colli. Ben 51 partenze di tappa e 43 semplici arrivi, 5 “Grand Départ” e 5 finali di Giro ospitati. Questo è in numeri un perfetto sunto di quel rapporto così effimero.

Giro 1911. Roma sede della tappa di partenza e di quella di chiusura della terza edizione della corsa rosa ©Rcs

Fra il 1909 e il 1962 Roma fu ininterrottamente sede di tappa al Giro. Il boom economico e la nascita di industrie e attività commerciali nelle più disparate aree rurali italiane, congiunta ad una campagna sensibile di investimenti statali, produsse negli anni ’60 una vera e propria caccia alla sede di tappa. Agli anni ’60 dobbiamo anche la scoperta e l’approccio ai primi arrivi in salita. La costruzione di comprensori sciistici spinse le amministrazioni locali a sfruttare il Giro d’Italia come vetrina pubblicitaria, in un periodo in cui la televisione cominciava ad affacciarsi al mondo ciclistico. 

Andrebbe pur sottolineato, per giustificare l’assenza di Roma dal Giro ’62, che l’amministrazione comunale romana nel biennio 1961-62 dovette convivere con un stato di commissariamento prefettizio. Elemento che sicuramente non facilitò le trattive con l’allora patron del Giro Torriani

Gli anni ’60 e il boom economico furono gli attori che produssero una concezione del Giro e dei Grand Tour in generale molto contemporanea. Proprio in questi anni fecero la propria comparsa, anche grazie al complessivo miglioramento delle vie viarie e ferrate, i primi trasferimenti. Si pensi che fra il 23 e il 24 maggio 1967 venne organizzato un trasferimento serale di ben 170 km, distanza consistente per l’epoca, fra Chianciano Terme, nel senese, e Roma

Giro d’Italia 1974

Ci rallegriamo inoltre nel vedere tuttora valida e vitale una formula, che ha il suo valore non solo spettacolare, ma educativo di gara generosa, forte, semplice, rispettosa dei valori della persona: come delle virtù che essa esige e propone; e come tale la indichiamo al rispetto e all’emulazione specie dei giovani, che devono trovare in voi, cari atleti, non un ideale astratto, ma un’esemplificazione concreta di frugalità, di sacrificio, di auto-controllo, di fraternità, che li incoraggi a seguire vie diritte nel difficile cammino della vita.


Papa Paolo VI e un gruppo di campioni. Non esistono aggettivi adatti per descrivere un evento di tal portata. Un Giro d’Italia nato all’interno delle mura di Città del Vaticano. Un Giro, quello del 74′, caratterizzato dalla presenza di una troupe di 12 operatori, rudimentali moto ripresa, un elicottero e un noto regista tedesco, Michael Pfleghar.

Vincenzo Torriani per omaggiare la particolare Grande Partenza promosse la produzione di un docufilm dal titolo “Lo spettacolo più duro del mondo”. Un rarissimo contributo video a colori in grado di offrire un raro fermo immagine di un ciclismo e di un paese che fu. Un contributo di maestosa fattura che non potremmo non condividervi.

Giro d’Italia 2009 Roma – Roma ITT

Per il centesimo anniversario della Corsa Rosa il patron Angelo Zomegnan decise di invertire l’ordinario “svolgimento” del Giro. Dal Lido di Venezia a Roma. 3456 km da nord verso sud, con una settimana finale condita dal tappone del Monte Petrano – in cui venne affrontato il brutale anello appenninico del Nerone, Catria e Petrano – e dagli arrivi in salita al Blockhaus e alle pendici del Vesuvio.

Crono finale in quel di Roma. Una prova contro il tempo di appena 14 km.

Nulla meglio di un video potrà mai offrirvi le emozioni e l’odore degli psicodrammi venutesi a creare in quell’uggiosa giornata di fine maggio.

Giro d’Italia 2018 Roma – Roma

Eccoci giunti al tasto dolente: la ventunesima frazione del Giro d’Italia 2018. Un evento che potremmo epitetare come un “grandioso” spot per buche e sampietrini sconnessi. Quel del 2018 fu forse l’edizione più densa di emozioni degli ultimi decenni, seppur non fu altro che una fucina di critiche e discussioni.

Vedere la maglia rosa di Chris Froome invocare una neutralizzazione che giungerà non fu una degna diapositiva per una città ed un paese ammorbati dal mal governo. Di quella tappa quest’oggi speriamo di rivedere le sole bellezze, perché Roma e il Giro d’Italia ben altro meritano.

Chris Froome e l’allora sindaco di Roma Virginia Raggi © incycle

Immagine in evidenza © Rcs Sport

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Leonardo Bonocore

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