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Stephen Curry, qualcosa di mai visto nella NBA.

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Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase di fronte ad una prestazione eccezionale di un giocatore, Kevin Durant, LeBron James o lo stesso Stephen Curry che sia?

Steph Curry, soffermiamoci proprio su di lui, è davvero qualcosa di visto mai visto in NBA?

“Eil miglior tiratore della storia in NBA”. Dichiarazione molto importante questa, gli amanti del basket americano anni ’80/’90 grideranno allo scandalo, probabilmente.

Soprattutto perché in quegli anni c’erano due più che discreti tiratori di nome Reggie Miller Ray Allen. Entrambi appartengono al club dei migliori tiratori della storia NBA, classifiche alla mano sono al primo e secondo posto per triple realizzate in carriera. Ray e Reggie hanno fatto innamorare intere generazioni con il loro poetico rilascio di tiro.

Qui non stiamo mettendo in discussione le doti tecniche di due mostri sacri, ma stiamo cercando di far capire come Stephen Curry ha rivoluzionato il modo di giocare, di interpretare e di “uccidere” una partita. Steph ha trasmesso una filosofia che mai si era vista a livelli vincenti, in particolar modo nella Post Season, ovvero dove i vincenti iniziano a giocare.

Per quale motivo Stephen Curry è il miglior tiratore di sempre allora?

Partiamo dal 2015 il famoso anno della rivoluzione. Steve Kerr è il direttore d’orchestra dei Golden State Warriors campioni NBA. Gli Splash Brothers, cosi venivano e vengono ancora chiamati Stephen Curry e Klay Thompson bombardano di triple qualsiasi avversario si presenti contro di loro. Questi Warriors sono la prima squadra della storia a vincere il titolo NBA con tale modalità di gioco, con una filosofia dove il catch & shoot regna sovrano.

Che significa? Tirare, tirare e nuovamente tirare. Non importa se mancano oltre 20 secondi al termine dell’azione: se un giocatore si sente in condizione, deve tirare. Marcato, fuori equilibrio, raddoppiato, non importa nulla in questo modo di intendere il gioco.

Fù Mike D’Antoni il primo a portare questo stile di gioco in NBA con i suoi Phoenix Suns. Una delle squadre più divertenti di sempre ma che non ha mai vinto un anello. Steve Nash e Amar’e Stoudemire formavano una delle coppie più devastanti della Lega, il loro pick & roll era mortifero ma soprattutto vigeva un ordine categorico: correre al massimo, impostare ritmi frenetici e prendere tiri da 3 punti appena possibile.

Secondo D’Antoni, gli avversari sarebbero crollati, impossibilitati a reggere i ritmi altissimi impostati dai Suns. Una squadra divertente, bella da vedere ma a cui è sempre mancato 1 centesimo per fare 1 dollaro.

Kerr ha avuto il merito di credere che un giocatore come Steph Curry fosse il Napoleone Bonaparte della NBA. Il leader di un movimento rivoluzionario il quale crede che 3 punti siano migliori di 2 e che questo gioco funzioni anche nei Playoffs.

2015, 2017, 2018 and counting. Questi 3 titoli dei Warriors (con i grandi pronostici anche per questa stagione) hanno portato qualcosa che mai si poteva immaginare anni fa. Un basket che corre e che vince, follia!

Se la NBA di oggi vive di tiro da 3 punti, di possessi rapidi e di punteggi alti è merito di questi Warriors, ma soprattutto è merito di Stephen Curry.

Possiamo dire che ha portato il campetto, il playground, nei grandi palcoscenici e ha fatto vedere che così si può vincere.

Stephen Curry è il miglior tiratore della storia perché ha stravolto e riscritto completamente il libro dei record e delle statistiche.

Il dato impressionante è che Ray Allen ha impiegato 1300 partite per raggiungere 2973 triple, mentre Reggie Miller 1389 per raggiungere 2560 triple. E Steph?  Steph ha impiegato solo 714 partite per realizzare 2507 triple.

Oggi il tiro da 3 punti non è più qualcosa di “bello e non vincente”ma di letteralmente “inarrestabile e vincente“, sopratutto se esce dalla mani di Steph Curry.

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La Redazione
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