CalcioLa Valle dei Templi

La Valle dei Templi – Stadio Partenio o “Solo noi”

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Lo Stadio Partenio è una sorta di fortino per Avellino. Chiunque abbia provato ad espugnarlo, dalla Juventus di Giovanni Trapattoni al Milan di Franco Baresi, ha dovuto lasciare punti per strada a cavallo fra la fine degli Anni Settanta e l’inizio degli Anni Ottanta.

Una vera e propria “tana per lupi”, come quelli che un tempo abitavano le omonime alture. Rilievi che circondano la città campana e punteggiano l’Irpinia dando vita ad un ambiente aspro, quasi a ricordare le brulle terre della Lucania, distanti geograficamente, ma simili per conformazione.

L’Avellino di Vinicio e Juary

La formazione dell’Avellino 1980-81 © Soloanni80

In quel campo brillano stelle bianco-verdi, come il vivace brasiliano Juary, idolo delle folle per le sue mitiche esultanze attorno alla bandierina, il solido portiere Stefano Tacconi, l’infaticabile capitano Salvatore Di Somma, il giovane rampante Beniamino Vignola e l’attaccante di buone speranze Giovanni Carnevale. Il tutto orchestrato dalla regia “severa, ma giusta” di Luis Vinicio, l’uomo che per primo importò in Italia il calcio totale di Rinus Michels.

Nel pomeriggio del 23 novembre 1980 Avellino ribolle. Si deve pensare fin da subito alla lotta salvezza, a causa della penalizzazione di cinque punti inflitta per lo scandalo del “Totonero”, che ha mandato in Serie B Milan e Lazio, oltre a condurre alla squalifica giocatori rappresentativi come Bruno Giordano e Paolo Rossi. Ad Avellino fa un caldo fuori stagione, che ricorda la primavera piuttosto che l’imminente inverno e spinge i tifosi irpini a riempire ogni fila dell’amato stadio.

La sfida salvezza con l’Ascoli

Juary perfora la porta dell’Ascoli nel match del 23 novembre 1980

La sfida è una di quelle decisive per un’intera stagione: l’Ascoli di Costantino Rozzi, imprenditore che aveva provveduto alla costruzione del Partenio, è alla ricerca di punti salvezza contro un Avellino bloccato a quota due. Il tifo è così caldo che chi rimane a casa con la radiolina accesa sente vibrare la casa, il tutto causato dalla foga dei fan che riempiono le gradinate.

E come si può pensare di rimanere fermi quando ci si trova di fronte a un match così combattuto, caratterizzato nel primo tempo dal doppio vantaggio campano con un autogol di Francesco Scorsa all’11’ e una prodezza del solito Juary al 35′, inframmezzato dal momentaneo pareggio bianconero di Carlo Trevisanello. Gli uomini di Luis Vinicio non ci stanno e al rientro in campo trovano subito il gol del 3-1 con Guido Ugolotti, ma la difesa vacilla e al 18′ Alessandro Scanziani trafigge nuovamente Tacconi riaprendo le marcature.

Le 19.34 e la scossa di terremoto che spezza l’Irpinia

A chiudere i conti ci pensa quindi Ugolotti al ’35 regalando due punti fondamentali ai “lupi” e un momento di festa per gli avellinesi che riempiono le vie della città, destinati a sfruttare quel tepore fuori stagione che quasi non sembra vero. Quello scherzo del clima e l’indomabile spirito di Juary e compagni saranno “l’ancora di salvezza” per migliaia di persone, che alle 19.34 si trovano all’esterno edifici, incoscienti di quanto sta per accadere. La terra infatti trema per alcuni istanti con una scossa di magnitudo 6,9 della scala Richter, causando morte e distruzione in tutta l’Irpinia e a cavallo delle provincie di Napoli, Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Potenza, Salerno e Foggia.

Emilio Fede annuncia al TG1 delle 20 la scossa di terremoto nell’Irpinia

Le scene che si presentano ai primi soccorritori sono apocalittiche: case sventrate, macerie dovunque, utenze distrutte, interi comuni rasi al suolo, ma soprattutto 2914 morti e 8848 feriti. Avellino diventa l’epicentro di questo disastro naturale, ma anche il centro nevralgico da cui risollevarsi. Da lì partono gli aiuti, da lì si coordinano le operazioni di soccorso, lì confluiscono buona parte dei 280.000 sfollati rimasti senza un tetto sotto cui dormire.

Il Partenio come tendopoli e la rinascita di Avellino

Il Partenio cambia quindi faccia e diventa una tendopoli, dove offrire conforto a una popolazione. All’improvviso si deve dire addio al caldo fuori stagione e fare i conti con le temperature rigide che caratterizzano l’inverno, soprattutto sulle alture dell’Appennino. La situazione si prolunga per alcune settimane, mentre l’Avellino gioca in trasferta prima a Pistoia e poi a Udine, patendo due amare sconfitte, giocando con la morte nel cuore per la propria città ferita.

Le tende attorno allo Stadio Partenio dopo il terremoto

I lupi sono quindi costretti a trasferirsi al San Paolo di Napoli, dove vendono cara la pelle fermando sul pareggio la Juventus, futura vincitrice dello scudetto. A San Siro compiono lo stesso “miracolo” con l’Inter. E’ soltanto il prologo di una lunga cavalcata vincente, che riporterà la formazione irpina a giocare nel suo stadio il 25 gennaio, con una vittoria per 2-0 sul Bologna.

E’ il ritorno di fiamma di un amore che si era dovuto allentare fra la città e i bianco-verdi, una separazione dolorosa, raccontata dalle note di “Solo Noi” di Toto Cutugno.

Solo noi, solo noi
Dimmi che è amore?
Solo noi, solo noi
La mia mente dov’è?
Solo noi, solo noi
Odio queste lenzuola che in tempo cancella il profumo di te

Solo noi, solo noi
Le montagne non vuoi
Solo noi, solo noi
Prati verdi non vuoi
Solo noi, solo noi
Mi dicevi che non puoi restare un minuto lontano da me

Solo noi, solo noi
La mia casa non vuoi
Solo noi, solo noi
Vendo tutto se vuoi
Solo noi, solo noi
Odio queste lenzuola che in tempo cancella il profumo di te

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Marco Cangelli
Giornalista presso la testata online "Bergamonews" e direttore della web radio "Radio Statale", sono un appassionato di sport a 360 gradi. Fondatore del format radiofonico "Tribuna Sport" e conduttore del programma "Goalspeaker", spazio dal ciclismo all'atletica leggera, passando per lo sci e gli sport invernali

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