Calcio

Quanti inviti al grande ballo di Premier

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Trarre delle conclusioni dopo le prime otto giornate di Premier League è complicato. Primo, perché quasi per definizione otto partite (specialmente quelle che aprono un nuovo campionato) non forniscono indicazioni attendibili nel medio/lungo periodo sui reali valori delle squadre coinvolte. E secondo, perché tra la prima della classe (il Leicester) e la decima (il Manchester City) ci sono appena sei punti di differenza. Ad oggi infatti basta una vittoria per passare dalla parte destra della classifica alla zona Champions League e, comprensibilmente, cullare sogni di gloria.

Tuttavia, qualcosa di non troppo dissimile accade anche negli altri grandi campionati europei. In Serie A il Milan capolista ha appena 6 punti di vantaggio sulla Lazio, nona, mentre la sorprendente Real Sociedad guida la Liga con 20 punti, 9 in più del Barcellona che occupa l’esatta metà della classifica (ma con due gare da recuperare) . Anche alle spalle di PSG e Bayern Monaco, incontrastati padroni dei rispettivi campionati, le inseguitrici restano a ruota dando vita a classifiche compatte.

Le particolari condizioni in cui si gioca di certo stanno contribuendo ad avvicinare (fino al momento) le distanze fra le squadre, laddove in passato stadi pieni e rumorosi, rose non condizionate da positività a virus pandemici e tempistiche di ripresa della stagione meno frenetiche sapevano già scavare, a questo punto del calendario, le prime differenze rilevanti.

Gli elementi per un paragone attendibile non ci sono, ma i numeri della Premier League 2019/2020, all’8a giornata, sono interessanti, se confrontati a quelli di oggi. In testa c’era il Liverpool, a punteggio pieno, seguito da Manchester City, già a -8, Arsenal (-9) e il terzetto Leicester, Chelsea e Crystal Palace (addirittura a -10). I punti di vantaggio della capolista sulla decima erano 13, altro che i 6 attuali.

Quello dello scorso anno però è stato il campionato del dominio Reds e all’alba di novembre cercare segnali di un equilibrio al vertice era più simile a un’impresa. Ecco allora che i maggiori punti di contatto si trovano con la stagione 2018/2019. All’epoca Manchester City, Chelsea e Liverpool condividevano il primo posto a quota 20 punti mentre Arsenal e Tottenham si mantenevano in scia a -2 con Bournemouth e Wolverhampton rispettivamente a -4 e- 5. Tante squadre strette in pochi punti. Traguardi più o meno di vertice alla portata di molti. Sembrava raccontare questo nelle sue premesse quella stagione, salvo poi trasformarsi in un’epica ed entusiasmante cavalcata solitaria tra Liverpool e City.

Dentro all’equilibrio di due anni fa le prime tre della classifica si distinguevano per conservare l’imbattibilità sulle altre. Una differenza sostanziale rispetto alla Premier 20/21, in cui tutti hanno perso almeno una volta (già dopo sei giornate). Liverpool compreso. Un dato che, da un lato, evidenzia ancora di più le difficoltà generali nel trovare la quadra e, dall’altro, rafforza le possibilità di prolungare quel senso di incertezza che accompagna da sempre i campionati privi di un vero padrone.

Al grande ballo della Premier gli inviti si sprecano ma ancora nessuno sembra fare il primo passo e guadagnare il centro della pista. Rispetto agli inizi, quantomeno si intravede un minimo di regolarità nel percorso con Leicester, Tottenham e Southampton reduci tre vittorie consecutive. Gli Spurs vanno a braccetto col Liverpool al secondo posto mentre il quinto è di un Chelsea in netta crescita. E l’Everton? Dopo la partenza sprint delle prime quattro giornate, perde da tre partite, eppure è lì; come tutti, d’altronde.

Fa specie come nelle prime sei manchino all’appello i due Manchester, che faticano a trovare continuità. Ma chi può considerarli fuori da qualsiasi obiettivo con distacchi del genere? Il City è decimo con 12 punti (come l’Arsenal) mentre lo United quattordicesimo con 10. Gli stessi del Leeds, sconfitto in tre delle ultime quattro ma incredibilmente a -3 dal settimo posto che si affaccia sull’Europa proprio dell’Everton. Una tonnara.

Con ogni probabilità una maggiore ridistribuzione dei valori in campo, seppur a discapito dell’incertezza generale, si otterrà col passare delle giornate, come spesso accade. Nella stessa stagione 18/19, analizzata sopra, solamente City e Liverpool rimasero poi in corsa per il titolo fino all’ultima giornata, scavando addirittura un solco rispetto al terzo posto di 26 punti. Un’enormità. E’ pur vero che quelle erano versioni di due squadre vicine alla perfezione e nettamente superiori alla concorrenza. Difficile immaginarsi oggi chi potrà imitarle o se loro stesse sapranno ripetersi, pur rimanendo le più attrezzate per qualità delle rose.

Meno complicato sarà attendersi al giro di boa stagionale, l’inizio del girone di ritorno, distanze di classifica più ampie. Le maglie del setaccio si faranno larghe e non ci troveremo di fronte a tre-quattro potenziali contender per la vittoria finale come adesso; i meno avvezzi a certe latitudini di classifica dovrebbero pagare prima di altri il prezzo di certe pressioni. Solo chi saprà stare lontano dagli inevitabili alti e bassi, tecnici ed emotivi, arriverà in primavera con le migliori chance di giocarsi il titolo.

 

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Alessio Cattaneo
Appassionato di calcio e basket. Una laurea in Comunicazione Interculturale e un passato nella redazione di Sky Sport 24. Convinto che "se non hai niente da fare e sai scrivere, scrivere è la cosa più bella del mondo".

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