Calcio

La Croazia, una favola mondiale col finale ancora da scrivere

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Con la vittoria contro l’Inghilterra la Croazia partecipa per la prima volta alla finale di un Mondiale di calcio. Un’impresa storica da parte della squadra di Zlatko Dalic, che raccoglie i frutti di quella che è la generazione migliore della storia della sua nazionale.

Se otto anni fa avessimo detto ad un croato che la sua nazionale sarebbe arrivata in finale ai Mondiali del 2018, probabilmente ci avrebbe riso in faccia. Questo perché la Croazia, ad esclusione del Mondiale francese del ’98, ha collezionato solo delusioni: non si qualificò per Euro 2000 e per il Mondiale 2010, fuori ai gironi al Mondiale 2002, Euro 2004, Mondiale 2006, Euro 2012, Mondiale 2014. Il massimo fu raggiunto nell’Europeo del 2008, quando uscì ai quarti di finale contro la Turchia.

La storia ci insegna che per invertire la rotta c’è bisogno di coraggio, di un atto di forza: questo atto di forza si attua il 7 ottobre 2017, quando Čačić fu esonerato dopo il pari contro la Finlandia che costò il primo posto nel girone di qualificazione per Russia 2018.  Al suo posto subentrò Zlatko Dalic che guidò i suoi verso la qualificazione, vincendo i play-off contro la Grecia.

Ecco, noi italiani avremmo dovuto prendere esempio per la nostra Nazionale. La sconfitta per 3-0 contro la Spagna nel girone di qualificazione fu un’umiliazione per Giampiero Ventura, che non fu più capace di gestire qualcosa più grande di lui. E sale il rimpianto del non aver giocato questo bellissimo Mondiale.

Un Mondiale dove la Croazia è riuscita ad affermarsi, ad evolvere da semplice “scommessa” a “favorita”.
Dopo aver passato a punteggio pieno il girone di ferro (sulla carta), con Argentina, Islanda e Nigeria, il cammino verso la finale è stato più complesso del previsto.

Agli ottavi la Danimarca guidata da Age Hareide si è dimostrata essere un ostacolo difficile da sormontare, tant’è che sono stati necessari i calci di rigore per decretare un vincitore. Ne abbiamo già parlato qui.
I quarti di finale ci hanno regalato una delle partite più belle di questo Mondiale, ovvero la sfida contro la Russia padrona di casa, terminata 2-2 fino agli ennesimi calci di rigore, dove a spuntarla sono stati ancora una volta i croati.
Anche la semifinale contro l’Inghilterra sembrava destinata a concludersi con la lotteria dei rigori, fino a quando Mandzukic non decide di chiuderla con una zampata delle sue.

La Croazia arriva a questa finale con 90 minuti in più nelle gambe rispetto ai francesi, ma con molte certezze in più.
La certezza di essere una squadra quadrata: cattiva dietro, elegante nel mezzo, letale davanti.
Un gruppo molto più equilibrato rispetto a quello di Francia ’98, dove si cercava la giocata dei vari Suker, Boban, Vlaovic; oggi il talento è presente in ogni parte del campo ed è rappresentato da giocatori militanti nelle squadre più forti del mondo. Giocatori come ModricRakitic nascono una volta ogni 30 anni, e se a questi aggiungiamo dei gladiatori come Perisic, Lovren, Mandzukic e Subasic sognare non è più un’utopia.

A prescindere da come andrà a finire questa avventura è già il Mondiale della Croazia. A dimostrazione di come impegno, sacrificio e forza di volontà siano la base del successo. Soprattutto in una competizione dove non contano i trofei già vinti, bensì quanto cuore riesci a mettere in campo.

E diffidate da chi, al gol del 2-1 di Mandzukic, non si è alzato dalla sedia per esultare.

 

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