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L’NBA Draft 2023 non è solo Wembanyama a San Antonio

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Nella notte fra il 22 ed il 23 Giugno 2023 ha avuto luogo l’NBA Draft che verrà ricordato come l’inizio dell’era Wembanyama a San Antonio. Ma al di fuori del fenomeno francese, questa classe di atleti porta con sé una enorme quantità di talento, forse fin troppo offuscata dall’hype generato intorno al nuovo arrivato alla corte di coach Popovich. Andiamo allora a capire cos’è successo stanotte.

Posto che il bello del draft è che questo non dia mai certezze, partiamo da queste: gli Spurs poggiano non la prima pietra (perché lo scorso anno era già arrivato Jeremy Sochan), ma la colonna portante del loro rebuild. Inizia l’era Victor Wembanyama che, dall’alto dei suoi 226 cm, porta in Texas una combinazione di skillset e tool fisici mai vista prima nella storia del basket.

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Il fatto che Wembanyama andasse a San Antonio era però l’unica certezza della serata. Il draft difatti inizia per davvero soltanto dalla numero due: gli Charlotte Hornets compiono l’ennesimo suicidio sportivo passando su Scoot Henderson, per una questione di fit con LaMelo Ball, e virando su Brandon Miller. E’ il culmine di una tendenza malsana che nel basket americano si è diffusa negli ultimi anni: al draft non si prende più il miglior talento disponibile, ma il giocatore che “fitta” meglio con la squadra, o al massimo il più “Nba ready”.

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Così il buon Scoot, che in 99 draft su 100 sarebbe stato prima scelta assoluta, finisce rimbalzato alla tre. In teoria niente di grave, in fondo anche MJ è stato scelto alla tre, ma in questo caso la situazione è leggermente più complicata: i Portland Trail Blazers non sembrano intenzionati a rompere il matrimonio con Damian Lillard e anzi, i talenti di Henderson potrebbero venir scambiati per assets più pronti a competere. Male, molto male.

Alla quattro Houston fa la cosa giusta pescando Amen Thompson (che non solo era il migliore disponibile, ma che è anche un perfetto fit per la squadra) e assemblando un back-court fra i più atletici della lega insieme a Jalen Green. Alla cinque i Pistons seguono a ruota pescando l’altro gemello Thompson, Ausar, giocatore troppo sottovalutato e possibile steal della lottery, insieme a Taylor Hendricks, per il suo potenziale difensivo (forse il miglior prospetto difensivo del primo giro) e atletico. A Detroit rimangono i problemi di spacing dello scorso anno, ma con un Cade Cunningham sano ed un Thompson in più sicuramente le prospettive sono più rosee.

Orlando prende con la sei Anthony Black, l’ennesima point-guard con cui provare a completare un roster che da quest’anno si presume inizierà a provare a competere a più alti livelli, mentre fra la sette e la otto scappa la prima trade della notte: Indiana pesca Bilal Koulibaly, ex compagno di Wembanyama, che a sorpresa entra in top 10 (a scapito di un Cam Whitmore sprofondato alla venti) e che viene subito mandato a Washington che, con la otto, pesca Jarace Walker e lo manda ai Pacers ricambiando il favore.

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Alla nove gli Utah Jazz pescano Taylor Hendricks, un altro che fra qualche anno farà mangiare le mani ai team che lo hanno passato, mentre alla dieci Dallas pesca per OKC Cason Wallace in una trade che porta il centro Dereck Lively II in casa Luka Doncic, liberandosi della zavorra Davis Bertans: una buona mossa della franchigia, atta a liberare cap space, da cui ci si aspetta una grande off-season.

Fra le altre scelte notevoli al primo giro segnaliamo Gradey Dick, miglior tiratore della classe, ai Raptors, Jalen-Hood Schifino ai Lakers o Brandin Podziemski, miglior rimbalzista del draft (almeno fra le guardie), a Golden State.

Al secondo giro occhio a Leonard Miller a Minnesota e a Tristan Vukevic a Washington (che nel giro di una settimana ha impostato un processo di rebuilding mica da ridere), senza dimenticarsi di Cissoko ai San Antonio Spurs e di Emoni Bates a Cleveland (che forse abbiano trovato l’ala piccola che stanno cercando da due anni?).

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Per farla breve, questo draft è stato pieno di potenziali grandi soprese che potrebbero farcelo ricordare, fra qualche anno, come uno dei migliori del nuovo millennio. Anche a prescindere dall’arrivo di Wembanyama a San Antonio, direttamente da un altro pianeta.

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Jacopo Corradini

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