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Strade provinciali – Caserta

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Caserta si potrebbe definire una “città sparsa”. Il legame a sud con Marcianise e a nord con Santa Maria Capua Vetere, i numerosi interventi da parte di dominazioni straniere e il continuo spostamento del centro storico hanno reso il capoluogo campana una somma di centri diversi fra loro.

Le origini sannite e la lotta con i Romani

Le origini di questo centro sono in realtà molto antiche e vanno addirittura datate al V secolo a.C. quando nell’area vivevano i temibili Sanniti, vera e proprio spina nel fianco per Roma nel periodo di iniziale espansione dopo il consolidamento del potere nel Lazio. Questo popolo dedito alla pastorizia puntarono soprattutto su Calatia, antica colonia etrusca divenuto una delle sedi più ambite dai Sanniti e entrata nel mirino della Repubblica Romana tanto da esser coinvolta sia nelle tre “Guerre Sannitiche” che durante le Guerre Puniche complice l’alleanza con Annibale.

Il celebre “Torrione” di Calatia © Wikipedia

Una decisione non certo lungimirante che portò alla cruda vendetta dei Romani che nel 211 a.C. trasformarono Calatia in una “civitas sine suffragio” mentre il suo territorio divenne “ager publicus”, ponendo letteralmente fine all’ascesa della città campana e trasformandola qualche decennio dopo al ruolo di “colonia” per i veterani dell’esercito.

Casertavecchia e la costruzione della Reggia

Caserta ritrova una certa compattezza alla metà del IX secolo d.C. quando Pandone il Rapace attaccò l’area distruggendo Calatia e costringendo i cittadini a fuggire sulle colline circostanti dove il signore longobardo fece costruire una torre, simbolo del suo potere. Una struttura che divenne la base per realizzare l’antico centro storico di Casertavecchia dove sorse il duomo longobardo dedicato a San Michele Arcangelo. Le incursioni dei Saraceni fecero ulteriormente crescere questa zona a discapito delle aree di pianura, tuttavia una vera svolta avvenne sotto il regno dei Borbone quando re Carlo decide di costruire la celeberrima “Reggia” a partire dal 1750.

La Cattedrale di Casertavecchia dedicata a San Michele Arcangelo © Wikipedia

Il Palazzo Reale di Napoli era troppo esposto a possibili attacchi della flotta francese complice la vicinanza al mare, inoltre non era confortevole in estate, motivo per cui realizzare un’ampia dimora in campagna destinata a diventare una delle opere più belle al mondo. La struttura progettata da Luigi Vanvitelli spostò così nuovamente gli equilibri trasferendo nuovamente Caserta verso quello che è l’attuale centro, un passaggio definito anche nel 1861 quando la sede vescovile venne spostata nei nuovi spazi.

La Casertana e le scorribande in Coppa Italia

Caserta ha quindi cambiato più volte pelle nel corso della propria storia, un po’ come la sua squadra di calcio, la Casertana, che negli anni Ottanta del Novecento entrò nel cuore degli appassionati di calcio di tutta Italia. In una città dove impazzava il basket, era difficile trovare uno spazio per il pallone di cuoio, eppure la piccola società presieduta da Vincenzo Cuccaro riuscì a prendersi la scena mettendo in crisi pure una delle più grandi squadre della Penisola.

L’undici della Casertana nel 1970-71 in Serie B © La nostra Serie A negli Anni 70

I rossoblù avevano vissuto la Serie B nella stagione 1970-71 eppure era stata soltanto una breve parentesi vissuta tanto in fretta da rendere difficile il suo ricordo. La formazione campana finì in breve per fare due passi indietro raggiungendo la Serie C2 e ritrovando il terzo campionato professionistico soltanto dieci anni dopo la cadetteria. Insomma, una squadra senza eccessive velleità, che in quella Coppa Italia in versione estiva utilizzata come allenamento per le big rappresentava la vittima sacrificale per i campioni che alzavano il livello del nostro campionato.

Gli ottavi del 1986 e la magica sfida con la Juventus del 1987

La Casertana però si trasformò improvvisamente in un’avversaria di tutto valore, tanto da raggiungere gli ottavi della competizione tricolore nell’edizione 1986-87 dopo aver battuto la Fiorentina reduce dal quarto posto in Serie A e aver eliminato al sorteggio il Como. Al turno successivo nulla può di fronte all’Atalanta che vince 2-1 in casa e si ferma sullo 0-0 in Campania. Il punto più alto viene raggiunto l’anno successivo quando gli uomini di Liguori si ritrovarono nel girone con Lecce, Pisa, Lazio e Catanzaro, ma soprattutto con la Juventus.

La figurina della Casertana 1987-88

L’inizio è buono, la Casertana ha la meglio sui calabresi per 1-0 all’esordio, ma poi arriva una sconfitta di misura con il Pisa in casa. La situazione non è facile e la trasferta di Torino si prospetta come un bagno di sangue come nel 1985-86 quando i bianconeri si sono imposti fino per 6-2. La Juventus non ha però più Michael Platini fra le sue fila e Giovanni Trapattoni non siede più in panchina, quindi c’è qualche speranza in più come dimostrato dai rossoblù che si difendono ordinariamente. Gli spazi si chiudono e i primi novanta minuti si chiudono sullo 0-0. A quel punto si apre la lotteria dei rigori con i campani che ci provano, ma i piemontesi non sbagliano dal dischetto e il sogno della Casertana finisce.

Lo storico pareggio della Casertana in casa della Juventus

Il rapporto fra Caserta e il calcio non toccherà più picchi così elevati, tolta la promozione in Serie B nel 1991, eppure questa storia deve ricordare come nel calcio così come nella vita si possa cambiare pelle e sfiorare anche l’impresa.

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Marco Cangelli
Giornalista presso la testata online "Bergamonews" e direttore della web radio "Radio Statale", sono un appassionato di sport a 360 gradi. Fondatore del format radiofonico "Tribuna Sport" e conduttore del programma "Goalspeaker", spazio dal ciclismo all'atletica leggera, passando per lo sci e gli sport invernali

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