Le Olimpiadi sono la casa dei sogni, quella competizione a cui ogni atleta vorrebbe prendere parte almeno una volta nella vita, sperando di poter salire quel gradino che ti conduce nell’Olimpo dello sport. Mattia Predomo l’ha inserito fra i propri obiettivi da raggiungere nella sua carriera iniziata da pochi anni, ma già piena di soddisfazioni.
Considerato da molti come “l’enfant prodige” della velocità italiana, l’atleta del Centro Sportivo Esercito ha dimostrato di valere questo titolo conquistando l’oro nella velocità ai Mondiali Juniores 2022 e nella prova a squadre agli Europei Under 23 2023, migliorando costantemente il record italiano.
Nonostante la sua giovane età, il 19enne bolzanino tesserato per la Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino ha dimostrato di valere un posto nella ristretta cerchia degli “sprinter” guardando con ammirazione a Parigi 2024, ma non perdendo mai il proprio pragmatismo che lo colloca con la mente già in direzione Los Angeles 2028.
Mattia Predomo, a Glasgow hai firmato ancora una volta insieme a Matteo Bianchi e Daniele Napolitano il record italiano nella velocità a squadre. Visto il costante progresso, fin dove pensate di potervi spingere?
Il Mondiale è stato un po’ il banco di prova per quest’anno, perché si trattava della gara più importante con i professionisti quindi riuscir a fare il record italiano lì era molto importante. Lo abbiamo centrato e adesso l’obiettivo è di far qualcosa di più nei prossimi anni.
Come ti trovi con i tuoi colleghi con cui hai vinto anche l’Europeo Under 23?
Molto bene, siamo un gruppo molto unito, che lavora bene e che ha un obiettivo da raggiungere tutti assieme.
Alla prima partecipazione mondiale non sei riuscito a centrare l’accesso a superare le batterie della velocità. Come giudichi questa tua esperienza iridata e com’è stato confrontarti con i migliori al mondo in questo settore?
Diciamo che riguardo all’individuale non sono giunto nel migliore delle condizioni per via di un avvicinamento non proprio perfetto a causa delle numerose gare di qualifica per i Mondiali. Per me conta comunque molto esser lì a giocarmela visto che l’Italia mancava da parecchio e ho avuto la fortuna di osservare dagli spalti gli altri. Da lì ho provato a trarre qualche segreto da loro, in particolare da chi ha caratteristiche simili alle mie.
Parigi 2024 appare l’obiettivo più vicino. Cosa ti aspetti dalla tua prima Olimpiade?
La qualifica non è ancora sicura, quindi penso che prima si debba puntare alle gare che l’anticiperanno, fra le quali le gare di Coppa del Mondo. Detto ciò devo ringraziare l’Esercito per la preparazione che mi sta offrendo e che per ora sta proseguendo nel migliore dei modi.
Vista la tua giovane età, è più probabile vederti vicino al podio a Los Angeles 2028. State lavorando per questo percorso in vista del prossimo quadriennio olimpico?
La Federazione e il mio gruppo sportivo stiamo lavorando al massimo per esser competitivi a Los Angeles visto che è più probabile ottenere un risultato di prestigio lì che a Parigi. Stiamo impegnandoci intensamente per quello e spero di arrivar al 100 % a Los Angeles.
Voi giovani avete la fortuna di esser seguiti da un ex pistard come Ivan Quaranta. Come vi trovate con lui e quali consigli vi dà?
Penso che sia importante aver qualcuno che è stato nel settore, seppur molti anni prima di noi, anche perché l’occhio del velocista rimane. Lui può darci qualche consiglio sulla gara e sulla tecnica o la tattica e lo stesso possiamo farlo anche in allenamento.
Lo scorso anno sei riuscito a riportare in Italia la maglia iridata juniores trent’anni dopo Ivan. Ci racconti com’è stata quella vittoria?
L’ho vissuta come qualcosa di passaggio. E’ stato un torneo un po’ particolare, con dei tempi di recupero abbastanza strani. E’ stata più una tappa che un arrivo per la mia carriera in vista dell’accesso alla categoria élite.
Esiste la concreta possibilità che, grazie a voi, si possa tornare a creare un movimento azzurro in grado di competere a livello internazionale e spingere quindi i giovani verso le discipline veloci?
Di sicuro abbiamo restituito visibilità a delle specialità che in Italia erano state accantonate, però con il tempo spero che il nostro gruppo possa esser un esempio per le nuove generazioni e, perché no, far tornare l’Italia al posto che gli spetta.
A soli 18 anni hai realizzato il record italiano nella velocità individuale dando vita a un nuovo corso azzurro per questo settore fermo da anni. Pensi di poter rappresentare un faro per la velocità tricolore?
Singolarmente no, perché tutto il gruppo è il faro della velocità italiana. E’ uno sforzo che stiamo affrontando tutti e quindi penso sia giusto dire che tutti lo siamo.
Ti abbiamo visto andar forte anche nel keirin dove hai conquistato diverse medaglie a livello giovanile in campo europeo. C’è l’opportunità di vederti fra i grandi anche a livello mondiale in questa specialità?
Le due discipline sono molto simili per cui è parecchio probabile che chi va forte nella velocità, diventi competitivo anche nel keirin. Credo che sia soltanto una questione di tempo e di molto lavoro.
Puntare sulla velocità significa spesso e volentieri dover abbandonare l’attività su strada, spesso più sponsorizzata dai tecnici a livello giovanile. Cosa ti ha spinto a intraprendere questa strada?
In generale la velocità mi è sempre piaciuta, dalla prima volta che sono sceso in pista. La strada stava diventando un po’ troppo impegnativa a livello di altimetria, poi sia dai test che dalle gare si evinceva che ero molto più portato per la velocità. Parlando con il mio allenatore Alessandro Coden abbiamo scelto di far questa scelta e ciò ha portato ai risultati che mi porto dietro.
In conclusione, qual è il sogno di Mattia Predomo?
Un sogno è diventare campione olimpico, però lo vedo più come un obiettivo da raggiungere al termine di una scalata.
Comments