Sono iniziate le Olimpiadi di Tokyo, che sicuramente ricorderemo in primis per la loro atipicità vista la pandemia in corso. Il Covid ha influenzato i Giochi sia dal punto di vista sportivo, vedasi le bolle e gli spalti vuoti, sia dal punto di vista economico con mancati guadagni per l’organizzazione che sono stimati nell’ordine del miliardo. Le Olimpiadi si sono quindi rivelate essere oltre che la più importante competizione sportiva, anche un investimento per il paese organizzatore che investe miliardi e spera di guadagnare grazie all’indotto di sponsor e pubblico.
I giochi di Tokyo si presentano come i giochi più costosi della storia, con spese che superano i 15 miliardi di dollari raccolti tra fondi pubblici, fondi privati e finanziamenti del CIO. Un’opinione diffusa mette in evidenza i reali costi dei Giochi, che per il Giappone dovrebbero superare i 30 miliardi. Per capire quanto siano enormi i costi dell’Olimpiade basta pensare che solo la cerimonia inaugurale è costata 1,2 miliardi.
Quelle in Giappone saranno però le ultime che presenteranno costi così elevati, visto che il CIO, nel tentativo di scongiurare il ripetersi del disastro economico e finanziario di Rio, ha modificato i parametri di assegnazione includendo criteri di sostenibilità, trasparenza ed eticità, i quali investiranno sia Parigi 2024 che Milano-Cortina 2026. La scelta del CIO è andata anche incontro all’opinione pubblica, da sempre contraria alle spese faraoniche per Giochi Olimpici.
L’opinione pubblica in Giappone ha iniziato a farsi sentire quando sono emersi i reali costi dei Giochi. Infatti, il dossier iniziale prevedeva costi per “soli” 7 miliardi di dollari , raddoppiati in seguito ai progetti per gli impianti e per le opere pubbliche, ed influenzati dal rinvio causa Vovid, che ha impattato sui costi per ulteriori 2.5 miliardi di dollari
Il comitato organizzativo aveva pensato per massimizzare i ricavi ad un imponente piano commerciale che comprendesse numerosi sponsor ed emittenti televisive. Alcuni di questi però hanno ridimensionato la loro partecipazione a causa della pandemia, prima fra tutti la Toyota. La casa automobilistica fa parte dei 15 worldwide partners che non trasmetterà spot durante la trasmissione delle gare. La stessa strategia è stata adottata dalla Asahi, che ha preferito ridurre i propri spazi pubblicitari associati all’evento.
Le scelte degli sponsor sono state influenzate molto dalla decisione di non ammettere il pubblico alle gare e dalle proteste dei giapponesi che chiedevano la cancellazione dei Giochi, che però sarebbe costata altri 4 miliardi da aggiungere alle spese già sostenute. Eventi che hanno portato un danno di immagine per l’evento e gli sponsor hanno individuato in questo un possibile rischio per la buona riuscita dell’investimento pubblicitario.
Il confronto con le precedenti edizioni è a favore di Tokyo sia nei confronti di Londra 2012, che ha presentato costi per 15 miliardi, sia nei confronti di Rio 2016, che presentò costi per 4.5 miliardi di dollari. Nella storia c’è stat solo un’edizione che ha avuto costi simili, ovvero i Giochi invernali di Sochi 2014, nei quali superarono i 20 miliardi di dollari.
Tutti elementi che, da un lato, testimoniano le influenze che esistono tra il mondo dello sport e quello dell’economia, dall’altro danno una ulteriore prova dell’imponenza e dell’importanza della manifestazione a Cinque Cerchi, amplificata dalla congiuntura negativa da ogni punto di vista nel mondo, il quale guarda con speranza a est.
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