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La consacrazione di Nikola Jokić

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In occasione del suo 26esimo compleanno, andiamo ad analizzare la completa maturazione di Nikola Jokić, che ad oggi è il centro più determinante – sia per statistiche che per stile di gioco – della NBA.

©️ Bart Young/ NBAE

Ma come mai Jokić è considerato quasi all’unanimità – e non solo dai profili social dei Denver Nuggets– “the best big man in the League”? Semplicemente perchè, in una Lega come la NBA in cui si guarda più all’aspetto fisico e atletico, e in cui il ritmo è generalmente sempre più alto, Nikola e i suoi Nuggets giocano un basket vintage, con azioni che tendono a durare di più rispetto alle altre squadre NBA.

Denver, negli ultimi anni, ha cambiato radicalmente il suo stile di gioco, in concomitanza con l’arrivo e la successiva esplosione del talento di Jokić: avendo un giocatore con le caratteristiche fisiche del serbo – grande stazza e poca facilità di corsa – i Nuggets sono stati costretti a rallentare il loro pace, almeno rispetto alle tendenze della NBA: la franchigia del Colorado è passata dall’avere il 7° pace della NBA nel 2016/2017 – secondo anno di Jokic nella Lega, con 27 minuti di utilizzo di media – ad essere costantemente tra le squadre più “lente” – rispettivamente 27°, 29° e 28° nelle ultime 3 stagioni, in cui Jokić ha giocato sempre almeno 31 minuti di media, fino ai 35.9 minuti di media sul parquet della stagione in corso-

©️ @nbareligion

A prima vista, l’unica caratteristica che fa pensare ad un Jokić come giocatore di basket professionistico è la sua altezza (211 cm) perché nelle altre caratteristiche il serbo è oggettivamente sotto la media dei centri dell’attuale NBA: non ha un fisico da culturista – prima dello stop di marzo dello scorso anno era in sovrappeso, poi complice lockdown e positività al Covid-19 è riuscito a perdere gran parte della massa grassa, non riuscendo comunque a sostituirla con massa muscolosa – e non ha nemmeno un atletismo tale da poter sprintare da una parte all’altra del campo o saltare 3/4 volte per compiere stoppate in successione come Howard e McGee, giusto per citare 2 centri con questa qualità.

Tutte queste caratteristiche, che lo farebbero soffrire contro la maggior parte dei pari ruolo, sono compensate da un talento letteralmente sconfinato e una sensibilità di tocco che poche volte si sono viste nella NBA, a maggior ragione nel ruolo di Jokic.

Jokic contro Wiseman, giocatore con caratteristiche fisiche più conformi al ruolo di centro
©️ Isaiah J.Downing, USA TODAY Sports

Il talento che madre natura ha dato in dote a Nikola Jokić permette a Denver di avere un playmaker fatto e finito che gioca nella posizione del “lungo” ampliando a dismisura le opzioni di gioco per la squadra allenata da Mike Malone: i Nuggets possono decidere se correre in contropiede, che può essere azionato proprio da Jokić, capace di fare passaggi a tutto campo direttamente dal rimbalzo, oppure giocare sui 24 secondi a disposizione, affidandosi nella maggior parte dei casi al gioco in area del serbo, che essendo costantemente sotto osservazione da parte di tutte le difese NBA, grazie alla sua visione di gioco trova i compagni liberi sul perimetro, pronti a tirare da 3 punti senza una reale opposizione avversaria.

Il processo che ha portato Denver ad essere la squadra che è adesso – sia per stile di gioco che per ambizioni- non è stato privo di critiche, e più volte al centro della critica è finito proprio Jokić, giocatore di riferimento della squadra, che ha prontamente risposto ogni volta sul campo, andando a migliorare costantemente negli anni ogni sua statistica – salvo una leggera flessione nella stagione 2019/2020, dovuta però al minor numero di partite giocate e ridimensionata da dei Playoff giocati da grande campione.

©️ @NBA

Nella stagione in corso, poi, è arrivata la consacrazione definitiva: al sesto anno nella NBA, e all’età di 26 anni, Jokic è nel pieno del suo prime fisico, affiancato da una maturità nelle letture dei momenti della partita e quel talento innato che gli permette di fare cose che il 90% degli esseri umani non è nemmeno in grado di pensare, e che gli sono valse il soprannome di Joker.

Denver sta facendo fatica a prendere il ritmo in questa stagione – al momento è settima ma è nel gruppone con Phoenix, Portland, la sorprendente San Antonio e Golden State, 5 squadre racchiuse nello spazio di 2 partite – ma le statistiche individuali di Jokic sono da candidato MVP: 27.1 punti, 11.3 rimbalzi e 8.6 assist di media a partita, e soprattutto primo nella Lega per Player Efficiency Rating (PER) – parametro che misura l’efficacia reale di un giocatore considerando anche il pace della sua squadra – con un punteggio di 31.3, avvicinato solo dal 31.1 di Embiid – altro giocatore che sta disputando una stagione straordinaria.

https://www.youtube.com/watch?v=S6i8ytVx918

Gli highlights dei 18 assist messi a referto da Jokić contro Houston nella prima settimana di Regular Season, che sono al momento il massimo in stagione per qualsiasi giocatore NBA

Un’altra statistica per rispondere alla domanda “perché considerare Nikola Jokic il miglior centro della NBA?” è la statistica relativa al Win Shares, ossia il numero di partite in cui un giocatore è stato determinante per la vittoria; in questa classifica Jokić è primo con 6.1, con il secondo miglior giocatore – Antetokounmpo – che ha un Win Shares di 4.3, quasi 2 punti pieni in meno.

Poi, oltre a quello che fa, bisogna considerare anche il come lo fa: passaggi baseball a tutto campo, movimenti in post degni del miglior Hakeem Olajuwon, affidabile sia nel tiro dalla media che nel tiro pesante, il tutto con una semplicità imbarazzante, come se non dovesse nemmeno impegnarsi per fare tutto ciò.

Compilation delle migliori giocate della stagione di Nikola Jokić, che giustificano in pieno il soprannome “Joker”.

Certo, a dopare le sue statistiche ci sta pensando la Regular Season più strana della storia NBA, giocata senza pubblico e con continui rinvii dovuti alla situazione Covid-19 negli Stati Uniti, ma questo discorso vale anche per tutti gli altri giocatori, e va dato merito al serbo di essere il migliore (o tra i migliori) nella maggior parte delle statistiche.

Dove potrà arrivare Denver non si sa – la Western Conference è sempre una lotteria e la differenza tra la terza e la settima in classifica è molto spesso minima, ma fa tutta la differenza ai Playoffs – però, con questo Jokić, giunto alla sua definitiva consacrazione, tutto è possibile o, come dicono proprio gli americani, sky’s the limit.


Immagine in evidenza: ©️ Justin Tafoya / Getty Images

Federico Bollani

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