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Gran Premio d’Inghilterra F1: La terra dei Leoni inglesi

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Tante volte riflettiamo su quanto il fattore-campo possa influire sull’esito di qualunque evento sportivo.

Ebbene sì, anche in Formula Uno correre in casa può contare molto.

Il Gran Premio d’Inghilterra n’è la massima prova.

Lewis Hamilton n’è l’attuale esempio.

In una qualifica dove sembrava la Ferrari a prevalere, Lewis ha tirato fuori un qualcosa di magico davanti ai suoi tifosi.

Quarta Pole Position consecutiva a Silverstone, la sesta di sempre, in un circuito dove ha già vinto 5 volte e dove può diventare il record-man della pista con un eventuale sesta vittoria.

Sin dall’approdo nella categoria ha sempre mostrato i muscoli nel tracciato inglese; non possiamo certo scordare l’inebriante vittoria del 2008, ancora ai tempi della McLaren-Mercedes, in una gara funestata da un violento acquazzone durato praticamente per tutta la gara, nella quale furono veramente pochi i piloti che si esentarono dal commettere errori (pensate che il ferrarista Felipe Massa fece la “manita” dei testacoda per aquaplaning). Tra questi proprio Lewis, che vinse in maniera talmente schiacciante da rifilare UN MINUTO e 8 secondi al secondo classificato Nick Heidfeld su BMW-Sauber e doppiando tutti i piloti tranne quelli presenti nel podio (terzo fu l’ex ferrarista Rubens Barrichello su Honda). E pensare che era appena il secondo anno in Formula Uno per Hamilton (che sarebbe stato pure l’anno del primo titolo mondiale).

Lewis Hamilton a Silverstone nel 2008 con la McLaren

Tornando ancora più indietro nel tempo, la Formula 1 ebbe un altro campionissimo inglese, Nigel Mansell, campione del mondo nel 1992 con la Williams-Renault, chiamato dagli appassionati “Il leone d’Inghilterra“, proprio per l’audacia sempre mostrata in pista.

Anche Mansell aveva un grandissimo feeling con il Gran Premio di casa, avendoci vinto ben 4 volte.

Tra queste quattro, probabilmente quella che è rimasta maggiormente nella memoria dei tifosi britannici (e non solo), fu quella del 1987.

Le qualifiche furono dominate dalle monoposto di Sir Frank Williams, con il brasiliano Nelson Piquet in Pole, di un decimo davanti al compagno Nigel Mansell, per una prima fila tutta Williams, la vettura dominante di quella stagione. Ayrton Senna su Lotus ed Alain Prost con la McLaren occuparono la seconda fila, rispettivamente e .  Alla partenza Prost scattò meglio di tutti e prese la prima posizione, ma alla seconda curva fu passato da Piquet, mentre Mansell cominciò ad inseguire il compagno di squadra. La gara si trasformò in un duello per la prima posizione fra le due Williams, mentre Prost e Senna non riuscirono a reggere il ritmo dei primi due.  Al 12º giro Mansell cominciò a soffrire di una perdita di pressione agli pneumatici e iniziò a perdere terreno dal compagno di squadra; al 36º giro l’inglese era distante 5 secondi da Piquet ed ancora alle prese con le vibrazioni causate dal problema alle gomme. Entrambe le Williams avrebbero dovuto concludere la gara senza un cambio-gomme, ma a causa del progressivo peggioramento del problema di pressione e del buon vantaggio sulla terza posizione di Ayrton Senna, Mansell e il team decisero di cambiare strategia per risolvere il problema del britannico. Mansell riprese la gara con 29 secondi di distacco da Piquet e 28 giri rimasti. Con gomme nuove e più efficaci rispetto a quelle del compagno di squadra, Mansell fu autore di un’epica rimonta, facendo segnare un susseguirsi di giri veloci. Al 58º giro l’inglese fece segnare il suo miglior tempo e il giro veloce della gara, raggiungendo Piquet. Un giro più avanti, Mansell sorpassò Piquet, mettendo in scena l’ora famoso sorpasso “Silverstone Two Step“, affiancando il compagno sul rettilineoHangar” e passandolo alla curvaStowe“. Un sorpasso talmente geniale nella sua architettazione da diventare iconico e destinato ad essere imitato da molti piloti delle generazioni successive. Il pubblico andò in visibilio.  Subito dopo aver tagliato il traguardo, Mansell esaurì la benzina e fu assalito dalla folla in festa. Trattasi di una scena talmente rara che appare quasi inimmaginabile nella Formula Uno odierna.

Il podio del Gran Premio d’Inghilterra del 1987

Un altro grande pilota britannico protagonista assoluto nel Gran Premio casalingo fu Jim Clark, capace addiritura di vincere in tre circuiti differenti: oltre che a Silverstone, anche ad Aintree e nel mitico Brand Hatch.

Jim Clark a bordo della Lotus

Lo stesso discorso vale anche per le scuderie inglesi; nonostante i primati di vittorie, podi, Pole Position e Giri più Veloci siano detenuti dalla Scuderia Ferrari (non poteva essere altrimenti), le scuderie inglesi recitano un ruolo importantissimo nell’albo d’oro della corsa inglese:

 

  • la McLaren ha vinto 14 Gran Premi, è andata 33 volte a podio, ha ottenuto 7 Pole Position e altrettanti Giri Veloci

  • la Williams ha vinto 10 Gran Premi, è andata 22 volte a podio, ha ottenuto 13 Pole Position e 10 Giri Veloci 

  • la Lotus ha vinto 8 Gran Premi, è andata 15 volte a podio, ha ottenuto 10 Pole Position e 4 Giri Veloci

 Meritano una menzione la Cooper e la Tyrrel, vincitrici entrambi di 2 Gran Premi, la Vanwall, la Brabham e la Benetton, con un Gran Premio vinto a testa.

Con la speranza che le scuderie inglesi (soprattutto McLaren e Williams) tornino a recitare un ruolo da protagoniste, e non da mere comprimarie.

La Formula Uno ha bisogno di loro!

 

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Tommaso Palazzo

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