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Milano-Cortina 2026: bagliori di rinascita per il bob e lo skeleton italiano

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Quando si pensa a Cortina e alle Olimpiadi, la mente non può che volare a Eugenio Monti, storico asso del bob italiano. Un campione che ha fatto la storia dello sport azzurro e che seppe dominare domare più volte a cavallo degli Anni Cinquanta e Sessanta il ghiaccio dell’Ampezzano. Da quella gloriosa epoca è passato tuttavia mezzo secolo, l’Italia ha vissuto una parziale rinascita alla fine del secolo scorso con Günther Huber prima di proseguire quell’affannosa ricerca all’erede del “Rosso Volante” tanto amato da Gianni Brera.

Un’indagine che si è fatta più fitta negli ultimi mesi e che ha visto la Federazione metter in campo tutte le proprie forze per scoprire nuovi talenti della slitta in vista di quell’obiettivo chiamato Milano-Cortina 2026. Benchè quattro anni possano apparire lunghi, la preoccupante situazione dei praticanti ha spinto i tecnici di via Piranesi a giocare d’anticipo e dare vita a un progetto di reclutamento nominato “Bob & Skeleton Open Push Day”. Un vero e proprio “tour” in giro per la Penisola rivolto ai più giovani, talvolta all’oscuro della presenza di discipline come il bob e lo skeleton, anch’esso da decenni alla ricerca di un’identità dopo il rilancio avvenuto a livello internazionale nel XXI secolo.

Prove di spinta durante l’ultimo appuntamento del “Bob & Skeleton Open Push Day” svoltosi all’Arena Civica di Milano © Marco Cangelli

Da Padova a Imola passando per Albisola e l’Arena Civica di Milano, i tecnici tricolori hanno messo a disposizione le proprie conoscenze trovando un importante riscontro da parte del pubblico, in particolare dal mondo dell’atletica leggera, molto più vicino al settore invernale di quanto possa sembrare. “Sia nel bob che nello skeleton l’esplosività e le doti di accelerazioni sono fondamentali, per cui è probabile che uno sportivo proveniente dall’atletica leggera possa trovare la propria strada in queste discipline – spiega il direttore tecnico Maurizio Oioli – Nel bob banalmente abbiamo Josè Delmas Obou e Lorenzo Bilotti che provengono dalla velocità e che sono stati in grado di correre i 100 metri rispettivamente in 10”27 e 10”33. Si sono però resi conto che non avrebbero potuto partecipare a competizioni di livello come le Olimpiadi così hanno deciso di percorrere questa strada”.

Jose Delmas Obou nella staffetta 4×100 metri agli Europei di atletica 2014 con Fabio Cerutti e il campione olimpico Fausto Desalu © FIDAL

Per quanto possano apparire agli estremi, i lunghi rettilinei di tartan e gli intrigati budelli di ghiaccio potrebbero convivere pacificamente attraverso un filo rosso che li unisce. Guai a pensare che questa equazione possa valere per tutti: rimane necessario esser in possesso di potenza e propensione all’accelerazione. Caratteristiche di cui non sono dotati soltanto i velocisti, ma anche da discoboli e saltatori come nel caso di Giada Andreutti, prima italiana a prendere parte a una gara di monobob alla Olimpiadi, oppure di Tania Vincenzino, passata dalle pedane europee del salto in lungo direttamente ai Mondiali di bob. “Nell’atletica sono molti gli atleti che hanno magari uno scatto brillante, non replicato dal lanciato, trovandosi così alla perfezione nel bob e nello skeleton. Chiaramente è necessario accompagnare ciò con una fisicità specifica, in particolare è fondamentale concentrarsi su peso e altezza: banalmente maggiore è la massa di colui che spinge, minore è il peso della slitta e di conseguenza diviene più facile da spingere – sottolinea Oioli – Abbiamo scelto di chiudere la nostra serie di appuntamenti proprio all’Arena all’interno di un meeting al fine di avvicinare gli atleti al nostro sport e incuriosirli a provare i nostri attrezzi”.

Tania Vincenzino e Giada Andreutti al primo appuntamento di Coppa Europa di bob nel 2018 © FISI

La ricerca del nuovo fenomeno della slitta va però condita al cambiamento tecnologico e agonistico che ha investito questo settore negli ultimi anni. Un rinnovamento che ha per certi versi già accompagnato i successi di Valentina Margaglio, stella dello skeleton italiano e bronzo agli Europei di Sankt Moritz, ma che non ha sorpreso Giovanni Mulassano, per anni protagonista della squadra azzurra e oggi preparatore atletico della Nazionale.

“Avendo gareggiato a livello internazionale sia nel bob che nello skeleton, ho avuto modo di osservare l’evoluzione che hanno incontrato queste due discipline. Banalmente ai miei tempi se a Innsbruck si riuscivi a coprire la spinta in cinque secondi, avevi fatto un buon crono. Ora come ora lo stesso tempo ti colloca nel migliore delle ipotesi attorno alla quindicesima posizione – spiega il tecnico cuneese – Nello skeleton si è lavorato molto sulla spinta e i tempi sono infatti scesi, nel bob invece si è puntato maggiormente sulla qualità dei materiali che è migliorata considerevolmente. Chiaramente si sono dovute apportare delle modifiche alla preparazione che predilige atleti pesanti, ma al tempo stesso esplosivi; un aspetto che rende difficile reperire utenti in Italia”.

Valentina Margaglio impegnata alle Olimpiadi Invernali di Pechino 2022 © Olympics

Un tasto dolente con cui il Bel Paese ha dovuto spesso fare i conti è sicuramente quello degli impianti. Dopo la chiusura del budello di Cesana Torinese, gli azzurri hanno dovuto prendere armi e bagagli e trasferirsi all’estero per potersi allenare, riducendo così anche il bacino dei possibili praticanti sparsi in giro per la Penisola. Questa situazione incresciosa ha condizionato spesso i risultati ottenuti dalla Nazionale negli ultimi decenni tuttavia, complice Milano-Cortina 2026, la direzione sembra esser pronta ad invertirsi. “E’ fondamentale aver un impianto sul nostro territorio, perché ci consente di testare realmente i materiali e di conseguenza di esser competitivi – confessa Oioli – Senza abbiamo avuto infatti serie difficoltà, tuttavia è ormai certo il rifacimento dell’ ‘Eugenio Monti’ di Cortina i cui lavori dovrebbero partire a breve così da esser pronto la stagione precedente le Olimpiadi. Avere la pista in casa potrebbe esser un vantaggio per gli atleti che avranno modo di conoscerla meglio degli avversari, ma d’altra parte anche per noi sarà decisivo al fine di sancire definitivamente la nostra crescita”.

Le attuali condizioni della pista “Eugenio Monti” di Cortina d’Ampezzo © Radiocortina

Dopo anni di difficoltà e di rincorsa, le speranze di rivedere il tricolore sfoggiare su un podio a cinque cerchi nel bob e nello skeleton sono più vive che mai e il direttore tecnico Maurizio Oioli ne è sicuro. Se Pechino è stata soltanto una prova di passaggio, importante per raccogliere “l’esperienza necessaria in un grande evento”, Milano-Cortina dovrebbe segnare la rinascita di due sport che, a partire dall’inverno 2022-23, potranno contare sull’apporto di Wilfried Schneider, “mago” dei materiali capace di trionfare nello skeleton con il russo Alexander Tretyakov a Sochi 2014 e con il sudcoreano Yun a PyeongChang 2018. Considerata la tradizione che lo ha visto vincente nelle edizioni casalinghe, la speranza ora è di vedere un italiano trionfare prima in Coppa del Mondo e, fra quattro anni, far luccicare l’oro all’ombra delle Tofane.

Marco Cangelli
Giornalista presso la testata online "Bergamonews" e direttore della web radio "Radio Statale", sono un appassionato di sport a 360 gradi. Fondatore del format radiofonico "Tribuna Sport" e conduttore del programma "Goalspeaker", spazio dal ciclismo all'atletica leggera, passando per lo sci e gli sport invernali

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