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La precisione dell’ingegnere: Daniel Bigham e il record dell’ora

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Daniel Bigham non è semplicemente un ingegnere, un ciclista o un tecnico. Daniel Bigham è un tutt’uno e forse anche di più.

A molti questo nome potrebbe apparire sconosciuto al pari di quello di Graeme Obree, Chris Boardman o Alex Dowsett, eppure questo suddito di Carlo III ha cambiato a suo modo la storia del ciclismo realizzando il temutissimo record dell’ora. Per spiegare a chi raramente mastica ciclismo di cosa si tratti, è necessario far un salto in un velodromo e iniziare ad osservare questi atleti macinare chini sul manubrio una serie infinita di giri attorno a un ovale in parquet. Se i vostri occhi non hanno iniziato ad incrociarsi e i capogiri non hanno ancora preso il sopravvento, siete pronti ad immaginare questi “supereroi” lanciarsi ad oltre cinquanta chilometri orari per un’ora con l’obiettivo di percorrere più chilometri possibile. Questa sfida lanciata dal creatore del Tour de France Henri Desgrange nel 1893 ha attirato decine di fuoriclasse del pedale internazionale fra i quali spiccano i nomi di Fausto Coppi, Eddy Merckx, Francesco Moser e Bradley Wiggins.

Lo storico record di Francesco Moser a Città del Messico nel 1984 © Foto OMEGA/PENAZZO

Poteva Bigham farsi sfuggire un’occasione così ghiotta ? Assolutamente no, anche perchè l’ingegnere nativo di Newcastle-under-Lyme respira l’aria di record ogni giorno nella sua casa di Andorra dove vive con la compagna Joscelin Lowden, detentrice del primato femminile prima che il 23 maggio Ellen Van Djik le strappasse lo scettro. Quel traguardo è stato raggiunto mano nella mano, studiato nei minimi dettagli con un team di fisiologi della federazione olandese durante le fasi più acute della pandemia sulla pista di Manchester. Applicando sul proprio corpo alcuni sensori per la rilevazione dell’attivazione muscolare, Daniel e Joss raccolsero tutti i dati necessari per preparare al meglio una prestazione di questo tipo, ponendo grande attenzione in particolare a biomeccanica e aerodinamica.

La gioia di Joscelin Lowden dopo aver fissato il nuovo primato femminile a 48,405 chilometri © Matt Alexander/PA Wire

L’aerodinamica, il primo amore dell’atleta britannico, laureato alla facoltà di Ingegneria degli Sport Motoristici a Oxford e chiamato per questo a compiere uno stage in Formula 1 presso il team Mercedes dove applicare le proprie conoscenze sugli studi svolti in galleria del vento. Eppure quest’elemento imprescindibile nella disciplina dominata da Max Verstappen è stata traslocata a quella passione che Daniel aveva coltivato con amore anche durante il percorso accademico, quello per la bicicletta. Prima il triathlon, poi, una volta indossata la corona d’alloro, ha deciso di puntare sul mezzo prediletto a due ruote dilettandosi in particolare in pista, disciplina nella quale per anni il Regno Unito ha fatto scuola.

La prima passione di Daniel Bigham, il triathlon © A Little Bit of Stone

L’attenzione quasi maniacale per la matematica e le materie affine hanno così consentito al tecnico dell’Ineos-Grenadiers di unire l’utile al dilettevole vincendo nel 2017 i titoli britannici nel chilometro da fermo, nell’inseguimento individuale e a squadre, garantendosi così l’anno successivo un posto in nazionale nel quartetto vincitore di due prove di Coppa del Mondo. Insomma, per chi leggendo il suo nome all’inizio ha storto il naso, un curriculum non indifferente a cui vanno aggiunte le esperienze su strada nella cronometro e quel bronzo conquistato nella staffetta ai Mondiali di Harrogate 2019. Le doti contro il tempo non sono passate inosservate agli occhi di squadroni come la Jumbo-Visma che lo ha chiamato per sviluppare le bici da crono di campioni come Wout Van Aert e Jonas Vingegaard, ma anche la Ineos-Grenadiers.

Daniel Bigham vince il titolo britannico 2022 d’inseguimento individuale e migliora il record nazionale © SWPix

E qui si ritorna al punto precedente, a quel record condiviso e gradualmente avvicinato per gradi, prima migliorando il primato nazionale appartenente a Bradley Wiggins (già record dell’ora nel periodo compreso fra il 2015 e il 2019) e in seguito distruggendo il PB sui 4.000 metri di un altro mostro sacro del ciclismo di Sua Maestà come John Archibald. A quel punto non restava che puntare a trovare quei “7 watt in più” necessari per migliorare i 55,089 chilometri percorsi dal belga Victor Campenaerts il 16 aprile 2019 ad Aguascalientes. Non dimenticando mai che l’obiettivo primario era quello di aiutare il pluricampione del mondo dell’inseguimento Filippo Ganna, Bigham ha prima osservato con attenzione la risposta della compagna Joss sulla pista del Vélodrome Suisse di Grenchen e poi aggiudicandosi l’argento ai Giochi del Commonwealth.

Daniel Bigham tiene in mano il fatidico cartellone che certifica la realizzazione del nuovo record dell’ora © Ineos-Grenadiers

Fino al fatidico 19 agosto 2022 quando, nonostante la rinuncia da parte della “Locomotiva di Verbania” fiaccato dal Tour de France, Daniel Bigham è sceso nuovamente sul parquet elvetico vestito di tutto punto e trovando quei fatidici 7 watt da raccogliere “3,5 dall’aerodinamica e gli altri 3,5 dalle gambe”. Come potete immaginare il britannico non ha mancato il colpo guadagnandosi il posto nella storia con i 55,548 chilometri coperti in sessanta minuti.

Ora sarà compito del nostro Pippo Ganna migliorare l’impresa di Daniel Bigham, l’uomo che non si presenta semplicemente come un ingegnere, un ciclista o un tecnico, ma che è un tutt’uno, o forse di più …

 

 

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Marco Cangelli
Giornalista presso la testata online "Bergamonews" e direttore della web radio "Radio Statale", sono un appassionato di sport a 360 gradi. Fondatore del format radiofonico "Tribuna Sport" e conduttore del programma "Goalspeaker", spazio dal ciclismo all'atletica leggera, passando per lo sci e gli sport invernali

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