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Primo turno Playoff NBA: è il momento del cambio della guardia?

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È arrivato il momento caldo della stagione NBA, il momento dei Playoff: il primo turno ha già regalato sorprese e ha aperto la strada a moltissime riflessioni possibili sullo stato attuale della lega. Sono anni in cui le gerarchie stanno cambiando, la vecchia guardia è ormai anziana e i giovani stanno prendendo il controllo. E se negli ultimi anni i vecchi leoni si erano comunque fatti valere, quest’anno stiamo avendo prova del definitivo ricambio generazionale.

La regular season 2024 ha regalato una delle lotte per i Playoff più intense della storia della NBA. Ad Ovest ben 7 squadre hanno chiuso la stagione con almeno 49 vittorie, mentre ad Est solamente le prime 3 ci sono riuscite. Lo scorso anno il quarto seed ad Ovest aveva un record di 45-37, record che quest’anno non sarebbe bastato neppure per accedere al Play-in. Il livello si è alzato e non poco durante questa stagione, molte squadre sono cresciute e diversi giocatori sono esplosi definitivamente.

Questo equilibrio è sintomatico dell’innalzamento del livello di talento medio nella lega e tutto ciò è sicuramente positivo per lo spettacolo. I tempi stanno cambiando definitivamente e ne abbiamo già avuto la prova. Per la prima volta dal 2005 il secondo turno Playoff non vedrà protagonista uno tra Lebron James, Steph Curry e Kevin Durant. Gli Warriors di Curry fuori al Play-in, James e Durant eliminati al primo turno dei Playoff NBA in maniera netta. I dominatori degli ultimi 15 anni sono nella fase conclusiva della loro carriera, nonostante non siano loro i diretti responsabili delle eliminazioni delle proprie squadre.

Il selvaggio West: passaggio di consegne?

Il primo turno ad Ovest ci ha lasciato diversi spunti per pensare che nella lega sia arrivato il momento del definitivo ricambio generazionale. L’eliminazione della vecchia guardia arrivata subito nella postseason segna forse la fine di un’era, a vantaggio di star giovani e squadre costruite a partire dal draft.

La serie tra Suns e Timberwolves si preannunciava come una delle più combattute di questo primo turno dei Playoff NBA. Moltissimi pronosticavano i Suns vincenti, nonostante il sesto seed in stagione regolare. La realtà? 4-0 Minnesota e Phoenix eliminata al primo turno. Una débâcle inattesa quella dei Suns, che ad inizio stagione erano considerati tra i favoriti al titolo. I fatti però hanno raccontato una storia diversa: Phoenix è una squadra senza un vero playmaker e con una panchina inadeguata a competere ai Playoff; debolezze messe in risalto magistralmente da Minnesota. Lato Timberwolves, la vera star della serie è stata Anthony Edwards. Lo statunitense ha dominato da gara 1 in poi e sembra non volersi fermare. Edwards è esploso definitivamente durante questa stagione e lo sta dimostrando anche sul grande palcoscenico, come dimostra il siparietto di trash talking con Kevin Durant in gara 1.

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L’episodio mette in luce l’enorme confidenza nei propri mezzi del ragazzo, che ha sia le caratteristiche tecniche e fisiche sia quelle emotive per diventare il nuovo volto della pallacanestro americana, in una NBA sempre più internazionale. Anche Durant ha riconosciuto la grandezza del proprio avversario nel finale della serie, dicendo che Ant-man è il suo giocatore preferito da guardare. Parole che non sono passate inosservate e che molti hanno interpretato come una sorta di passaggio del testimone. C’è grande rispetto e ammirazione reciproca tra i due, che saranno compagni di squadra quest’estate in occasione delle Olimpiadi. Vedremo se Edwards si prenderà anche quel palcoscenico con la stessa forza con cui sta conquistando il vertice della NBA.

Un altro risultato del primo turno dei Playoff sintomatico del ricambio generazionale in NBA è la vittoria dei Mavericks sui Clippers. Il terzo appuntamento negli ultimi 5 anni tra le due squadre è stato quello buono per Dallas, che ha chiuso la serie sul 4-2. Dopo le sconfitte nei Playoff 2020 e 2021 i Mavericks sono finalmente riusciti a superare i losangelini in 6 gare, grazie ad una serie al top di Kyrie Irving.

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Lato Clippers è stata decisiva la precaria tenuta fisica di Kawhi Leonard, che ha giocato solamente due partite nella serie. Harden e Paul George hanno provato a tenere a galla Los Angeles, riuscendoci a fasi alterne. L’anzianità del roster dei Clips sarà un tema caldo per questa estate: vedremo se arriverà la decisione di un radicale cambiamento. Per quanto riguarda Dallas, quest’anno sembra poter interpretare il ruolo di “mina vagante” della Western Conference. Luka Doncic e Kyrie Irving hanno trovato alchimia e i Mavs si sono mossi sapientemente sul mercato, aggiungendo a roster giocatori che si sono integrati bene come PJ Washington e Daniel Gafford. Il secondo turno li vedrà accoppiati col seed numero 1, i giovanissimi Oklahoma City Thunder.

Thunder e Nuggets, primo turno a valanga

Thunder e Nuggets, il primo e il secondo seed dell’Ovest hanno affrontato il primo turno in apparente tranquillità. OKC ha chiuso sul 4-0 la serie contro i Pelicans, pur soffrendo molto in gara 1. L’impatto con i Playoff NBA del gruppo era tutto da valutare, ma dopo il primo turno ci sono pochi dubbi sul fatto che Oklahoma City sia una squadra vera, pronta per il grande salto. 21, 25, 25, 23 e 22 sono le età dei membri del quintetto titolare dei Thunder, la squadra più giovane di sempre a chiudere al primo posto nella propria Conference. Dalla loro parte hanno sicuramente la grande freschezza data dalla gioventù ma anche l’allenatore dell’anno in Mark Daigneault, capace di traghettare questa squadra dai bassifondi alla cima delle classifiche NBA in 4 anni.

Denver invece ha chiuso in 5, soffrendo però in tutte le partite. Il risultato finale risulta troppo severo se pensiamo a quanto visto in campo durante la serie. I Lakers sono stati per molti più minuti in vantaggio (165 a 59), avanti in doppia cifra in ogni gara eccetto gara 5. I secondi tempi dei Denver Nuggets però sono stati troppo per Los Angeles, che ha ceduto le prime tre sfide nonostante l’ampio vantaggio accumultato nella prima fase. I minuti finali delle partite sono stati risolti spesso dal rompicapo Murray-Jokic, che sembra non avere soluzione. Jamal Murray in particolare è un caso veramente unico. Un giocatore in grado di accendersi ai Playoff come pochi altri nella storia della NBA; Murray va oltre il concetto di Playoff performer. Parliamo di un campione con pochi eguali in tutta la lega, capace di elevare il suo livello nei minuti finali delle partite più importanti. Non a caso, due game winner per lui nella serie, compreso quello che ha chiuso i conti in gara 5. Denver vuole riconfermarsi, ma sul suo cammino incrocia ora i lanciatissimi Timberwolves che non vorranno di certo fermarsi dopo il 4-0 del primo turno.

Est, strada spianata per Boston?

Rispetto all’Ovest, la Eastern Conference sembra avere gerarchie più definite. Boston appare come una corazzata imbattibile per le rivali, anche se conosciamo i recenti problemi nelle fasi decisive della stagione di questo gruppo. Difatti i Playoff dello scorso anno erano partiti pressoché con le stesse premesse di quest’anno, ovvero rinconfermare la finale NBA del 2022. L’eliminazione subita dai Miami Heat però aveva destato sconforto nei tifosi, convinti che il duo Tatum-Brown non bastasse per arrivare fino in fondo.

Ecco allora le aggiunte di Holiday e Porzingis, a rinforzare un gruppo già solidissimo che ora spaventa in tutti e 5 i ruoli del quintetto titolare. Nonostante le numerose assenze nel roster degli Heat, per Boston la vittoria al primo turno può significare il superamento di un blocco mentale che Miami rappresentava. La squadra di coach Spoelstra era diventata una sorta di bestia nera negli ultimi anni, capace di eliminare Boston nella bolla di Orlando e nelle finali di Conference dello scorso anno. Il rematch di quest’anno non ha lasciato scampo a Miami e Boston ora mira alle finali NBA.

76ers e Bucks: passo falso o totale fallimento?

Se consideriamo i Celtics così tanto avanti rispetto alle rivali è perchè le principali avversarie hanno deluso in questa stagione. Le previsioni di inizio anno consideravano i Milwaukee Bucks tra i favoriti al titolo NBA, ma la regular season e il primo turno di Playoff hanno raccontato una storia diversa. La scelta scellerata del cambio allenatore a stagione in corso, il record negativo con Doc Rivers, la mancata alchimia tra Antetokounmpo e Lillard e un sistema difensivo che senza Jrue Holiday ha accusato diverse problematiche. Questi sono stati i problemi principali della stagione dei Bucks, usciti al primo turno contro gli Indiana Pacers, anche a causa degli infortuni delle due star. I guai fisici però non possono fare da attenuante ad una stagione deludente, partita con il migliore dei propositi e terminata con mille dubbi. Cambiare coach? Svecchiare il roster? I rumor circonderanno l’estate di Milwaukee, in attesa di capire le scelte della dirigenza.

Altra squadra-delusione tra le big di inizio anno sono i Philadelphia 76ers, usciti al primo turno contro i New York Knicks in una serie molto divertente. L’equilibrio ha caratterizzato la maggior parte delle gare, ma alla fine Philadelphia è uscita con le ossa rotte davanti al proprio pubblico. La stagione dei 76ers è stata fortemente influenzata dall’infortunio di Embiid, rientrato in tempo per i Playoff nonostante gli evidenti acciacchi fisici. Tyrese Maxey ha traghettato la squadra nel periodo di assenza dell’MVP in carica, ma è chiaro che il destino di Phila passi dallo stato di salute del proprio leader.

I Knicks si sono dimostrati più attrezzati nella totalità della serie, potendo contare su un leader offensivo come Jalen Brunson, nella stagione della consacrazione. Da gara 3 in poi Brunson ha viaggiato a 42 punti e 10 assist di media, con un’incredibile prestazione da 47pti. e 10 ast. in gara 4, riscrivendo la storia statistica dei Knicks ai Playoff. La forza di NY è però il gruppo, fondato su solidi valori difensivi dati da coach Tom Thibodeau. La classe operaia dei Knicks si dimostra agguerrita, lotta su ogni palla e non demorde mai. I vari DiVincenzo, Hart, McBride e Hartenstein sono fondamentali nelle pieghe delle partite e rendono i Knicks una squadra fastidiosa da affrontare per chiunque, sostenuta da un pubblico caldissimo, completamente coinvolto nella Playoff Run.

Avanti gli underdog, la grande crescita di Indiana e Cleveland (e Orlando)

La stagione NBA di quest’anno ha visto avanzare nella Eastern Conference squadre considerate più indietro nei power ranking. Cleveland Cavaliers, Orlando Magic e Indiana Pacers partivano sfavorite rispetto ad altre avversare dell’est ad inizio stagione, ma la crescita di questi gruppi ha fatto sì che approfittassero dei passi falsi delle squadre più blasonate. Sono gruppi giovani, che hanno accelerato in questa stagione il processo di crescita. I Pacers, dopo un ottimo avvio di stagione, hanno aggiunto al roster Pascal Siakam, campione NBA nel 2019 con i Toronto Raptors. Inoltre Tyrese Haliburton si è dimostrato un leader, un playmaker vecchio stile capace di trascinare Indiana in finale dell’In-Season Tournament a dicembre. Complici le difficoltà dei Bucks, Indiana ha raggiunto il secondo turno con merito, confermando la crescita del gruppo durante questa stagione.

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I Cleveland Cavaliers hanno invece riconfermato il quarto posto ad Est in stagione regolare. A differenza degli scorsi Playoff però i Cavs hanno superato il primo turno grazie alle super prestazioni di Donovan Mitchell, capace di segnarne 50 e 39 in gara 6 e 7. Cleveland ha vinto la sua prima serie Playoff senza LeBron James dal 1993, segnando l’inizio definitivo di una nuova era in Ohio.

Dal canto loro, gli sconfitti Orlando Magic hanno potuto godere dell’ascesa di Paolo Banchero, All-Star alla sua seconda stagione nella lega. L’impatto Playoff dei giovanissimi Magic era un incognita e la serie con Cleveland è stata un primo assaggio di un tale palcoscenico per il gruppo. Una serie lunga, estenuante, dominata dal fattore campo fino all’ultima partita, in cui i Cavaliers hanno strappato il pass per il secondo turno. Qualche rimpianto per Orlando, ma una stagione assolutamente positiva per un gruppo giovane e con ampi margini di crescita.

C’è aria di cambiamento nella lega più importante del mondo. Nuove star sono pronte a prendersi le luci della ribalta e a scrivere la storia del basket dei prossimi anni. Questi Playoff potrebbero segnare l’inizio di una nuova era, quella in cui la next-gen prende definitivamente le redini dell’NBA.

Immagine in evidenza: © Twitter, Minnesota Timberwolves

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Mattia Sabinos

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