Calcio

Mancini come il Demiurgo platonico: l’Italia plasmata a propria immagine e somiglianza

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Cardiopalma asfissiante, trepidazione ininterrotta, le palpitazioni sembrano essere differenti; eppure, un cuore, di dimensioni titaniche, a tinte completamente azzurre, batte all’unisono. L’inno di Mameli fa rabbrividire, la coesione sarà determinante per l’Italia e per il coronamento di un sogno, che accomuna un intero paese, il nostro Paese. L’Europeo è ormai alle porte, la squadra di Mancini si prepara a fronteggiare una nuova sfida, più ostica in relazione a quelle recentemente affrontate. Tra l’illustre prestigio e l’impetuosa veemenza di alcune nazionali europee, la Nazionale potrebbe essere la mina vagante del torneo ed ottenere un trionfo, che manca ormai da troppi anni.

Mancini: lo straordinario operato del tecnico dell’Italia

Il nuovo contratto, firmato poco tempo fa dal tecnico marchigiano, ha rinvigorito un progetto già solido e compatto; saldezza e stabilità, d’altronde, hanno costituito le fondamenta dei successi italiani negli ultimi mesi. Sarà, dunque, l’allenatore dei prossimi cinque anni della Nazionale, un nuovo matrimonio quinquennale che legherà entrambe le parti sino ai Mondiali del 2026, passando attraverso quelli del 2022 e l’altro Europeo del 2024. Una relazione fondata sulla fiducia, con la speranza a renderla maggiormente attanagliata.

L’Italia, quindi, rappresentante del nostro Paese, parteciperà ad Euro 2020 con tanto entusiasmo ed una smisurata bramosia di vittoria. La squadra è stata etichettata come una delle candidate al titolo continentale, per le notevoli qualità possedute dai suoi calciatori e il gioco esibito durante le sfide. Questa definizione inorgoglisce, conquistare la gloria pare non essere così impossibile. Grande merito è del ct, valente nel fornire un gioco ed una identità alla rosa. Segnali, forse, ancor più incoraggianti derivano dai risultati sorprendentemente eccellenti, conseguiti sul campo negli ultimi mesi.

Il CT della Nazionale Roberto Mancini

Insomma, Mancini, come nel mito del Demiurgo, raccontato da Platone nel Timeo, è l’artefice della Nazionale italiana, la quale rappresenta il mondo delle sue idee. Il compito di questa figura, difatti, è fornire una forma alla materia già creata. E in effetti, l’organico della Nazionale era già presente prima del suo arrivo, ma era opportuno forgiarla e modellarla. Nonostante l’incertezza del futuro andamento della squadra, l’obiettivo della Nazionale è stato raggiunto: la crescita collettiva è stata costante, lo sviluppo dell’intero gruppo è stato sensazionale.

I precedenti della Nazionale in terra europea

Il percorso dell’Italia all’Europeo è stato tracciato, si comincerà contro la Turchia con un precedente favorevole; gare mai disputate, invece, nella fase finale con Svizzera e Galles. Le differenti sfide giocate dalla Nazionale nell’atto finale del Campionato Europeo sono meno di una quarantina nella sua storia.

Tra le nazionali mai battute dagli Azzurri ci sono due squadre ostiche, considerate le nostre “bestie nere”, avversari difficili con cui confrontarsi. Uno sguardo al passato può incutere timore, sebbene ci siano stati dei mutamenti radicali all’interno della rosa italiana. I nomi di Olanda e Unione Sovietica, ex URSS, fanno riaffiorare alla memoria ricordi sgradevoli, diventano fonte di dolore e di delusione. Se una delle bestie nere assolute dell’Italia non esiste più, c’è chi potremmo incrociare senza aver vinto in passato.

Per quanto concerne la rosa italiana, il centrocampo è sembrato, finora, il reparto con la fisionomia più definita, con Jorginho, Barella e Verratti a fungere da mediatori tra la retroguardia e l’attacco; i tre simboleggiano, infatti, i cardini intorno al quale ruota l’intera squadra. Le funzioni di questo trio di centrocampo sono state sempre chiare. Verratti, collocato in campo nel ruolo di mezzala sinistra, reca sostegno a Jorginho nella fase di costruzione del gioco, alzandosi, in caso di necessità. Il calciatore dell’Inter, invece, si muove in verticale, impadronendosi della destra del centrocampo.

Con i 26 Azzurri convocati da Mancini, la rosa definitiva ha cominciato l’ultima parte del raduno, in vista dell’ultima amichevole con la Repubblica Ceca. Tra scetticismo e toni polemici per alcune decisioni tecniche del ct, c’è la certezza che il gruppo selezionato dimostrerà il proprio valore sul campo e tenterà di compiere un’impresa all’apparenza impossibile. Questa rosa può ambire ad incredibili successi. In antitesi agli anni trascorsi, la mentalità dei calciatori è cambiata e tutto è divenuto più semplice. Giocare un bel calcio ed ottenere preziosi risultati sembrano rappresentare un ossimoro incompatibile, ma non per la nostra Nazionale. Quest’ultima ha tutte le carte in regola per la vittoria finale della competizione europea.

In qualsivoglia circostanza, l’inno sarà sempre intonato a squarciagola, come se si trattasse di una questione di vita o di morte. D’altronde, valicare i nostri limiti tecnici è sempre stata la nostra specialità. Inoltre, nell’enciclopedia della Treccani non ci sono tracce del verbo “arrendersi“, perché la storia calcistica ci ha insegnato a non gettare mai la spugna. Al di là del risultato, non abbiamo mai gradito calare il capo, perché sappiamo che su ciascun filo d’erba pullulante, vi abbiamo lasciato il nostro cuore azzurro.

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Edoardo Riccio

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