Calcio

L’Italia dell’onnipotenza e dalla memoria corta: ecco perché Zaniolo e Tonali sono i punti più bassi del nostro calcio

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L’Italia è il Paese dove tutto si dimentica, dai compleanni alle tragedie, dalle amicizie agli scandali. Perché in questo “assurdo e Bel Paese” come cantava Francesco Guccini la notizia dopo tre giorni è come il pesce: puzza! Per cui meglio scordarsi delle cose così da andare avanti senza strascichi e stare meglio. Un Paese che non ha memoria però sbaglia, continuamente, ritornando sempre sugli stessi passi stentati e pericolosi. Da qui l’errore di mischiare tutto in un grande calderone Totonero, Calciopoli, Scommessopoli e così via, tutto sotto l’egida di “calcioscommesse”.

La grande costante di questa costante non è unire sotto uno stesso nome pagine diverse fra loro, ma il delirio di onnipotenza di certi giocatori e dirigenti sportivi, pronti a considerare un loro feudo incontrastato un mondo che in realtà è di milioni di persone. Perché il calcio è un patrimonio collettivo, in particolare in una nazione come la nostra, e pensare che siccome si è celebri e stimati si possa far quanto si voglia, è proprio il più marchiano degli errori, soprattutto se frutto di deliri di “onnipotenza”.

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Luciano Moggi durante il processo su Calciopoli

E’ vero che a chi è famoso non si perdona nulla, come ricordato da Nicolò Zaniolo in un’intervista rilasciata a “La Repubblica” alla vigilia dei match di qualificazione agli Europei 2024, d’altra parte non si può perdonare di esser sopra la legge. E soprattutto non si può perdonare di vedere alcune immagini che rappresentano lo spaccato di un’intera società: due calciatori, lo stesso Zaniolo in compagnia di Sandro Tonali, allontanati dal ritiro della Nazionale dopo esser stati interrogati dagli inquirenti ed essergli notificata l’apertura di un’indagine su di loro.

In questo caso non si esagera se si parla di vergogna, non tanto perché, dopo quest’ennesimo scandalo, il calcio italiano rischia “l’estinzione” (tranquilli, il calcio in Italia non morirà mai, anche accadesse la peggiore delle disdette), ma perché si trova ulteriormente affossato e in preda a una spirale di sfiducia su cui nessuno vorrà mai investire. A differenza dei “ruggenti” Anni Ottanta dove il calcio autarchico nostrano rappresentava uno dei pilastri del settore europeo oppure ai “favolosi” Anni Duemila dove la Serie A era il “campionato più bello del mondo”, il settore attuale è in preda a una crisi senza fine dovuta alla sfiducia nei confronti dei giovani giocatori e di proprietari sempre più aggrappati al “vil denaro” e agli stadi da rifare soltanto con l’obiettivo di rimpinguare le proprie tasche.

Andrea Purgatori ripercorre in questa trasmissione Rai lo scandalo del “Totonero”

Quest’ennesima pagina buia del nostro sport, raffigurata nelle forze dell’ordine che raggiungono Coverciano e privano la Nazionale di due dei principali talenti da cui ripartire dopo anni altrettanto bui, rappresenta semplicemente uno dei punti più bassi della nostra storia, uno dei tanti perché siamo sicuri che al peggio non si ha mai fine. Chi si spingerebbe quindi a investire su giovani calciatori in rampa di lancio in un paese dove dietro le “maschere angeliche” di qualcuno di loro si nascondono vizi che vanno compresi e perdonati come ci richiede Zaniolo? Assolutamente e giustamente nessuno, per cui siamo destinati a vivere ancora anni di buio più intenso, più delle mancate qualificazioni contro Svezia e Macedonia del Nord ai due precedenti Mondiali che con quello che è successo nella giornata di giovedì 12 ottobre 2023 al Centro Tecnico Federale appaiono come uno scherzo.

Dopotutto se ogni cosa è lo specchio dei tempi che stiamo vivendo, tutto ciò dovrebbe esser la normalità considerato un paese intero bloccato per ore davanti agli schermi dei propri device in attesa delle ore 16 quando il “guru” farà la sua previsione. E per “guru” si intende Fabrizio Corona, un ex paparazzo con “qualche” precedente sulle spalle, ma soprattutto un’aura di onnipotenza difficile da pareggiare. Di nuovo quella parola, “onnipotenza”, chissà perché si ripete sempre in questa storia… D’altronde cosa aspettarsi da una società che guarda ai social come la propria vetrina dove farsi volere bene e farsi considerare.

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Nicolò Fagioli, uno dei protagonisti di questa vicenda

Addirittura, siamo arrivati a sentirci dire che sì, la Procura sia intervenuta proprio grazie alle segnalazioni di questa sorta di “santone ante-litteram” che avrebbe parlato per pura concessione sapendone più degli inquirenti, al lavoro ormai da mesi complice anche l’autodenuncia di Niccolò Fagioli, forse più una vittima che un colpevole in questa storia complice i problemi con il gioco che secondo alcuni, lo affliggerebbe da tempo.

A questo punto ci fermiamo in attesa di nuovi capitoli di questa storia, ma sapendo perfettamente che quanto sia accaduto non possa passare come al solito, con un bel colpo di spugna e ripartire pregando nel solito miracolo che “l’Italietta” tira fuori dalla manica nei momenti peggiori regalandoci un Luciano Spalletti qualsiasi con in bocca un sigaro e la Coppa del Mondo fra le mani. No, questa volta ciò non ricapiterà, ci risveglieremo da quest’incubo soltanto quando l’“onnipotenza” dovuta alla celebrità verrà messa da parte e si prenderà coscienza che la “legge è” veramente “uguale per tutti”, anche per coloro che idolatriamo come “agnelli d’oro” e attendiamo impazienti nel mondo virtuale, divenuto ormai la nostra patria.

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Marco Cangelli
Giornalista presso la testata online "Bergamonews" e direttore della web radio "Radio Statale", sono un appassionato di sport a 360 gradi. Fondatore del format radiofonico "Tribuna Sport" e conduttore del programma "Goalspeaker", spazio dal ciclismo all'atletica leggera, passando per lo sci e gli sport invernali

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