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In cerca d’identità: i problemi dei nuovi Houston Rockets

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Dopo cinque partite di stagione regolare il record degli Houston Rockets parla di una vittoria e quattro sconfitte: un inizio ben lontano da ciò che ci si aspettava dalla squadra detentrice del miglior record stagionale lo scorso anno (65-17). Se non bastasse, in queste prime due settimane i texani hanno già dovuto far fronte a difficoltà e imprevisti non da poco, in campo e fuori.

A cominciare dalla rissa che ha visto coinvolto Chris Paul insieme a Rajon Rondo e Brandon Ingram sul parquet dei Los Angeles Lakers e che ha prodotto due giornate di squalifica per l’ex Clippers. Una volta rientrato CP3, però Houston ha dovuto fare a meno di James Harden, fermato da un problema muscolare che verrà rivalutato la prossima settimana e dovrebbe tenere fuori il Barba per almeno altre due partite (di certo contro Portland e Brooklyn). Una partenza più in salita di così, non si può.

I Rockets 2018/2019 sono una squadra diversa rispetto a quella della passata stagione. Le perdite di Trevor Ariza e Luc Mbah a Moute che avevano forgiato l’identità difensiva della squadra si stanno facendo sentire con conseguenze devastanti (non ha aiutato nemmeno l’addio dell’assistente allenatore Jeff Bzdelik, guru difensivo, che si è ritirato poco prima del training camp). E l’inserimento di Carmelo Anthony procede in attacco e in difesa, come previsto da molti, con grande difficoltà.

Sui problemi della squadra di D’Antoni i numeri vengono in soccorso, dipingendo una situazione tutt’altro che serena: Houston è la 25a difesa NBA con 113.3 punti subiti ogni 100 possessi quando nella passata stagione aveva chiuso come la sesta migliore in assoluto (103.8 punti ogni 100 possessi). E in cinque gare ha incassato per ben due volte almeno 130 punti, un evento mai accaduto l’anno scorso.

Gli avversari segnano con troppa facilità, tanto è vero che Houston concede il 49.4% dal campo, un dato buono per il quart’ultimo posto nella lega.

Dopo l’ultima sconfitta contro i Los Angeles Clippers per 133-113 (Gallinari e compagni hanno tirato col 54.4%), Mike D’Antoni ha evidenziato i problemi difensivi della squadra: “Dobbiamo fare degli aggiustamenti. Stiamo cambiando sui blocchi, ma siamo diversi rispetto a un anno fa e ci stanno punendo. La nostra difesa è stata orribile”. Il paragone con la squadra dello scorso anno è impietoso e ne è conscio lo stesso coach ex New York: “Dove non avevamo problemi un anno fa, li abbiamo ora. Dobbiamo prendere degli accorgimenti per fare ciò che non ci riesce. Non riusciamo a difendere sul perimetro”.

Alle sue parole hanno fatto eco quelle di Paul e Anthony, quest’ultimo partito titolare contro i Clippers in luogo di Harden e autore di 24 punti ma bersaglio preferito dagli attacchi nella metà campo difensiva. Con lui in campo infatti il rating difensivo di Houston è 116.1, senza Melo scende a un più che buono 105.3.

Le presenze a singhiozzo di Chris Paul e James Harden hanno inciso poi negativamente sull’attacco, anch’esso al di sotto di rendimento. Sostanzialmente, tutti i giocatori del roster stanno risentendo della serie di cambiamenti avvenuta in estate e che ha fatto emergere in tempi brevissimi le difficoltà della squadra nel trovare una nuova identità.

Nessuno si salva dal tremendo inizio di stagione di Houston

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nulla è compromesso o irreperabile, ma serviranno tempo e scelte difficili, attorno all’enigma Anthony ad esempio, per raddrizzare la barra.

“Non so se saremo una grande squadra difensiva. Ma possiamo essere sicuramente meglio di così”, ha dichiarato D’Antoni. Houston se lo augura; la strada per confermarsi una squadra da titolo si è fatta all’improvviso più dura.

 

 

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Alessio Cattaneo
Appassionato di calcio e basket. Una laurea in Comunicazione Interculturale e un passato nella redazione di Sky Sport 24. Convinto che "se non hai niente da fare e sai scrivere, scrivere è la cosa più bella del mondo".

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