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Quando i soldi non vincono, il miracolo chiamato “Napoli”

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Sono le 22:39 di giovedì 4 maggio, l’arbitro fischia tre volte e il Napoli è campione d’Italia nella Dacia Arena di Udine. Una città esplode dopo 33 anni. L’ultima volta l’eroe fu Diego Armando Maradona. Anche ieri, quando il gol di Lovric per l’Udinese ha fatto tremare le gambe degli azzurri. Ma il destino aveva previsto tutto. Osimhen nel secondo tempo ha segnato il gol (il 22°di 23 in questo campionato) che ha regalato il titolo alla squadra di Spalletti, mettendo fine a un’eterna attesa che è tipica delle cose belle.

Un campionato inaspettato. Nessun esperto, nemmeno il più ottimista avrebbe scommesso un centesimo su questo titolo, qui si spiega la maestosità di questa impresa. In estate il presidente De Laurentis ha smantellato una squadra piena di grandi nomi per avviare un nuovo progetto. La lista dei partenti è lunga: fuori Koulibaly, Insigne, Mertens, Fabián Ruiz e gli arrivi delle “incognite” Kvaratskhelia, Kim Min Jae, Mathias Olivera, Raspadori, Simeone e Ndombelé. Pochi soldi spesi e fiducia nel direttore sportivo Giuntoli, artefice di questo miracolo.

Tutto parte da una risata di Spalletti quando, il 30 maggio 2022, in conferenza stampa, ascolta le parole del suo presidente: “Faremo di tutto per vincere lo scudetto”. Anche lui non ci crede. Ma la stagione inizia e il Napoli gioca bene, incanta anche in Europa con il 4-1 sul Liverpool e la magia inizia a formarsi. La squadra è uno specchio fedele della bellezza che si respira in città. Un duro lavoro, figlio di programmazione, tattica e allenamento che alla lunga si è riflesso in tutte le statistiche: primi in possesso, in gol, in assist. Ad Udine la storia è stata riscritta, nessuna squadra ha mai fatto meglio nel campionato italiano: campione con 5 giornate di anticipo.

Questa squadra è il frutto dell’ossessione quotidiana che Spalletti ha saputo trasmettere ai giocatori, giovani e umili che giovedì sono diventati eroi per un’intera città. In stagione hanno perso solo tre partite, contro Milan, Lazio e Inter. È qui che si è costruito il successo, con vittorie contro tutti quegli avversari che prima, per indolenza o altri motivi, non erano riusciti a superare, fino a ieri, quando si è chiuso un cerchio, quando il dominio si è trasformato in trionfo.

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Per una volta sembra che il calcio sia tornato alle origini, dove le emozioni hanno superato il potere del denaro nei portafogli dei giocatori. Il Napoli in quanto a monte ingaggi non partiva certamente favorito: Juventus 160 milioni, Inter 133,3 milioni, Milan 87,6 milioni, Roma 86,3 milioni e infine Napoli 71,3 milioni di euro. Questa è la classifica delle paghe complessive (lorde) dei giocatori in questa serie A. Quindi la domanda sorge spontanea: si può vincere anche senza spendere tanto? La risposta è ovvia e non serve nessun insegnante di Economia per risolvere il rebus. Spalletti in campo ha risposto ampiamente al quesito, vincendo un campionato dominato da agosto fino a maggio e facendo impazzire i tifosi di calcio, soprattutto quelli più romantici

In un luogo dove il potere ha un peso fondamentale, la vittoria del Napoli rappresenta anche un successo politico. Una storica rivincita del sud contro il nord, come diceva Maradona, della squadra del popolo e che lo rappresenta il ogni sua sfaccettatura. Un’egemonia di Juventus, Inter e Milan che durava dal 2001, solo così si può misurare la grandezza di questo campionato conquistato. Una stagione che rimarrà nella memoria di tutti i tifosi del Napoli ma del calcio in generale.

Per i napoletani, qualcuno dal cielo aveva già preparato tutto: l’Argentina aveva vinto la Coppa del Mondo nel 1986 così come il Napoli l’anno dopo e dopo il trionfo dell’Albiceleste in Qatar a dicembre 2022, hanno dovuto aspettare solo una notte di maggio per completare la profezia.

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Michael Viperino

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