Calcio

“Cholo” 2.0. L’aggiornamento software di casa Atletico.

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Sono trascorsi otto lunghi anni dall’ormai lontano 2011, quando sulla panchina dell’Atletico Madrid prese posto per la prima volta un uomo destinato a trasformare per sempre le sorti di chi, fino ad allora, veniva considerato come un vicino rumoroso del Real Madrid, il club più vincente nella storia del calcio mondiale. Diego Pablo Simeone è stato in grado non solo di stravolgere qualsiasi dietrologia sul club, ma soprattutto si è dimostrato portabandiera e assoluto credente praticante di una filosofia calcistica che sembrava superata, addirittura antiquata se osserviamo gli stili di gioco odierni. Il “Cholismo“, così definito per convenzione dal vocabolario “futbolista”, altro non è che l’interpretazione moderna e revisionata del classico e italiano “catenaccio”: un’idea fondata sull’attenzione fanatica alla fase difensiva e sul non concedere spazio di manovra agli avversari negli ultimi metri, per poi colpirli in ripartenza. Ovviamente spiegata così brevemente potrebbe risultare alquanto semplicistica come teoria, ma la realtà racchiude dosi massicce di concentrazione e di tenuta fisica all’interno di tutti e novanta i minuti. D’altronde, sottovalutare una delle squadre europee più scorbutiche potrebbe rivelarsi particolarmente ingenuo per tutti, nessuno escluso.

Non può trattarsi di una pura coincidenza se la squadra amministrata in maniera ineccepibile dal Presidente Enrique Cerezo abbia ottenuto importanti successi in patria e in campo internazionale sotto la guida del condottiero argentino. La bacheca madrilena ha dovuto sottoporsi ad una lieta opera di restyling per deporre i nuovi trofei: una Copa del Rey, una Supercoppa di Spagna, due Supercoppe Uefa e due Uefa Europa League. Il sogno chiamato Uefa Champions League è stato bruscamente interrotto per ben due volte in finale dai cugini con la “Camiseta Blanca”: nel 2014 a Lisbona dall’iconico colpo di testa di Sergio Ramos nei minuti di recupero e nel 2016 nella lotteria dei calci di rigore a San Siro.

Ma il più grande successo resta l’incredibile Liga conquistata proprio nel 2014 nello spareggio dell’ultima giornata al Camp Nou, di fronte al Barcellona e a quasi centomila tifosi blaugrana già pronti a festeggiare in seguito al vantaggio firmato Alexis Sanchez. Il giustiziere di quella calda domenica di fine maggio fu meravigliosamente Diego Godin, che dopo diciotto anni riportò il titolo di Campione di Spagna nella Madrid meno gloriosa e celebrata.

 

 

La gràn revoluciòn colchonera”.

Proprio dall’ex capitano uruguagio iniziamo il nostro focus su quella che diventerà la nuova creatura del “Cholo” a partire dalla prossima stagione ormai alle porte.

Il percorso concluso lo scorso maggio ha evidenziato un vistoso calo di risultati rispetto a quanto ultimamente sono abituati nella metà biancorossa della capitale. In Liga, nonostante la crisi nera del Real Madrid, la truppa “colchonera” non è mai riuscita ad entrare effettivamente nella corsa al titolo, vinto in scioltezza dal Barcellona con undici punti di distacco. Restando in patria, il cammino in Copa del Rey si è rivelato a dir poco deludente, con l’eliminazione agli ottavi a causa del clamoroso 3 a 3 casalingo con il Girona, poi retrocesso a fine campionato. La Champions League, con in programma la finalissima proprio al Wanda Metropolitano, ha spento con inaspettato anticipo ogni possibile sogno a riguardo, in seguito alla rimonta della Juventus a Torino incisa dalla tripletta di Cristiano Ronaldo, assoluta bestia nera fin dai tempi del derby di Madrid.

Un campanello d’allarme forte e chiaro nella testa di Simeone, ormai consapevole di aver raggiunto il traguardo della sua prima era madridista. Un gruppo di uomini, ancor prima che di giocatori, probabilmente appagato e spremuto (nel vero senso del termine) anche a causa di alcune situazioni contrattuali che avevano fatto presagire ad un’inevitabile conclusione del rapporto con alcune delle colonne della squadra.

 

Godin e Juanfran: colonne dell’antico tempio.

Il reparto difensivo è il più rivoluzionato: sono infatti tre gli addii pesantissimi in quanto a valori tecnici, leadership ed esperienza. Primo di tutti il “Gràn Capitan” Diego Godin; colosso da 389 partite in maglia Atletico che ha preferito non rinnovare il contratto per affrontare quella che sarà presumibilmente la sua ultima avventura in un grande club, l’Inter di Antonio Conte. Toccherà quindi al suo compagno di Nazionale Josè Maria Gimenez caricarsi sulle spalle l’enorme eredità, con il granitico appoggio di Oblak, assoluta certezza in porta. Dal mercato sono arrivati due difensori molto diversi tra loro come caratteristiche: il primo è Mario Hermoso, uno dei migliori centrali dell’ultima Liga, in cui ha riportato l’Espanyol a qualificarsi per una competizione europea. Il 24enne spagnolo è destinato ad assumere i gradi di titolare con il tempo, se non addirittura nell’immediato. L’altro profilo corrisponde al nome di Felipe, il 30enne brasiliano è sinonimo di una sacrosanta esperienza che rischiava di estinguersi in quella zona di campo.

Anche le corsie laterali non sono rimaste immuni dal cambiamento: dopo 690 presenze complessive con la camiseta “RojBlanca”, Juanfran e Filipe Luis hanno salutato, entrambi sono ancora svincolati dal 30 giugno. Nella stagione appena conclusa il titolare a sinistra è stato il Campione del Mondo francese Lucas Hernandez, ceduto al Bayern Monaco per 80 milioni di euro, diventando l’acquisto più caro nella storia dei bavaresi. Il vuoto sulle fasce non è stato ancora del tutto colmato;  la situazione a destra si è assestata con l’arrivo di Kieran Trippier dal Tottenham, sul lato opposto il nome del giovane Renan Lodi raffigura un ottimo prospetto che necessiterà però di tempo utile ad ambientarsi al calcio europeo. Interessava molto Marcos Alonso del Chelsea, ma il mercato bloccato dei Blues ha bruscamente interrotto qualsiasi approccio di negoziazione.

 

Rinforzi nella terra di mezzo.

La mediana ha invece subito una sola terribile scossa: l’addio di Rodri dopo appena una stagione. Il grande equilibratore di gioco è riuscito in pochi mesi a ricevere le chiavi del centrocampo dimostrandosi un degno guardiano. Tanto da spingere Pep Guardiola e il suo Manchester City a sborsare circa 70 milioni di euro pur di aggiungerlo alla già notevole scacchiera dei citizens. Il vero sostituto dovrebbe essere Thomas Partey, cresciuto esponenzialmente in un paio di stagioni, alternandosi prima a Gabi e l’anno scorso proprio al partente Rodri. Nonostante la presenza del ghanese, la società ha preferito puntellare a dovere la zona di campo interessata, prelevando dal Real l’ex canterano Marcos Llorente per 24 milioni e soprattutto il messicano Hector Herrera, forse tra le più grandi occasioni nel reparto parametri zero sul mercato. La fascia destra ha salutato definitivamente Gelson Martins, riscattatto dal Monaco dopo il prestito semestrale nel Principato. Il portoghese non è stato in grado di ripetere quanto di buono visto ai tempi dello Sporting Lisbona, club nel quale la sua carriera sembrava in rampa di lancio. Su Correa sembra esserci il Milan, se l’affare dovesse andare in porto non si esclude l’arrivo di un profilo in grado di far rifiatare Koke.

 

Classe e talento. Il nuovo “7” sulle orme di Griezmann.

Dopo 257 partite arricchite da 133 gol in appena cinque stagioni, Antoine Griezmann non indosserà più la divisa “colchonera”. Il Barcellona, reduce dal tentativo di acquisizione dell’attaccante francese la scorsa estate, ha versato i 120 milioni di euro della clausola rescissoria; ciò ha creato diverse frizioni tra le due società che potrebbero addirittura trascinare la questione di fronte ai tribunali. Mettendo da parte le eventuali questioni legali del caso, tale cessione rischia seriamente di aumentare il divario con gli altri top club. Perdere uno dei migliori giocatori del Mondo potrebbe risultare fatale soprattutto nel breve periodo.

Il tempo, proprio il fattore determinante che ha convinto l‘Atletico a puntare su Joao Felix, futura stella del calcio mondiale. Il talento forgiato dalla storica e pregiatissima fucina del Benfica, nonostante i suoi 19 anni ha già iniziato a far strizzare gli occhi a qualsiasi appassionato: un concentrato di pura classe arricchito da una limpida tecnica di base donatagli da madre natura in persona. Con il club portoghese gli affari risultano sempre molto complessi da imbastire e da concludere, anche in questa determinata occasione non è stato possibile ottenere eccezioni: 126 milioni il prezzo del cartellino per il sostituire “Le Petite Diable“.

Ma gli acquisti potrebbero non aver sancito la parola fine: il nome forte è James Rodriguez, obiettivo concreto anche del Napoli. Da verificare, in caso di arrivo, il ruolo di impiego del colombiano; verosimilmente giocherebbe da seconda punta partendo dietro all’attaccante. In uscita si attendono offerte per Kalinic, mentre Diego Costa non è incedibile di fronte ad un’offerta importante; a maggior ragione in seguito all’acquisizione del serbo Ivan Saponjic, classe ’97 ex Benfica.

  

 

Con un totale di 310 milioni di incasso e poco meno di 250 milioni di spesa, l‘Atletico Madrid ha intrapreso una prima e consistente fase di ristrutturazione riguardante il parco giocatori a disposizione. Freschezza abbinata all’esperienza, la ricetta ideale per ricominciare a correre in direzione dei nuovi successi. Simeone sta ottenendo l’evoluzione tanto richiesta per tornare a competere; solo il tempo potrà confermare o condannare le attuali scelte.  La versione 2.0 del “Cholismo” è pronta ad avviarsi.

 

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